La Chiesa Cattolica si prepara a un evento che, ancor prima di essere inserito nel calendario del Giubileo 2025, ha già lasciato un’impronta spirituale profonda in milioni di fedeli: la canonizzazione di Carlo Acutis.
Questo giovane italiano, morto nel 2006 a soli 15 anni per una leucemia fulminante, è diventato un sorprendente testimone della fede in pieno XXI secolo. La sua passione per l’Eucaristia, il suo impegno verso i più bisognosi e la sua capacità di utilizzare le nuove tecnologie per l’evangelizzazione gli hanno valso il soprannome di “ciberapostolo dell’Eucaristia”.
Il vescovo di Assisi – città dove è stato beatificato nel 2020, dove riposano le sue spoglie e dove si recano molti suoi devoti – Mons. Domenico Sorrentino, ha confermato ad ACI Prensa – partner di lingua spagnola di EWTN News – che, durante la cerimonia in cui sarà proclamato santo, il prossimo 27 aprile in Piazza San Pietro, sarà presente sull’altare una delle sue reliquie più significative: il suo cuore.
“Normalmente è esposto alla venerazione dei fedeli nella cattedrale di Assisi, ma sarà portato a Roma per la celebrazione”, afferma il vescovo, ricordando che la venerazione delle reliquie è un’antica pratica della Chiesa Cattolica.
“Molte reliquie vengono collocate sugli altari, quasi a voler dire che i corpi dei santi sono l’altare più bello per celebrare l’Eucaristia. I fedeli desiderano vedere le reliquie per avere un’esperienza più concreta della vicinanza dei santi”, aggiunge.
In questo senso, il cuore di colui che sarà il primo santo “millennial” è un richiamo tangibile al fatto che la santità non appartiene al passato né è riservata a persone straordinarie, ma è alla portata di tutti, anche dei giovani.
Evitare una “devozione magica”
Tuttavia, Mons. Sorrentino mette anche in guardia dalla necessità di comprendere correttamente il significato delle reliquie, per evitare che esse vengano associate alla superstizione.
“A volte bisogna riconoscere che, per le persone meno istruite, può esistere una certa tendenza a una devozione magica. Questo è qualcosa che dobbiamo correggere”, precisa.
Le reliquie devono essere, innanzitutto, un mezzo che “conduce al santo e, ancor più in là, a Gesù”.
“Ciò che conta è che questo contatto con i santi porti tutti al desiderio di diventare santi”, afferma.
Per il presule italiano, il contatto con le reliquie di Carlo Acutis dovrebbe accendere nei giovani il desiderio di vivere la propria fede con radicalità e di innamorarsi dell’Eucaristia “come ha fatto lui”.
Una catechesi adeguata
In questo contesto, il vescovo sottolinea l’importanza che l’emozione suscitata dalla canonizzazione sia accompagnata da una comprensione più profonda e matura del significato della santità.
Per questo, afferma la necessità di sviluppare “una catechesi adeguata” attorno alla figura di Carlo Acutis, affinché se ne comprenda pienamente il significato.
“Se la sua canonizzazione non susciterà soltanto un coinvolgimento emotivo, ma condurrà a una migliore comprensione della fede cristiana, allora potremo davvero essere felici”, conclude.
Tradotto e adattato dalla redazione di ewtn.it. L’originale si trova qui.