Il programma del pontificato in pieno stile latinoamericano
La prima enciclica tutta di Francesco, stravolge gli schemi di questo genere letterario e magisteriale. La Laudato si’ non è solo un atto di magistero sulla dottrina sociale, è la nascita di un nuovo genere letterario nei documenti pontifici. Normalmente, in epoca moderna, in una enciclica i pontefici hanno inserito dei temi dottrinali che segnavano il Magistero. Ma la Laudato si’ non è un testo dottrinale, è piuttosto una lettera pastorale basata sul metodo classico latinoamericano del vedere, giudicare, agire. Così il testo è diviso in sei capitoli, ma di fatto in tre parti. Ed è lo stesso Papa Francesco nei primi paragrafi a spiegarlo.
Dopo aver invitato i lettori alla meraviglia di fronte al creato come quella che aveva San Francesco come unica strada verso una ecologia integrata.
“In primo luogo- scrive il Papa- farò un breve percorso attraverso vari aspetti dell’attuale crisi ecologica allo scopo di assumere i migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile, lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue. A partire da questa panoramica, riprenderò alcune argomentazioni che scaturiscono dalla tradizione giudeo-cristiana, al fine di dare maggiore coerenza al nostro impegno per l’ambiente. Poi proverò ad arrivare alle radici della situazione attuale, in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde. Così potremo proporre un’ecologia che, nelle sue diverse dimensioni, integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda. Alla luce di tale riflessione vorrei fare un passo avanti in alcune ampie linee di dialogo e di azione che coinvolgano sia ognuno di noi, sia la politica internazionale. Infine, poiché sono convinto che ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo, proporrò alcune linee di maturazione umana ispirate al tesoro dell’esperienza spirituale cristiana.”
Non c’è sintesi migliore. Lo scopo del Papa è quello di dare del materiale alla gente per prendere coscienza della necessità di una “conversione ecologica” espressione mutuata da Giovanni Paolo II.
Ecco perché il Papa sceglie di citare non tanto i Padri e la Scrittura, ma le conferenze episcopali e alcuni pensatori moderni, a cominciare da Romano Guardini. Ecco perché da spazio al pensiero del Patriarca Bartolomeo e cita perfino, anche se in nota, un pensatore sufi.
É lo stesso metodo della Evangelii gaudium, ma certo una esortazione apostolica ha un altro valore magistrale rispetto ad una enciclica. Proprio nella Evangelii gaudium il Papa aveva lasciato intendere che alle Conferenze episcopali andasse data anche una potestà dottrinale che al momento non hanno. L’ultimo documento pontificio in materia è l’ Apostolos Suos di Giovanni Paolo II e c’è poi la esortazione apostolica post sinodale Pastores gregis sul ruolo dei vescovi.
Ma poi, come vedremo, Papa Francesco si avventurerà sul cammino tormentato della sinodalità confondendo un po’ le acque.
Ma Papa Francesco sembra voler andare oltre. In questo senso la enciclica “verde” del Papa sembra voler essere più un manuale, un testo da usare per la catechesi e nei consessi politici internazionali per combattere lobbies e potentati oltre che per risvegliare le coscienze.
Le indicazioni pratiche che costellano il testo pontificio sono un cambio radicale di stile.
Mezzi pubblici, aria condizionata e riciclo della carta sembrano, a prima vista, poco importanti in un testo magisteriale. Ma per Francesco sono lo scopo stesso del testo. Uno scopo principalmente pastorale. Come pastorale è la indicazione di pregare ai pasti, o quella di “adottare” un monumento cittadino e prendersene cura a favore di tutti.
E pastorale è l’idea centrale della ecologia integrata, che unisce la cura della terra alla cura dell’ uomo.
Non solo prassi però. Il Papa nel testo inserisce tutti i temi ormai classici della “ecologia umana” ampliandone però le competenze. Del resto l’enciclica, come tutte le encicliche degli ultimi decenni, è rivolta a tutti gli uomini di buona volontà, anche se invece di scriverlo nella intestazione il Papa preferisce spiegarlo nel testo.
Così come pratica è la scelta di due preghiere composte per essere usate dai credenti di tutte le religioni una, e l’altra dai cristiani. Metodo Bergoglio, con tante descrizioni drammatiche delle realtà che lasciano pensare solo alla fine che la fede cristiana è un invito alla gioia: “Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza.”
Sei capitoli, 190 pagine, 246 paragrafi. I numeri dell’enciclica di Papa Francesco danno l‘idea di un lavoro in grande. In effetti il testo è ricco di ogni tipo di riferimento ai temi che possono avere a che fare con l’ambiente e il creato di cui ovviamente fa parte l’uomo.
L’assunto principale è che chi distrugge l’ambiente distrugge i deboli, coloro che non possono difendersi da lobbies economiche e poteri forti. Lo scopo del Papa è risvegliare non solo la coscienza dei cristiani e degli uomini di fede ma anche di tutti coloro cha hanno a cuore il futuro dell’uomo.
Una serie di inviti alla gente comune a comportamenti sobri, responsabili e alle buone pratiche che rendono ognuno libero.
Ma per il Papa, oltre alla spiritualità cristiana che quasi con pudore presenta nel testo, ci sono le buone intenzioni di tutti gli uomini di religione.
Il Papa si basa sul magistero dei predecessori in particolare sulla Caritas in vertiate di Benedetto XVI e su molti testi di Giovanni Paolo II. Dal Papa polacco prende in particolare la riflessione sul lavoro e sulla conversione ecologica, ampliandola in senso non tanto e solo religioso, ma civile e politico.
La base etica dell’enciclica nasce da una frase che indica per il Papa la origine di tutti i mali: “l’idea che non esistano verità indiscutibili che guidino la nostra vita, per cui la libertà umana non ha limiti.”
Per Francesco il modello è Francesco. “Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma.”
E da questo, dopo aver raccontato la situazione mondiale secondo teorie scientifiche più o meno aggiornate. “Ma- dice il Papa- oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.” E questo è il cuore dell’ enciclica al di là dei singoli dettagli. Situazioni che provocano i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta.”
Il Papa è politicamente certo che “la sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei Vertici mondiali sull’ambiente.” E ricorda che “occorre riconoscere che i prodotti della tecnica non sono neutri, perché creano una trama che finisce per condizionare gli stili di vita e orientano le possibilità sociali nella direzione degli interessi di determinati gruppi di potere. Certe scelte che sembrano puramente strumentali, in realtà sono scelte attinenti al tipo di vita sociale che si intende sviluppare.”
E c’è anche la “ecologia umana” che significa rispetto della dignità. “Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità – per fare solo alcuni esempi –, difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa.” Scrive Francesco e aggiunge: “è preoccupante il fatto che alcuni movimenti ecologisti difendano l’integrità dell’ambiente, e con ragione reclamino dei limiti alla ricerca scientifica, mentre a volte non applicano questi medesimi princìpi alla vita umana”.
Poi ci sono gli inviti all’azione: “È molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita.” Ed è per questo che “un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo. Viceversa, il mondo del consumo esasperato è al tempo stesso il mondo del maltrattamento della vita in ogni sua forma.”
Nella parte finale del testo c’è anche la riflessione più cattolica. E una indicazione per i fedeli praticanti che vedono non solo l’ambiente, ma il Creato (il Papa tra l’altro sembra sostenere l’dea dell’ intelligent design). “L’Eucaristia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato.”
Una idea che traghetta il lettore alle preghiere finali, una interreligiosa e una cristiana che si conclude con le prime parole: Laudato si’.
E si può dire che questo testo è stato il programma del pontificato.
Questo articolo è stato pubblicato su ACI Stampa e ripreso dal team di EWTN Italia