Sant’Eliseo (in ebraico אֱלִישַׁע, Elišaʿ, che significa “Dio è mia salvezza”; vissuto tra il IX e l’VIII secolo a.C.) è una delle figure profetiche più luminose dell’Antico Testamento. Discepolo ed erede spirituale di Elia, è ricordato anche nell’Islam con il nome di Al-Yasa, dove è stimato come uomo giusto e profeta fedele.
La chiamata e la missione profetica
Figlio di Safàt, originario di Abel-Mecolà, Eliseo ricevette la vocazione mentre arava i campi con dodici paia di buoi. Durante il viaggio verso Damasco, Elia — dopo aver ricevuto sul monte Oreb la rivelazione divina riguardo al suo successore — lo incontrò e gli pose il mantello sulle spalle, gesto simbolico di trasmissione della vocazione profetica.
In un atto di completa dedizione, Eliseo sacrificò i suoi buoi e ne offrì la carne al suo popolo, lasciando ogni cosa per seguire Elia. Lo accompagnò fino al momento del rapimento in cielo del maestro, su un “carro di fuoco”, lungo la strada verso Gèrico. Quando Elia gli chiese se desiderasse qualcosa prima della separazione, Eliseo rispose: “essere l’erede principale del suo spirito di profeta”. La richiesta fu esaudita, a condizione che assistesse alla salita in cielo del profeta — e così avvenne.
Eliseo raccolse il mantello caduto a terra e, invocando il “Dio d’Elia”, attraversò miracolosamente il Giordano. Questo segno prodigioso confermò la sua legittimità agli occhi del popolo.
I miracoli e il ministero
La Bibbia attribuisce a Eliseo numerosi segni e prodigi, manifestazioni di una missione caratterizzata da compassione, giustizia e potere spirituale.
Tra i miracoli ricordiamo:
- La guarigione delle acque di Gèrico mediante sale e acqua.
- La maledizione ai giovani di Bethel che lo derisero: “sali calvo”; da lì due orse uscirono dal bosco e sbranarono quarantadue fanciulli.
- La moltiplicazione dell’olio della vedova, che così poté salvare i suoi figli dalla schiavitù.
- La resurrezione del figlio della Sunamita, avvenuta con un gesto di profonda empatia fisica e spirituale: bocca, occhi e mani del profeta sul corpo del bambino, che “starnutì sette volte e aprì gli occhi”.
- La purificazione della pentola avvelenata, resa innocua con della farina.
- La moltiplicazione dei pani d’orzo, che sfamò oltre cento persone.
- La guarigione di Naamàn, generale arameo lebbroso, che per la sua fede ottenne la guarigione. Eliseo rifiutò ogni dono, ma il suo servo Giezi, ingannando l’uomo, se ne appropriò: per questo fu punito dal profeta.
Molti di questi eventi prefigurano i miracoli di Gesù, che avverranno circa un millennio dopo.
Un profeta tra storia e fede
Prima di stabilirsi a Samaria, Eliseo visse per un tempo sul monte Carmelo. La sua attività profetica lo vide coinvolto anche in vicende politiche e militari, come la guerra contro i Moabiti e la guida d’Israele nei confronti dei nemici siriani.
La tradizione ebraica, secondo il Talmud (Ketubot 105), lo identifica probabilmente con un membro della tribù di Gad o con un sacerdote (Kohen).
Nel Corano, Eliseo è ricordato come “grande amico di Elia”, scelto da Dio come guida del popolo d’Israele, allora traviato dal culto idolatrico di Baal. Viene descritto come simbolo di onestà e giustizia.
Un culto che attraversa i secoli
La venerazione cristiana di Eliseo è antica e radicata. La Chiesa cattolica lo onora come santo e celebra la sua memoria liturgica il 14 giugno. Il suo culto è condiviso anche dalla maggior parte delle Chiese orientali e, come figura profetica, da ebrei e musulmani.
Il culto occidentale si diffuse soprattutto grazie all’Ordine Carmelitano, che dal 1399 gli ha dedicato una festa particolare insieme a quella del profeta Elia.
Secondo la tradizione, durante l’impero di Giuliano l’Apostata furono distrutte le reliquie di molti santi, tra cui Eliseo e Giovanni Battista. Tuttavia, come riferisce Rufino d’Aquileia, esse furono salvate e, secondo i monaci copti del monastero di San Macario il Grande in Egitto, ritrovate durante restauri intorno al 1970.
Un’altra tradizione vuole che le reliquie di Eliseo siano giunte a Ravenna nel 718, collocate nella chiesa di San Lorenzo. Quando questa fu distrutta nel 1603, si perse quasi ogni traccia delle reliquie, tranne la reliquia del capo del profeta, oggi conservata nella basilica di Sant’Apollinare Nuovo.
L’arte e la memoria
Il profeta Eliseo è rappresentato in numerose opere d’arte. Celebre, ad esempio, il trittico di Duilio Corompai (1934), custodito nella chiesa parrocchiale di Tesero (TN), in cui è raffigurato il rapimento di Elia su un carro di fuoco. In questa scena biblica (2Re 2,9-13), Eliseo raccoglie il mantello del maestro, simbolo della continuità della missione profetica.
Anche Giorgio Vasari ne fece un ritratto, oggi conservato agli Uffizi di Firenze.
Una citazione dantesca
Persino Dante Alighieri lo menziona nel suo Inferno per una similitudine suggestiva (Inf. XXVI, 34-37), a dimostrazione di quanto la figura del profeta abbia ispirato non solo la teologia, ma anche la cultura e la letteratura.