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Il nuovo Papa sceglie il nome di Leone XIV per alludere direttamente alla dottrina sociale della Chiesa

Il nuovo Papa richiama con il suo nome il magistero sociale della Chiesa, iniziato con la Rerum Novarum, e affronta le sfide dell’era digitale e dell’intelligenza artificiale in continuità con i suoi predecessori.
Papa Leone XIV saluta i pellegrini in Piazza San Pietro poco dopo la sua elezione, giovedì 8 maggio 2025. | Credito: Daniel Ibáñez/EWTN News
Papa Leone XIV saluta i pellegrini in Piazza San Pietro poco dopo la sua elezione, giovedì 8 maggio 2025. | Credito: Daniel Ibáñez/EWTN News

La scelta del nome Leone XIV da parte del nuovo successore di Pietro è stata interpretata dal direttore dell’Ufficio Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, come un gesto simbolico che collega il nuovo Pontefice all’eredità di Leone XIII, autore dell’enciclica Rerum Novarum (1891), considerata l’atto fondativo della dottrina sociale moderna della Chiesa.

«Chiaramente la scelta del nome Leone XIV è un riferimento esplicito alla dottrina sociale moderna della Chiesa, avviata con la Rerum Novarum, l’enciclica che Leone XIII scrisse a suo tempo», ha spiegato Bruni ai giornalisti accreditati in Vaticano, sottolineando che non si tratta di una semplice coincidenza o di una scelta neutra, ma di un richiamo diretto all’impegno sociale della Chiesa.

Il portavoce vaticano ha messo in rilievo anche il legame con le sfide contemporanee, in particolare riguardo al mondo del lavoro nel contesto delle nuove tecnologie: «È chiaramente un riferimento alle donne, agli uomini, al loro lavoro e ai lavoratori in un tempo segnato dall’intelligenza artificiale».

Questo lo collega direttamente anche al suo predecessore, Papa Francesco, che ha più volte messo in guardia contro le possibili conseguenze di un uso irresponsabile di tali tecnologie. Una delle sue prese di posizione più note è stata quella rivolta al G7 riunito in Italia, dove ha chiesto un uso etico nello sviluppo, utilizzo e gestione dell’intelligenza artificiale, una vera e propria algoretica.

Papa Francesco ha inoltre dedicato il suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2024, celebrata il 1° gennaio, al tema delle nuove tecnologie: «Se aumentano le disuguaglianze e i conflitti, non possono essere considerate vero progresso», scriveva, riferendosi anche ai gravi rischi delle campagne di disinformazione capaci di alimentare il terrorismo o interferire nei processi elettorali.

Chi fu l’ultimo Papa di nome Leone?

Ma chi era Leone XIII? Il professor Roberto Regoli, ordinario di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana, ha dichiarato ad ACI Prensa che salì al soglio di Pietro «dopo il lunghissimo pontificato di Pio IX», che durò dal 16 giugno 1846 al 7 febbraio 1878, ovvero 31 anni e quasi 8 mesi.

«Fino ad oggi, è il pontificato più lungo della storia. Pio IX dovette affrontare le grandi sfide del XIX secolo, scontrandosi con la cultura dell’epoca, che era quella del liberalismo. E Leone XIII, di conseguenza, si trovò a dover gestire questa eredità».

Fu un momento delicato per la Chiesa. Dopo la presa di Roma nel 1870 da parte del Regno d’Italia, al Papa fu tolta la sovranità territoriale: «E il conclave che elesse Leone XIII fu il primo celebrato a Roma, ma senza che il Papa avesse Roma. Un aspetto molto interessante». Tale situazione impose una riflessione sul ruolo del papato nello scenario internazionale: «Doveva iniziare a proporre il papato in modo nuovo, a livello globale. Cercò anche di recuperare una certa indipendenza territoriale».

Il pensiero di San Tommaso d’Aquino

Fin dall’inizio del suo pontificato, Leone XIII avvertì l’urgenza di rispondere alle grandi correnti filosofiche del tempo con una visione cattolica strutturata: «Questo Papa comprese che, di fronte alle filosofie dominanti — quella liberale e quella socialista — occorreva proporre una visione culturale cattolica altrettanto strutturata e sistematica», spiega lo storico.

Per questo motivo recuperò il pensiero di San Tommaso d’Aquino e della scolastica: «Riprese gli insegnamenti di Tommaso d’Aquino e dell’intera teologia scolastica, in particolare del tomismo, convinto che lì si trovassero quelle risposte strutturate e sistemiche capaci di controbilanciare sia il liberalismo sia il socialismo. Per questo impose tale insegnamento in tutte le istituzioni educative cattoliche del mondo».

Leone XIII fu anche un uomo con grande esperienza di governo ecclesiastico: «Questo Papa proveniva dall’amministrazione dello Stato Pontificio, fu delegato pontificio, poi nunzio — cioè diplomatico papale — in Belgio, e infine a lungo vescovo di Perugia. Un uomo con esperienza amministrativa, diplomatica e pastorale».

Durante la sua missione diplomatica in Belgio ebbe un contatto diretto con la nascente classe operaia e le sue difficoltà: «Non vi erano tutele sul lavoro, né per la malattia né per gli infortuni».

Per tutto questo, la figura di Leone XIII è rimasta legata soprattutto all’enciclica Rerum Novarum: «Passa alla storia come il Papa dell’enciclica Rerum Novarum, cioè colui che ha sistematizzato quella che poi è stata definita dottrina sociale cristiana, o dottrina sociale cattolica».

L’influenza di questo importante documento del Magistero ecclesiale si è protratta nel tempo: «Fu un documento così importante che tutti i suoi successori, nel trattare questioni di lavoro ed economia, vi hanno fatto riferimento. Pensiamo alla Quadragesimo Anno, pubblicata a quarant’anni di distanza, e alla Centesimus Annus di San Giovanni Paolo II nel 1991, proprio nel centenario del documento di Leone XIII».

Scrisse una decina di encicliche sul Rosario e compose la preghiera a San Michele Arcangelo

Il P. Regoli sottolinea anche il profilo spirituale e dottrinale del Pontefice: «È il Papa che ha scritto una decina di encicliche sul Rosario e che ha composto la preghiera a San Michele Arcangelo». È anche autore dell’enciclica Humanum Genus, pubblicata il 20 aprile 1884, uno dei testi magisteriali più strutturati contro la massoneria.

Infine, P. Regoli suggerisce che la scelta del nome Leone XIV possa avere anche un significato affettivo e spirituale legato all’Ordine degli Agostiniani Recolletti, nel quale si è formato l’attuale Pontefice.

«Leone XIII, l’ultimo Papa con questo nome, fu molto vicino alla famiglia agostiniana. Basti pensare che l’attuale sede della Curia Generalizia degli Agostiniani fu donata da lui. Inoltre, canonizzò Santa Rita da Cascia nel 1900, una delle sante più venerate nel mondo agostiniano e molto amata dal popolo cristiano come patrona dei casi impossibili», conclude.

Tradotto e adattato dalla redazione di ewtn.it. L’originale si trova qui.

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