Arriva al cinema The Ritual, un film che racconta con rigore e profondità uno degli episodi più significativi nella storia degli esorcismi cattolici negli Stati Uniti. Con un cast di alto livello, la pellicola ripercorre la vera storia dell’esorcismo di Emma Schmidt, avvenuto nel 1928, con uno sguardo rispettoso e spiritualmente consapevole.
Il caso di Emma Schmidt: l’esorcismo più documentato d’America
Nel 1928, nella cittadina di Earling, Iowa, padre Joseph Steiger, sacerdote della parrocchia di San Giuseppe, fu chiamato a occuparsi di un caso straordinario. Una donna di 46 anni, Emma Schmidt, soffriva da anni di inspiegabili svenimenti, repulsione verso oggetti sacri e altre gravi afflizioni spirituali. Dopo vani tentativi con terapie psichiatriche, il suo confessore propose un esorcismo.
L’incarico fu affidato al frate cappuccino Theophilus Riesinger, mentre padre Steiger avrebbe svolto il ruolo di cronista. L’intenso rito durò 23 giorni e alla fine Schmidt fu liberata dalle sue sofferenze, vivendo poi una vita serena. Si tratta ancora oggi dell’esorcismo più documentato e discusso della storia americana.
“The Ritual”: una storia vera raccontata con rispetto
Oggi questa vicenda rivive sul grande schermo grazie a The Ritual, in uscita il 6 giugno, con interpreti come Al Pacino, Dan Stevens, Ashley Greene e Patricia Heaton. Diretto da David Midell, il film si distingue per l’approccio rispettoso e documentato alla materia, lontano da sensazionalismi e stereotipi.
A garantire questa sensibilità c’è stato anche il coinvolgimento diretto di padre Aaron Williams, parroco e rettore della Basilica di Santa Maria a Natchez, Mississippi, che ha svolto il ruolo di consulente spirituale. “A volte, come sacerdote, mi preoccupa il fanatismo che alcune persone hanno verso gli esorcismi, perché può essere spiritualmente pericoloso e non vogliamo seguire quella strada,” ha spiegato. “Ma allo stesso tempo, è reale, e la gente deve sapere che è reale.”
Un sacerdote sul set: consulenza, guida e presenza spirituale
Padre Williams ha raccontato di essere stato inizialmente contattato solo per chiedere il permesso di girare alcune scene nella basilica. Tuttavia, la lettura della sceneggiatura lo ha fatto ricredere: “Quando ho letto il copione, ho capito che stavano prendendo la questione con la serietà che apprezzo.”
Ottenuto il consenso, la produzione gli ha chiesto di diventare consulente per gli aspetti spirituali. Williams ha accettato volentieri perché, come ha detto, desiderava “contribuire a raccontare una storia vera in modo realmente accurato.” Il regista David Midell si è mostrato molto aperto ai suggerimenti, modificando anche la sceneggiatura in base ai consigli del sacerdote: “Me lo ha detto più volte: non voleva girare un film ‘religioso’ in senso stretto, ma desiderava che i credenti, specialmente i cattolici, si sentissero rispettati.”
Il rispetto si è tradotto anche in un atteggiamento concreto durante le riprese: “Tutta la troupe è stata molto rispettosa degli spazi. Il Santissimo Sacramento veniva sempre rimosso prima di ogni ripresa in chiesa. Non c’è mai stata alcuna volgarità, e ogni indicazione che davo veniva seguita senza obiezioni.”
Durante i tre mesi di lavorazione, padre Williams ha offerto Messa settimanalmente — con la partecipazione anche di membri non cattolici del cast e della troupe — ha benedetto il set ogni giorno e ha fornito supporto spirituale. Ha anche aiutato un membro della troupe ad avvicinarsi alla fede cattolica, fornendogli indicazioni per iniziare un cammino di conversione.
Patricia Heaton: “Religiosi umani e veri, non caricature”
Tra i volti noti del cast, l’attrice Patricia Heaton interpreta la Madre Superiora. Ha scelto di partecipare al progetto proprio perché, come ha raccontato, i registi “hanno trattato l’argomento con serietà e non in modo sensazionalistico.”
Heaton ha elogiato la rappresentazione dei religiosi nel film, spiegando che spesso “i sacerdoti e le suore vengono ridicolizzati o trattati come caricature a Hollywood,” mentre The Ritual riesce a renderli “persone reali, autentiche, con le loro fragilità e il loro coraggio.”
La Chiesa come ospedale da campo
Il film mostra come l’intervento della Chiesa sia frutto di una comunità di persone ferite ma unite: “Hai tutte queste persone segnate nella loro umanità, e i sacerdoti e le suore nel film portano anch’essi le loro fragilità, ma si uniscono come Chiesa, come Corpo di Cristo, per prendersi cura di chi soffre,” ha sottolineato padre Williams.
Sia lui che Heaton concordano sull’importanza di riconoscere che la possessione demoniaca è reale, ma che è altrettanto fondamentale non farsi ossessionare dal tema. Williams ha offerto una riflessione pastorale significativa: “Come si evitano le possessioni? Non le si evita passando tutto il tempo su Google a cercare cosa le causa. No. Le si evita vivendo una vita spiritualmente sana, frequentando i sacramenti.”
Un messaggio di speranza e misericordia
Padre Williams ritiene che i cattolici dovrebbero vedere il film per capire meglio come la Chiesa agisca concretamente per il bene delle persone: “Mostra come la Chiesa metta in campo tutte le sue forze per salvare anche una sola persona in difficoltà. È un messaggio potente: parla dell’amore di Dio e dell’amore della Chiesa. Vale la pena guardarlo, se lo si fa con questo sguardo.”
Patricia Heaton ha auspicato che il film possa rafforzare nei cattolici la consapevolezza del ruolo della Chiesa e incoraggiarli “a vivere un cammino di santificazione personale.”
Tradotto e adattato dal team di EWTN Italia. L’originale si trova qui.