Per il Giubileo della Speranza, Roma si è riempita di colori, simboli e volti provenienti da ogni parte del mondo. Oltre cento confraternite hanno sfilato in processione per le vie della città eterna, richiamando una tradizione che risale al Medioevo, ma che si è consolidata con il primo Anno Santo del 1300.
Le origini storiche e l’eredità viva delle confraternite
Le confraternite romane, nate per accogliere e sostenere i pellegrini che giungevano a Roma spesso in condizioni di estrema povertà, conservano ancora oggi quello spirito di servizio. Tra le più antiche, l’Arciconfraternita del Gonfalone, fondata nel 1264, continua ad avere un ruolo attivo nel tessuto sociale romano.
Monsignor Luigi Venturi, membro dell’Arciconfraternita, racconta: “Indossavano un saio bianco, un cingolo con dei nodi come segno di penitenza, la corona e il simbolo della confraternita: una croce rossa, blu e bianca. Era una grande fraternità che, poco alla volta, coinvolse molti fedeli.”
Oggi oltre 50 confraternite italiane fanno riferimento al Gonfalone, che ha saputo adattarsi ai tempi con iniziative come la Scuola del Gonfalone, pensata per aiutare persone in difficoltà, soprattutto migranti. “È un’attività nata per sostenere coloro che incontrano ostacoli nel loro processo di integrazione,” spiega Francesco Tozzi, membro attivo dell’Arciconfraternita.
San Filippo Neri e la carità organizzata
Una svolta decisiva si ebbe con San Filippo Neri, che in vista del Giubileo del 1550 fondò una confraternita destinata non solo all’adorazione eucaristica, ma anche all’assistenza dei pellegrini. “All’epoca non esistevano alloggi,” ricorda Fabrizio Azzola, attuale guardiano dell’Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e Convalescenti. “I pellegrini dormivano per strada. Filippo Neri iniziò ad ospitarli in casa propria, poi affittò altri spazi per accoglierli.”
Nel 1562, Papa Pio IV elevò questa confraternita al rango di Arciconfraternita. San Filippo volle che i confratelli indossassero un abito rosso con cappuccio, per garantire l’anonimato delle opere di carità, note solo a Dio.
Jacob Stein, membro statunitense della confraternita dal 2022, indossa ancora oggi quell’abito: “I nostri abiti sono rossi, proprio come quelli del XVI secolo. È una testimonianza vivente della nostra missione originaria.” La confraternita conta oggi oltre 120 membri, molti dei quali provenienti dall’estero.
Azzola sottolinea: “Il futuro della nostra civiltà poggia sulle radici della tradizione. Ed è proprio in queste radici che troviamo la forza per guardare avanti. È anche questo che attira nuove persone verso di noi.”
Benedetto XVI e il Campo Santo Teutonico
Tra le confraternite più particolari figura quella del Campo Santo Teutonico, situata all’interno delle Mura Vaticane. Come ricorda Mons. Stefan Heid, rettore dell’Istituto Pontificio di Archeologia Cristiana: “Papa Benedetto XVI, allora Joseph Ratzinger, venne qui nel 1982 e soggiornò nella stanza ‘Colonia’. Divenne membro della confraternita e del collegio. È stato il primo Papa a farne parte, il suo membro più illustre.”
Poco dopo la sua elezione, Benedetto XVI tornò in visita, segno del legame profondo con questa confraternita.