Durante il Giubileo dello Sport a Roma, giovani da tutto il mondo si sono riuniti per un torneo unico che unisce atletica e spiritualità. La Caritas Cup è diventata simbolo di speranza e fede attiva tra le nuove generazioni.
Dalla GMG al Giubileo dello Sport
Tutto è cominciato a Lisbona, durante la Giornata Mondiale della Gioventù, quando Papa Francesco annunciò: «Do appuntamento ai giovani di tutto il mondo per il 2025 a Roma per celebrare insieme il Giubileo dei Giovani!».
Da quell’annuncio, Adam Costello, co-fondatore della Caritas Cup, racconta: «Eravamo a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù e il Papa ha annunciato che ci sarebbe stato il Giubileo a Roma. Quindi a quel punto abbiamo pensato che ci sarebbe stato qualcosa per i giovani o per lo sport. E subito abbiamo focalizzato l’attenzione su questo.»
Una competizione nata per restare nella Chiesa
Così, mesi dopo, migliaia di giovani atleti si sono ritrovati a Roma. Tra gli eventi principali del Giubileo dello Sport c’era la Caritas Cup, fondata cinque anni fa da studenti scozzesi con l’obiettivo di sostenere la fede attraverso l’atletica.
Adam Costello spiega: «È per riportare i giovani alla Chiesa e dare loro un modo per restare nella Chiesa. Quindi, appena finiamo la scuola superiore in Scozia, le persone tendono un po’ a allontanarsi. È l’ultima possibilità che hanno per restare, e penso che la Caritas Cup sia una via per questo.»
Daniel Timoney, anche lui co-fondatore, aggiunge: «Per noi, la cosa più importante è semplicemente coinvolgere i giovani nella Chiesa e, per noi, soprattutto in Scozia, nella comunità, il calcio e gli sport, specialmente il calcio e il netball, sono il modo per farlo.»
Lo sport come servizio e testimonianza
La Caritas Cup si ispira al carisma della rete Caritas, mettendo la fede in azione. Lavora con SCIAF (Fondo Scozzese Cattolico per gli Aiuti Internazionali), molto attiva nelle scuole scozzesi. Timoney racconta: «SCIAF è sempre presente nelle scuole in Scozia e, con le loro campagne e iniziative, praticamente ogni scuola in Scozia conosce SCIAF; è davvero una sigla molto nota per i cattolici scozzesi. Quindi, siamo entrati in contatto con loro e abbiamo potuto supportare molti dei loro progetti.»
Quest’anno, la Caritas Cup sostiene gli aiuti in Terra Santa. Rebecca Rathbone, di Caritas Internationalis, sottolinea: «Il modo in cui lo descrivono è molto bello, sai, mettere la loro fede in azione e usare qualcosa di divertente come mezzo per sensibilizzare sul lavoro importante che SCIAF svolge. E penso che questo sia un altro vero punto di forza nell’includere i giovani: anche se il lavoro di Caritas è serio — questo è certo — non significa che non possiamo affrontarlo con uno spirito gioioso.»
Giovani protagonisti di una Chiesa attiva
Rathbone aggiunge: «Le sfide che il mondo sta affrontando cambiano ogni giorno e rapidamente e qualcosa in cui i giovani sono particolarmente bravi è pensare in modo creativo, essere energici, pieni di speranza e ricordarci che possiamo lavorare in modi nuovi per affrontare le sfide di oggi e soddisfare i bisogni delle persone di oggi.»
Il torneo si è aperto con una preghiera al Pontificio Collegio Scozzese. Per i fondatori, non è solo sport: è un cammino di crescita nella fede. Costello spiega: «Penso che le virtù dello sport possano continuare anche nella fede. […] Abbiamo fallimenti nello sport, ma anche nella fede, momenti in cui dobbiamo rialzarci di nuovo.»
Lo sport come parabola spirituale
Papa Leone XIV, nell’omelia per la Messa della Santissima Trinità, ha sottolineato: «Lo sport – specialmente quello di squadra – insegna il valore della cooperazione, del lavorare insieme e del condividere. Questi, come abbiamo detto, sono al cuore stesso della vita di Dio. Lo sport può quindi diventare un importante mezzo di riconciliazione e incontro.»
E ha aggiunto: «Gli atleti che non sbagliano mai, che non perdono mai, non esistono. I campioni non sono macchine perfette, ma uomini e donne reali, che, quando cadono, trovano il coraggio di rialzarsi.»
Papa Leone ha citato anche il Beato Pier Giorgio Frassati: «Proprio come nessuno nasce campione, nessuno nasce santo. È l’allenamento quotidiano nell’amore che ci avvicina alla vittoria finale.»
Spirito di squadra, fede condivisa
Costello osserva: «Soprattutto in Scozia c’è un vero spirito di cameratismo e un lavoro di squadra. E penso che questa sia la bellezza della Caritas Cup. È “non sei da solo” e lo stesso vale per la fede. […] Vogliamo essere quelle persone, per chiunque voglia avvicinarsi.»
E Daniel Timoney conclude: «Ci sono persone qui, me compreso, che si erano allontanate dalla Chiesa. Ma questo ci ha riportati dentro. […] È semplicemente fantastico farlo insieme.»
Il messaggio è chiaro: «Penso che per noi sia importante non cercare di rendere la fede “cool”; la fede è accessibile, e penso che questo sia un modo per farlo. […] Non è l’obiettivo finale giocare a calcio o a netball. […] È molto più grande del semplice gioco del calcio.»