Il teologo Karl Wallner presenta il lavoro di Missio Austria nel mondo
E se il male che affligge l’Europa – la progressiva perdita di fede – fosse almeno tanto preoccupante quanto lo stato di povertà materiale in cui versano i paesi in via di sviluppo? Il dubbio viene parlando con padre Karl Wallner OCist che, da Direttore nazionale dell’Opera Pontificia “Missio“ Austria e Professore presso l’Università di Scienze Applicate Benedetto XVI di Heiligenkreuz, gode di una posizione privilegiata per osservare entrambi i fenomeni, la fame e la fame di fede, in tutta la loro drammarticità.
Padre Wallner, la sua formazione filosofica e teologica le offre una prospettiva particolare nello svolgere il suo ruolo di direttore di un’importante opera pontificia?
“Ci sono molte organizzazioni che vogliono rendere il mondo migliore. Fin dalla nostra fondazione, nel 1922, i pontefici ci hanno affidato il compito di non essere una ONG umanitaria qualsiasi, ma di concentrarci su Gesù Cristo e continuare la sua missione nel mondo. Siamo stati fondati in Francia nel 1822 da una laica, la Beata Paolina Maria Jaricot, attraverso un movimento di preghiera del Rosario! La situazione nei Paesi dell’Africa, dell’Asia e del Sud America è in molti casi terribile. La Chiesa deve affrontare ovunque fame, persecuzioni e ingiustizie. È molto importante per me essere un monaco e un sacerdote devoto, che possa esporre a Dio in preghiera, ogni giorno, i pesi
che vivo. Come potrei reggere altrimenti quando ricevo dalla Nigeria le foto di decine di cadaveri uccisi da Boku Haram o le immagini dei campi profughi in Sud Sudan, in Myanmar, in Congo, oppure le immagini di tanta miseria ad Haiti?”.
Qual è lo stile di Missio nell’affrontare tutto questo?
“Non ci limitiamo a raccogliere donazioni, ma puntiamo innanzitutto sulla preghiera e sulla fiducia in Dio. Abbiamo un movimento di preghiera chiamato “Dio può”, in cui si prega una decina del Rosario al giorno per la conversione dei giovani. Trasmettiamo una Messa quotidiana a mezzogiorno attraverso il nostro canale YouTube www.missio-live.at e le principali emittenti cattoliche
K-TV e EWTN. Abbiamo una rivista intitolata “allewelt” (www.allewelt.at), in cui riportiamo notizie di speranza dalla Chiesa mondiale, e abbiamo allestito uno studio televisivo nella nostra sede. Lo chiamiamo “allewelt-Studio” perché Gesù ci ha dato la missione di annunciare il Vangelo in tutto il mondo. Insomma, facciamo semplicemente quello che Papa Francesco mi ha detto di fare in ogni incontro che ho avuto con lui negli ultimi otto anni: “Inizia con la preghiera!”.
Dal punto di vista umanitario quale crisi internazionale la preoccupa di più?
“Al momento, la situazione nella Repubblica Democratica del Congo, a Goma, è la nostra priorità. Ma anche l’aiuto ai cristiani in Siria. Inoltre, tutti sembrano essersi dimenticati della Chiesa in Ucraina. Noi no. Ma altrettanto importanti sono le centinaia di progetti “normali”: le tante scuole, gli asili, le scuole professionali e gli orfanotrofi, ma anche i monasteri e gli ospedali che stiamo aiutando a costruire. Missio Austria ha la fortuna di poter aiutare più che in passato, perché ora siamo più conosciuti e le donazioni sono quindi aumentate in modo significativo. Ciò che mi preoccupa di più però non sono le difficoltà, la fame e i conflitti che stiamo vivendo, ma l’insensibilità di noi cristiani austriaci. Ad essere onesti ciò che mi preoccupa di più è la situazione della nostra Chiesa in Europa. Siamo una Chiesa mondiale vibrante e in crescita, con quasi 1,4 miliardi di persone. L’Austria, con 4,7 milioni di persone, è solo lo 0,34%! Guardare alla Chiesa viva in Africa, ad esempio, ci aiuterebbe a ritrovare la speranza”.
A proposito di crisi di fede. Se si guarda ai Paesi di lingua tedesca si ha l’impressione che le attività caritatevoli siano tenute in maggiore conto della stessa fede. È una sensazione sbagliata?
“No, è vero! Anche le persone che non si riconoscono più nella Chiesa apprezzano comunque il suo lavoro caritativo e umanitario. La ragione di ciò risiede nello sviluppo storico dell’Europa. Dopo l’Illuminismo del XVIII-XIX secolo, le persone hanno perso sempre più la fede in Gesù Cristo come
Signore e Salvatore. Il cristianesimo è stato massicciamente contrastato dalla massoneria, dal nazionalsocialismo, dal comunismo e da altre ideologie. Solo una cosa è rimasta degna di stima. E cioè che la Chiesa pratichi la carità, cioè che faccia del bene alle persone. D’altra parte, essere buoni è diventato un valore anche nella società secolare”.
Ma la carità può davvero sopravvivere senza fede?
“No, non credo che questo possa funzionare a lungo termine. Possiamo gestire la mera bontà solo finché non ci pesa. Il peccato originale ci impedisce di essere permanentemente buoni così come siamo. Per me, quindi, rafforzare la fede cristiana è la chiave per rafforzare l’“umanità”.
Missio Austria aiuta i più poveri e i più deboli in modo da promuovere al contempo la fede cristiana”.
Faccia un esempio di come questo funziona.
“Potremmo inviare miliardi di aiuti allo sviluppo nel Sud del mondo. Ebbene, non avrebbero nessun effetto perché si disperderebbero nella corruzione e nella cattiva gestione, se non ci sono persone che agiscono per coscienza e carità cristiane. Ecco perché i nostri partner di progetto sono sempre suore, comunità religiose, vescovi e sacerdoti”.
Cosa si augura per Missio in questo Anno Giubilare?
“Il mio desiderio più grande per l’Anno Santo 2025 è un risveglio missionario della Chiesa nei paesi di lingua tedesca”.
Questo articolo è stato pubblicato su ACI Stampa e ripreso dal team di EWTN Italia