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Tag: pedofilia

La piaga delle madri abusanti e i sopravvissuti che varcano la Porta Santa

UOMO DI SPALLE MAGLIETTA GIORNATA METER CONTRO PEDOFILIA
© EWTN - Zofia Czubak

Il nuovo Report Meter squarcia il velo sull’orrore delle pedomama. E, per la prima volta, la speranza entra a San Pietro insieme ai sopravvissuti

Il 4 maggio scorso, in una Piazza San Pietro segnata dall’assenza del Papa, sotto un balcone vuoto, si sono ritrovati gli operatori dell’Associazione Meter, guidati dal fondatore don Fortunato Di Noto. Negli anni scorsi, in quella stessa piazza, avevano accolto le parole di ringraziamento e incoraggiamento di papa Francesco.  
L’occasione era la Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza, una ricorrenza istituita per non dimenticare chi subisce gli orrori della pedofilia e della pedopornografia, celebrata ogni prima domenica di maggio. 

A rendere ancora più urgente la mobilitazione è stato il dato più scioccante emerso dal Rapporto Meter 2024: la crescita del fenomeno definito “pedomama”, ovvero casi documentati di abusi sessuali commessi da donne, in particolare madri, sui propri figli. Un orrore che ribalta ogni immaginario sulla figura materna e che si è manifestato in 13 gruppi individuati su piattaforme criptate come Signal. 

Per l’occasione, EWTN ha raccolto l’appello accorato di don Fortunato, da decenni voce scomoda e instancabile sentinella contro gli abusi ai danni dei più piccoli. Un grido che chiede giustizia, memoria e coscienza.

 
La sua organizzazione, l’Associazione Meter, ha recentemente pubblicato il Rapporto annuale 2024 sulla pedofilia e la pedopornografia. Quali sono stati i risultati emersi? 

Don Fortunato Di Noto: “Il report Meter 2024 rappresenta il lavoro quotidiano che i miei volontari svolgono per la tutela dei bambini contro la pedopornografia a livello mondiale. Il report offre uno spaccato drammatico del fenomeno della pedocriminalità. Dobbiamo superare due ostacoli: il primo è l’idea, ancora troppo diffusa, che si tratti ‘solo’ di foto e video, senza comprendere che queste immagini ritraggono bambini già abusati. Solo lo scorso anno, il nostro report ha segnalato alle forze di polizia di tutto il mondo, in particolare a quella italiana, 8.800 link, corrispondenti a circa tre milioni di foto e due milioni di video. Parliamo di milioni di bambini già abusati. La cosa più drammatica è che i pedopornografi nel mondo utilizzano internet per compiere violenze sessuali digitali contro bambini ovunque, e forse ancora non si percepisce la gravità del problema. Abbiamo individuato anche filoni di sfruttamento sessuale che coinvolgono neonati, appena nati, ancora in sala parto. A questo si somma l’abuso su neonati anche da parte di molte donne, il cosiddetto fenomeno della ‘pedomama’, che sta emergendo sempre più con forza. A ciò si aggiungono anche l’adescamento sui social, il revenge porn, la sextortion: tutte forme di abuso che avvengono online ma che producono conseguenze devastanti nel mondo reale”. 

Lei è venuto a Roma per dire no all’indifferenza nei confronti dei bambini abusati. Perché proprio l’indifferenza? 

Don Fortunato Di Noto: “Siamo qui da 29 anni. Da ventinove anni celebriamo la Giornata dei bambini vittime contro l’indifferenza, lo sfruttamento, la violenza, la pedofilia e la pedopornografia. Lo facciamo innanzitutto come atto di fede, perché siamo credenti. Sono stato forse uno dei primi preti al mondo a occuparsi di questi temi, affrontando anche l’indifferenza iniziale di molte realtà, compresa la Chiesa. All’inizio non ho avuto un sostegno amorevole. E nemmeno dalla società, perché si tratta di fenomeni difficili da comprendere e da far percepire come un’emergenza, sociale ed ecclesiale. Papa Francesco, in un’udienza privata, ci ha detto che l’abuso sessuale sui bambini è un omicidio psicologico: i bambini vengono uccisi dentro, si crea in loro un vuoto esistenziale profondo e duraturo. Siamo qui a Roma anche per un pellegrinaggio giubilare con i volontari di Meter e con alcuni sopravvissuti accompagnati dal nostro Centro Ascolto. Per la prima volta, alcuni di loro varcano la Porta Santa di San Pietro. Questo dimostra che anche chi è stato ferito profondamente può ritrovare la speranza. Ed è la speranza che non deve mai morire”.


Molti, sia credenti sia non credenti, si pongono una domanda: se Dio esiste, ed è onnipotente e infinitamente buono, perché permette tutto questo? Perché consente che il male più atroce colpisca gli esseri più innocenti? 

Don Fortunato Di Noto: “Io, da credente, sono profondamente convinto che Dio non permetta la violenza sui bambini. Dio non permette alcuna forma di violenza. Non castiga, non è il Dio della guerra, né della distruzione dell’uomo. Il nostro Dio, rivelatosi in Gesù Cristo, è il Dio dell’amore. Il problema è l’uomo: è l’uomo che sceglie non le vie della luce, ma quelle delle tenebre, dell’oscurità, del male. L’uomo, essere pensante, dotato d’intelletto, è anche capace di diventare il più devastante degli esseri sulla Terra. Davanti a queste tragedie, davanti ai milioni di bambini abusati, uccisi, schiavizzati, ci si deve fermare. Il traffico di esseri umani legato alla pedopornografia è gestito dalle mafie globali, che sfruttano l’innocenza: questo dovrebbe far sobbalzare le nostre coscienze. Serve una protesta, pacifica ma radicale, che colpisca al cuore l’animo delle persone malvagie. A queste non possiamo dare spazio: possiamo solo augurarci la loro conversione. Dio, con questo orrore, non c’entra nulla. Certo, se qualcuno usa il nome di Dio per giustificare un abuso, allora siamo giunti a un livello tale che va combattuto con tutte le forze”. 

Quando incontra i bambini vittime di abuso, che cosa vede in loro? Chi vede? 

Don Fortunato Di Noto: “Il dolore dei bambini mi ha fatto diventare più prete, più uomo. Mi ha forgiato come un vasaio plasma la creta. Quel dolore mi ha sempre interpellato, sconvolto. Credo che l’impegno per i bambini sia una vocazione dentro la vocazione. Tutti i sacerdoti, gli uomini di buona volontà, i vescovi devono avere come priorità la tutela dei più piccoli: sono i piccoli del Signore, gli amati da Dio, i modelli del discepolato. I bambini continuano a farmi diventare uomo. So che non potrò salvare tutti, e questa è per me una pena profonda. Ma quando penso alle migliaia di bambini aiutati, confortati, accompagnati anche contro chi si chiede ‘che cosa vuole questo prete?’, allora sento che sto seguendo la mia vocazione. Gesù avrebbe fatto questo. Come Lui, tanti santi hanno scelto di stare dalla parte dei bambini. I bambini non sono solo preziosi: sono come i gigli del campo, ma ancora più belli. Dobbiamo proteggerli fino alla fine, anche a costo della nostra vita”. 

A volte, forse la maggior parte delle volte, sembra che lei, la sua organizzazione, e tutte le altre realtà impegnate a livello globale stiate lottando con tutte le forze per arginare il fenomeno, eppure il problema peggiora di anno in anno. Cosa la spinge a perseverare? 

Don Fortunato Di Noto: “Continuiamo questa avventura perché ci sentiamo interpellati dal dolore dei bambini. Ho visto troppa sofferenza. Basta guardare certe immagini, certi video di bambini violati per anni. Questo mi spinge a dire: devo andare avanti. Quando vidi il primo video nel 1990, mi trovavo a Roma, stato studiando alla Gregoriana Storia della Chiesa, con indirizzo archeologico, e non avevo la minima idea che un giorno mi sarei occupato di questo. Oggi ho 62 anni. Se ne vivrò 70 o 80, come dice il Salmo, me ne restano pochi. Perciò ogni giorno mi impegno, con i miei collaboratori dell’Associazione Meter, con uomini e donne di buona volontà, con gli stessi bambini, che sono i primi a spingerci avanti. Perché non accada mai più. Perché l’umanità impari a vedere, a sentire, a salvare anche solo uno di loro. C’è un detto: ‘Chi salva un bambino, salva il mondo intero’. Ma io credo che saranno i bambini a salvare l’umanità. Anche la Chiesa va riformata partendo dai bambini. Dobbiamo chiedere perdono, metterci nella grotta di Betlemme, dove il Bambino è già spezzato per noi, già crocifisso per tutti. Dobbiamo partire da lì, non per farli solo giocare, ma perché con la loro innocente saggezza possano cambiare la storia dell’umanità, della Chiesa, dei cuori induriti. Io credo che sia possibile”. 


In quanto sacerdote, lei rappresenta la Chiesa Cattolica, un’istituzione la cui reputazione è stata profondamente segnata dagli scandali legati alla pedofilia. Nel corso degli anni, si è mai imbattuto in forme di resistenza o diffidenza anche all’interno della stessa Chiesa nel portare avanti questa missione? E, secondo lei, a cosa sono dovute? 

Don Fortunato Di Noto: “Papa Francesco ha detto più volte che non è stato fatto ancora abbastanza, che dobbiamo continuare a lavorare, a costruire una Chiesa madre, capace di proteggere i suoi figli. Serve tolleranza zero verso chi commette questi crimini e peccati. Il problema è la conversione personale. La Chiesa deve risplendere per la sua testimonianza autentica. Il mondo ci guarda: ci giudica da come abbiamo trattato i piccoli e da come trattiamo gli abusatori. Alcuni di loro sono ancora nella Chiesa, e devono piegare il capo, chiedere perdono. Molti sopravvissuti portano ancora ferite profonde, perché chi li ha abusati forse non ha mai capito il danno permanente inflitto. Hanno distrutto vite, costringendo queste persone a vivere come in un ‘ospedale da campo’ permanente. Il Centro Ascolto Meter, per loro, diventa come una locanda di guarigione. Ma la Chiesa deve chinarsi davvero di fronte a queste vittime, soprattutto se a ferirle sono stati sacerdoti indegni. Il perdono viene da Dio, ma questi reati sono gravissimi: non secondari, non dimenticabili. Bisogna ascoltare i sopravvissuti, chinare il capo, fare un passo indietro, piangere come Pietro dopo il suo tradimento. Chi abusa di un bambino rinnega l’amore di Dio. Non è rabbia, è dolore. Io stesso, da sacerdote, mi sento ferito da chi profana l’altare abusando di un bambino: invece di dare la vita, la strappa. Non deve più accadere. Lotterò fino alla fine, anche contro chi pensa il contrario. Dobbiamo formare nuove generazioni, selezionare con discernimento nei seminari, e vivere un sacerdozio autentico, al servizio dei poveri, dei piccoli, dei feriti, dei sopravvissuti. Questo deve prevalere. Non a caso, nelle Congregazioni dei Cardinali, per ben tre volte si è parlato dello scandalo degli abusi. Significa che è un problema serio, profondo, ancora aperto nella Chiesa”. 

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