In un’intervista rilasciata il 19 giugno a EWTN News, Yaron Sideman, ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, illustra come gli attacchi israeliani ai programmi nucleari e missilistici iraniani siano volti a prevenire una guerra mondiale.
Israele: “Costretti a intervenire per difenderci”
Secondo l’ambasciatore Sideman, gli interventi israeliani contro i programmi nucleari e missilistici dell’Iran dello scorso giugno sono avvenuti “nell’undicesima ora”. Ha spiegato che Israele «non aveva scelta se non proteggersi distruggendo i programmi di armi iraniani».
Alla domanda se questi attacchi stiano portando il mondo verso un conflitto globale, Sideman ha risposto con fermezza: «Stiamo prevenendo una Terza Guerra Mondiale. Stiamo impedendo un’escalation ulteriormente privata… al regime più pericoloso del pianeta l’arma più mortale esistente».
Ha aggiunto: «Se non eliminiamo il programma nucleare, sarà esso a eliminarci», sottolineando che l’arricchimento dell’uranio in Iran avrebbe raggiunto il 60 % di U‑235, livello «vicino alla soglia di arma», sufficiente «per nove bombe nucleari». Inoltre, l’Iran produrrebbe missili balistici a questi ritmi: «300 missili al mese».
Sideman ha ricordato che secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), l’Iran è «in grave non conformità» poiché il livello di arricchimento supera di gran lunga quanto necessario per scopi civili.
Alla domanda su come si possa concludere questo confronto, Sideman ha dichiarato: «In un modo o nell’altro, militarmente o volontariamente, finirà con l’eliminazione o quantomeno con un significativo ridimensionamento del programma nucleare e missilistico iraniano».
L’ambasciatore ha inoltre ricordato che l’Iran è l’unico membro dell’ONU ad aver ripetutamente minacciato l’eliminazione di un altro Paese. «Ha lanciato 400 razzi e droni contro Israele senza provocazione nell’ultimo anno per dimostrare che intende ciò che dice. Non possiamo vivere sotto una minaccia del genere».
“Il nostro conflitto non è con il popolo iraniano”
Sideman ha anche lanciato un messaggio diretto ai cittadini iraniani che non condividono le ideologie radicali del regime: «Il nostro conflitto non è con voi. Nutriamo il massimo rispetto per il popolo… e ci compiace il loro soffrire». Tuttavia, ha attribuito la responsabilità al «regime brutale che li ha presi in ostaggio», esprimendo la speranza che si possa tornare a «relazioni amichevoli, cordiali, pacifiche» simili a quelle precedenti al 1979.
L’ambasciatore ha infatti ricordato che prima della rivoluzione islamica, l’Iran fu uno dei pochi Paesi ad accogliere gli ebrei in fuga dal nazismo. Dopo il 1979, invece, il nuovo regime «si è fatto un obiettivo l’annientamento dello Stato di Israele».
Appello alla pace e priorità umanitarie
A Roma, giovedì, Papa Leo XIV ha rilanciato il suo appello per la pace: «Vorrei rinnovare questo appello alla pace, cercare in ogni modo di evitare l’uso delle armi e ricorrere agli strumenti diplomatici, al dialogo», ha detto, esprimendo dolore per la morte di «molti innocenti».
Sideman ha spiegato di non aver ancora avuto un incontro formale con il Pontefice, se non un breve saluto prima dello scoppio del conflitto, nel quale lo ha invitato a visitare Israele.
Tra le priorità del suo mandato, ha sottolineato, c’è l’impegno per ottenere il rilascio dei 53 ostaggi tenuti da Hamas da 622 giorni: «Coinvolgere la Santa Sede in ogni modo possibile per facilitare il rilascio è per me una priorità assoluta».
Quanto alla situazione a Gaza, ha dichiarato: «La sofferenza finirà nel momento in cui Hamas cesserà di esistere come forza militare e governativa a Gaza. Il momento in cui questo accadrà e i nostri ostaggi torneranno… allora non ci sarà più bisogno della nostra presenza militare».
Ha concluso con un messaggio chiaro: «Vogliamo la pace. Anche una pace fredda è migliore della guerra».
Tradotto e adattato dal team di EWTN Italia. L’originale si trova qui.