Alla Celebrazione è invitata in particolare la Cappella Papale. A presiedere la celebrazione per il nono e ultimo Novendiale in suffragio di Papa Francesco è il Cardinale Dominique Mamberti
A presiedere la celebrazione per il nono e ultimo Novendiale in suffragio di Papa Francesco – presso la Cappella Papale della basilica di San Pietro – è il Cardinale Dominique Mamberti,Protodiacono del Collegio Cardinalizio. E sarà lo stesso Mamberti a osare l’annuncio dell’elezione del nuovo Papa. Alla Celebrazione è invitata in particolare la Cappella Papale. Le Letture del nono Novendiale sono quelle della Liturgia di oggi, della terza domenica di Pasqua.
Ed è proprio dalle Letture che il Cardinale Mamberti comincia la sua omelia, soffermandosi soprattutto sulla pagina del Vangelo di Giovanni: si sofferma su quel “Seguimi”, sulla missione affidata da Cristo a Pietro. “L’amore è la parola chiave di questa pagina evangelica. Il primo a riconoscere Gesù è “il discepolo che Gesù amava”, Giovanni, che esclama “è il Signore!”, e Pietro subito si getta in mare per raggiungere il Maestro”, così ricorda il Cardinale Protodiacono che continua la sua omelia sulla triplice domanda di Cristo a Petro. Mamberti sottolinea allora che “le due prime volte, Gesù adopera il verbo amare, parola forte, mentre Pietro, memore del tradimento risponde con l’espressione “voler bene”, meno impegnativa e la terza volta Gesù stesso usa l’espressione voler bene, adeguandosi alla debolezza dell’Apostolo. Cita poi, riguardo all’episodio evangelico, il pensiero di Papa Benedetto XVI che asseriva che “Simone comprende che a Gesù basta il suo povero amore, l’unico di cui è capace”. Poi, è la volta di una citazione di San Giovanni Paolo II: il cardinale Mamberti ricorda le parole del pontefice polacco per la Messa del XXV anniversario del suo Pontificato: “Ogni giorno si svolge all’interno del mio cuore lo stesso dialogo tra Gesù e Pietro. Nello spirito, fisso lo sguardo benevolo di Cristo risorto. Egli, pur consapevole della mia umana fragilità, mi incoraggia a rispondere con fiducia come Pietro: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”.
Il punto cruciale dell’omelia è quello riservato alla missione della Chiesa: “Pietro e gli Apostoli l’hanno assunta subito, con la forza dello Spirito che avevano ricevuto alla Pentecoste, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini”. Poi, il ricordo per Papa Francesco, “animato dall’amore del Signore e portato dalla Sua grazia”, che è “stato fedele alla sua Missione fino all’estremo consumo delle sue forze. Ha ammonito i potenti che bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini e ha proclamato all’umanità intera la gioia del Vangelo, il Padre Misericordioso, Cristo Salvatore. L’ha fatto nel suo Magistero, nei suoi viaggi, nei suoi gesti, nel suo stile di vita”.
Particolare attenzione nell’omelia del porporato francese è riservata alla preghiera, all’adorazione che è “dimensione essenziale della missione della Chiesa e della vita dei fedeli. Papa Francesco lo ricordava spesso”, precisa il cardinale. E, citando lo stesso Papa Francesco (le parole a cui fa riferimento sono quelle dell’omelia per la festa dell’Epifania dell’anno scorso) invita tutti a riscoprire “il gusto della preghiera di adorazione. Manca l’adorazione oggi tra noi”. E sempre con il pensiero rivolto al Ministero di Papa Francesco precisa che “tante volte ci ha ricordato che la contemplazione è “un dinamismo d’amore” che ”ci eleva a Dio non per staccarci dalla terra, ma per farcela abitare in profondità”.
Questo articolo è stato pubblicato su ACI Stampa e ripreso dal team di EWTN Italia