Dal 2021 si rincorrono voci secondo le quali la Messa tradizionale in latino o Messa tridentina potrebbe essere definitivamente proibita dal Vaticano, e in risposta a diverse richieste affinché ciò non accada, condividiamo 9 dati chiave che dovresti conoscere su questo importante tema per i cattolici.
1. Che cos’è la Messa tradizionale in latino o Messa tridentina?
La Messa tradizionale in latino o Messa tridentina è quella codificata da Papa San Pio V, unificando i vari riti esistenti fino ad allora.
Ciò si concretizza nel Messale del 1570, dando attuazione alla richiesta del Concilio di Trento, svoltosi in Italia tra il 1545 e il 1563. Il Concilio fu una risposta ad alcune questioni dottrinali sollevate dalla Riforma protestante.
Il libro o Messale utilizzato per questa Messa, basato su quello di San Pio V, è stato rivisto e modificato da Papa San Giovanni XXIII nel 1962.
In questa Messa, il sacerdote celebra “rivolto verso l’oriente” o ad orientem, ossia guardando verso l’oriente o “est liturgico”, come guida del popolo presente.
Nella forma ordinaria o comune, invece, il sacerdote celebra rivolto verso il popolo (versus populum).
2. Perché la Messa si celebra in latino?
In generale, nella celebrazione della Messa tridentina si usa il latino in combinazione con la lingua locale. Si utilizza il latino perché è la lingua ufficiale della Chiesa.
Nel 1962, San Giovanni XXIII emanò la costituzione apostolica Veterum Sapientia, nella quale “dichiarò solennemente” che il latino ha tre caratteristiche distintive che lo rendono la “lingua legittima per la Chiesa cattolica romana”.
“La lingua usata dalla Chiesa deve essere non solo universale ma anche immutabile”. Il latino lo è perché è una lingua morta, nel senso che non è più soggetta a cambiamenti.
“La lingua latina, che possiamo giustamente chiamare cattolica, poiché è stata consacrata dall’uso continuo che ne ha fatto la Sede Apostolica, madre e maestra di tutte le Chiese, deve essere custodita come un tesoro… di inestimabile valore”.
Infine, San Giovanni XXIII spiegò che il latino è “un vincolo efficacissimo che unisce in una continuità ammirevole e inalterabile la Chiesa di oggi con quella di ieri e di domani”.
3. Perché si chiama Messa tradizionale o Messa tridentina?
Si chiama Messa tradizionale perché è la Messa che si è celebrata tradizionalmente fino al Concilio Vaticano II, la stessa che si è svolta per secoli e alla quale hanno partecipato numerosi santi.
Si chiama Messa tridentina perché è stata codificata dopo il Concilio di Trento.
4. Da quando si celebra la Messa in latino?
La Messa si celebra in latino all’incirca dalla metà del III secolo in varie parti del mondo. Con l’adozione del latino da parte dell’Impero Romano, la Chiesa fece propria questa lingua intorno all’anno 380.
5. Perché si è smesso di celebrare la Messa in latino?
Si è smesso di celebrare la Messa in latino a partire dall’aggiornamento proposto dal Concilio Vaticano II, il più importante evento ecclesiale del XX secolo (1962-1965).
La costituzione Sacrosanctum Concilium propose l’uso della “lingua vernacola”, ovvero della lingua locale, laddove si ritenesse “opportuno un uso più ampio” di ciascuna lingua.
6. Ci sono differenze tra la Messa tradizionale e la Messa nella forma ordinaria?
Sì, ci sono delle differenze. Eccone alcune:
- Nella Messa tradizionale esiste una sola preghiera eucaristica, mentre nella forma ordinaria il sacerdote può sceglierne tra diverse.
- Nella Messa tradizionale, l’orazione conosciuta come “Confiteor” è più lunga e viene recitata due volte: la prima dal sacerdote per chiedere misericordia per il popolo, la seconda dal popolo per chiedere misericordia per il sacerdote.
- Nella Messa tradizionale, la Comunione si riceve solo sulla lingua e non è consentita in altre forme.
- Alla fine della Messa tradizionale, ma ancora come parte del rito, il sacerdote legge in latino il prologo del Vangelo di San Giovanni.
- Nella Messa tradizionale non esiste la concelebrazione: è sempre presieduta da un solo sacerdote. In alcune chiese, possono essere celebrate più Messe tridentine contemporaneamente.
- Nella Messa tradizionale, le donne non possono servire all’altare; sono presenti solo il sacerdote e gli accoliti.
7. Perché la Messa ordinaria viene chiamata Novus Ordo?
La Diocesi di Peterborough (Inghilterra) spiega che Novus Ordo è la forma abbreviata di Novus Ordo Missae, che significa “nuovo ordine della Messa”.
“Il termine Novus Ordo distingue la Messa promulgata da Papa Paolo VI nel 1969 dalla Messa tradizionale in latino promulgata da Papa Pio V nel 1570”, afferma la diocesi.
Quando venne pubblicato il nuovo Messale Romano di Papa Paolo VI, questo sostituì la Messa tradizionale in latino come forma normale della Messa nel Rito Romano della Chiesa Cattolica.
Di conseguenza, il Novus Ordo divenne la forma di Messa celebrata nella maggior parte delle chiese cattoliche.
8. La celebrazione della Messa in latino è vietata?
La Messa tradizionale in latino non è vietata, ma dal 2021 è soggetta a una serie di restrizioni introdotte da Papa Francesco che, di fatto, ne hanno reso difficile la celebrazione.
9. Con Traditionis Custodes, quali sono le restrizioni di Papa Francesco sulla Messa tradizionale in latino?
Nel 2007, Papa Benedetto XVI pubblicò il motu proprio Summorum Pontificum, che concedeva libertà a qualsiasi sacerdote di celebrare la Messa tradizionale in latino.
Tale disposizione è stata abrogata con la pubblicazione del motu proprio Traditionis Custodes, firmato da Papa Francesco nel luglio 2021.
Tra le principali disposizioni del motu proprio:
- I sacerdoti che desiderano celebrare la Messa tradizionale in latino devono chiedere il permesso al vescovo locale.
- Se concesso, il vescovo stabilisce il luogo (che non può essere una chiesa parrocchiale) e i giorni in cui può essere celebrata.
- Il vescovo deve nominare un sacerdote delegato per accompagnare pastoralmente i fedeli legati alla Messa tradizionale.
- Un sacerdote ordinato dopo Traditionis Custodes che chiede il permesso di celebrare la Messa tridentina deve ottenere anche l’autorizzazione del Vaticano.
- L’articolo 1 di Traditionis Custodes stabilisce che “i libri liturgici promulgati dai Santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità con i decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano”.
Tradotto e adattato dal team di ewtn.it. L’originale si trova a questo link.