Nell’Udienza Generale tenutasi ieri, 8 gennaio 2025, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, Papa Francesco e i fedeli hanno assistito con entusiasmo a uno spettacolo circense, caratterizzato da acrobazie e dall’inaspettata apparizione di due elefanti animatronici, che hanno subito catturato l’attenzione generale.
L’immagine del Santo Padre che accarezza con tenerezza la proboscide di uno degli elefanti richiama inevitabilmente il ricordo di Annone, un maestoso elefante albino di quattro anni proveniente dall’India, che cinque secoli fa fu la mascotte di Papa Leone X e abitò nei Giardini Vaticani.
Nel libro Il Vaticano come non te lo hanno mai raccontato, il giornalista Javier Martínez-Brocal narra i dettagli dell’insolita amicizia tra il pontefice della famiglia Medici e questo elefante, giunto dall’India attraverso Lisbona come dono del re Manuele I del Portogallo.
Manuele di Aviz offrì questo imponente animale al successore di San Pietro per celebrare l’inizio del suo pontificato. Il nome Annone si riferiva al generale cartaginese che, durante la Prima Guerra Punica, si oppose a combattere contro Roma. Secondo Martínez-Brocal, “era un modo poetico per presentarsi come un alleato cordiale”.
L’arrivo di Annone a Roma
Quando Annone arrivò nella Città Eterna, i cittadini romani e i membri della curia si riversarono per le strade per assistere all’evento. Accolto personalmente da Papa Leone X vicino a Castel Sant’Angelo, l’elefante si inginocchiò tre volte davanti al pontefice su comando del suo domatore. Successivamente, l’animale riempì la proboscide di acqua e la spruzzò su cardinali e fedeli, suscitando risate e applausi.
Annone divenne rapidamente un simbolo di Roma, partecipando a processioni ed eventi speciali. Tuttavia, solo le persone di massima fiducia del papa potevano avvicinarsi a lui.
La vita e la morte di Annone
Annone visse inizialmente nei giardini vaticani, nella zona del Belvedere, ma successivamente fu trasferito in un recinto lungo il passaggio che collega Castel Sant’Angelo al Vaticano. Purtroppo, morì due anni dopo il suo arrivo a causa di un’angina pectoris. La storia narra che Leone X fosse presente nei suoi ultimi momenti e che l’elefante fu sepolto nel Cortile del Belvedere, a nord della Basilica di San Pietro.
Un’eredità artistica
La memoria di Annone fu onorata dallo stesso pontefice, che scrisse un epitaffio in suo ricordo. Anche il celebre pittore Raffaello, il cui atelier si trovava vicino al luogo dove viveva l’animale, lo immortalò in almeno quattro schizzi.
Il monaco Fra Giovanni da Verona dipinse un ritratto del pachiderma, oggi visibile nei Musei Vaticani, in una delle Stanze di Raffaello. Annone ispirò anche lo storico statunitense Silvio Bedini, autore del libro L’elefante del papa.
L’arrivo mancato di Ganda, il rinoceronte
Un anno dopo l’arrivo di Annone, Manuele I del Portogallo donò al papa un altro animale esotico: Ganda, un rinoceronte indiano ricevuto in regalo da un sultano gujarati.
Tuttavia, Roma non vide mai Ganda, poiché la nave che lo trasportava naufragò vicino a Genova. La sua fama si diffuse comunque in Europa grazie agli schizzi realizzati da artisti basandosi sulle descrizioni di chi lo aveva visto. Uno degli schizzi più celebri è quello del pittore tedesco Albrecht Dürer, che immortalò l’animale senza averlo mai visto di persona.
Articolo tradotto e adattato dal team di ewtn.it. L’originale può essere trovato qui.