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Giovani cristiani, musulmani ed ebrei dal Vaticano: “È possibile vivere insieme in pace”

I 33 giovani studenti universitari nella sede di Scholas Ocurrentes del quartiere romano di Trastevere
I 33 giovani studenti universitari nella sede di Scholas Ocurrentes del quartiere romano di Trastevere | Credit: Scholas Ocurrentes

Nel 2023, il conflitto tra Israele e Hamas ha trascinato le università di tutto il mondo in una guerra di idee, con proteste, dichiarazioni e accuse cariche di tensione.

L’iniziale sostegno quasi unanime a Israele e la condanna per gli 1.200 omicidi e 252 sequestri compiuti da Hamas il 7 ottobre 2023 si sono rapidamente trasformati in proteste, talvolta molto violente, a causa della ferma risposta israeliana.

“Ciò che è successo nel mondo accademico è che è diventato un luogo in cui la gente non può più parlare liberamente. Ognuno prende posizione e silenzia l’altro dicendo: ‘Noi abbiamo ragione, gli altri si sbagliano'”, afferma il professore Elitzur Bar-Asher Siegal dell’Università Ebraica di Gerusalemme in un’intervista ad ACI Prensa.

Il professor Elitzur Bar-Asher Siegal dell’Università Ebraica di Gerusalemme e promotore di Middle Meets con alcuni studenti. Credit: Scholas Ocurrentes

“Quando vedo i miei studenti partecipare a una manifestazione, non dico loro di non farlo, perché significa che la questione è per loro importante. Il problema è quando ripetono slogan privi di significato o argomentazioni basate su notizie false; in quel momento sento che l’università ha fallito nel suo scopo”, aggiunge.

Le manifestazioni a favore della Palestina hanno coinvolto più di 60 campus universitari negli Stati Uniti e sono state replicate in Europa, Australia e America Latina, con centinaia di accampamenti in cui si chiedeva persino la rottura dei rapporti diplomatici tra le università e le istituzioni israeliane.

Tutto ciò è stato alimentato da un flusso di disinformazione sui social media, orchestrato per manipolare l’opinione pubblica attraverso foto e video falsi, promuovendo due narrazioni opposte e parziali.


Middle Meets: un progetto per il dialogo

In questo contesto di polarizzazione, è nato il progetto Middle Meets, con l’obiettivo di creare spazi di ascolto e comprensione tra studenti ebrei, musulmani e cristiani.

“Sentivamo che le università di tutto il mondo stavano diventando sempre più divise ed estreme. Volevamo creare una piattaforma in cui studenti palestinesi, israeliani e americani potessero dialogare senza slogan superficiali né posizioni estreme, semplicemente ascoltandosi a vicenda in un confronto aperto”, racconta Tony Stockman, giovane studentessa dell’Università Ebraica di Gerusalemme.

La giovane studentessa Tony Stockman durante uno degli incontri promossi da Scholas Ocurrentes. Credit: Scholas Ocurrentes

Due mesi dopo l’attacco di Hamas, Tony ha gettato il seme di Middle Meets, che oggi è diretto dal prof. Bar-Asher Siegal e ha coinvolto 33 giovani di Israele, Palestina e Stati Uniti.

Il primo incontro si è svolto in modalità remota a novembre, mentre questa settimana il gruppo si è riunito di persona a Roma, grazie alla Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes, con il supporto del Vaticano.

“Più che un incontro, è stata una convivenza: hanno stretto legami di amicizia. Non è stato facile, perché hanno parlato di situazioni dolorose, della guerra e del conflitto. Ma è stato un processo per condividere il dolore e la sofferenza”, spiega il professore.

Giovani studenti durante uno dei laboratori promossi da Scholas Ocurrentes. Credit: Scholas Ocurrentes

L’evento ha assunto un significato storico per il luogo in cui si è svolto.

“Quando abbiamo visitato Campo de’ Fiori a Roma, ci hanno raccontato che nel XVI secolo il Vaticano proibì il Talmud. Eppure, eccoci qui, cinque secoli dopo, ospitati dal Vaticano. Le cose possono cambiare”, afferma il professore durante l’incontro del 4 febbraio, tenutosi nel Palazzo San Callisto, sede della Fondazione Scholas Occurrentes a Trastevere.


Ignorare l’altro: la causa della polarizzazione

Tony Stockman sottolinea come il mutuo disinteresse tra ebrei e arabi palestinesi sia un problema radicato.

“Ci ignoriamo. Prima di Middle Meets, non avevo nessun amico palestinese”, confessa.

“La società è così divisa che è quasi impossibile avviare una conversazione con qualcuno di un altro gruppo etnico”.

L’esperienza del progetto ha permesso ai partecipanti di superare pregiudizi e conoscersi meglio.

“Oggi esistono una narrativa israeliana e una narrativa palestinese sul conflitto. Noi stiamo cercando di creare una terza narrativa, basata sulla possibilità di convivere in pace”.

Grazie a questo progetto, i giovani studenti universitari hanno potuto conoscersi meglio e abbattere i pregiudizi. Credit: Scholas Ocurrentes

Un’altra partecipante, Shadan Khatib, studentessa musulmana di Tel Aviv, racconta che all’inizio era scettica.

“È stato molto difficile vedere morire la mia gente, civili innocenti. All’inizio pensavo che questi incontri tra ebrei e musulmani non portassero da nessuna parte”.

La giovane Shadan Khatib durante uno degli incontri. Credit: Scholas Ocurrentes

Tuttavia, grazie a un amico che aveva già partecipato, ha cambiato idea. Dopo due giorni di convivenza con altri giovani cristiani ed ebrei, ha giudicato l’esperienza molto positiva.

“La pace è ancora molto lontana, ma ho speranza. Credo che potrà esserci perdono se troveremo una soluzione equa per entrambe le parti”.

“Alla fine, siamo tutti esseri umani. Tutti vogliamo vivere in pace e felici”.


L’incontro con Papa Francesco

Uno dei momenti più attesi del programma è stato l’incontro con Papa Francesco, avvenuto dopo l’Udienza Generale di mercoledì 5 febbraio.

Papa Francesco con i 33 giovani dopo l’Udienza generale del 5 febbraio 2025. Credit: Scholas Ocurrentes

I giovani hanno avuto l’opportunità di presentare al Pontefice le loro riflessioni e consegnargli una lettera con i loro desideri di pace per la regione.

Tradotto e adattato dal team di ewtn.it. L’originale si trova qui.

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