“Maestro di Sapienza/ e padre della fede,/ tu splendi come fiaccola/ nella Chiesa di Dio./ In te il divino Spirito/ dispensa con amore/ il pane e la parola/ sulla mensa dei piccoli”. Questo l’incipit delle Lodi di oggi intonate dai Vescovi per il ritiro spirituale che coinvolgerà (da oggi fino al 1° ottobre) i padri sinodali della seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo. E sarà allo Spirito Santo che i partecipanti chiederanno ispirazione per questa nuova sessione che si svolgerà da mercoledì 2 ottobre a domenica 27 ottobre 2024.
La riflessione per le Lodi è stata affidata a Madre Maria Ignazia Angelini, badessa del monastero benedettino di Viboldone (Milano), impegnata da sempre nell’ecumenismo e nel dialogo con i non credenti. L’Angelini così si è espressa con tutti i Vescovi: “I loghismoi, la ricerca del dialogo, l’incomunicabilità tra le differenze, le barriere tra generazioni, tra culture abissalmente diverse: tutti gli ostacoli che abbiamo ben misurato in questi mesi di cammino tra un’Assemblea e l’altra, qui vengono confrontati con la misura di verità”. E ha continuato: “L’arte del dialogo qui rifondata, nella chiesa sinodale è decisiva, alternativa a tutti i dialoghismoi che più o meno consapevolmente portiamo in cuore. Arte che nasce da un piano di realtà, che Dio assume: dal dolore di una sordità percepita. Questa pazienza di Gesù nel farsi intendere da coloro che – pure scelti perché stiano con lui –, restano sordi, è rivelante: dice Dio. Che mai si arrende nella sua sete del Tu umano. E fonda l’arte del dialogo”.
Di seguito, il Cardinal Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo, ha rivolto alcune parole come indirizzo di saluto all’Assemblea sinodale: “Siamo come Mosè sul Sinai alla presenza del Signore. Anche a noi oggi il Signore ripete: «togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo santo». Sì, l’Assemblea sinodale è “luogo santo” di incontro con il Signore che è presente lì dove «due o tre» sono riuniti nel suo nome. O entriamo in questa prospettiva di preghiera, di fede, di incontro con Dio, o non assumiamo un autentico stile sinodale, non viviamo un’esperienza di sinodalità. Infatti il Sinodo non può che essere una preghiera, una liturgia, nella quale l’attore principale non siamo noi, ma lo Spirito Santo”.
E’ stata poi la volta di due meditazioni condotte dal padre domenicano Timothy Peter Joseph Radcliffe. La prima, con tema “Resurrezione: ricerca nel buio”, prende spunto dal Vangelo di Giovanni, al capitolo 20. Tutta la meditazione si concentra sul tema: la missione della Chiesa sinodale chiama ad essere come Maria Maddalena, il discepolo amato e Pietro, tutti in cerca del Signore risorto. Padre Radcliffe parte da una riflessione sul presente della Chiesa: “Siamo di fronte non tanto all’ateismo quanto ad una dilagante indifferenza. Lo scetticismo avvelena anche il cuore di molti credenti”. E continua: “Dall’ultima Assemblea, tante persone, compresi i partecipanti a questo Sinodo, hanno espresso i loro dubbi sulla possibilità di ottenere qualcosa. Come Maria Maddalena, alcuni dicono: “Perché ci hanno tolto la speranza?” Ci aspettavamo tanto dal Sinodo, ma forse ci saranno solo più parole”. Ma, allo stesso tempo, ha rassicurato che “nonostante sia buio, il Signore è già presente nel giardino con Maria di Magdala e con noi”. E ha continuato, con speranza: “L’alba è vicina. Come Maria Maddalena, riceveremo più di quanto cerchiamo se anche noi saremo aperti all’incontro con il Signore”. Pone poi sul tavolo alcune questioni alle quali il Sinodo dei Vescovi è chiamato a rispondere, come ad esempio sul ruolo delle donne nella Chiesa: “Queste sono domande importanti. Ma non possono essere viste semplicemente come domande sulla possibilità o meno di concedere qualcosa. Ciò significherebbe rimanere lo stesso tipo di Chiesa. Le domande che ci troviamo ad affrontare dovrebbero essere più simili a quelle dei Vangeli, che ci invitano a vivere insieme più profondamente la vita del Risorto”. E rassicura: “Saremo capaci di mediare la presenza di Dio solo se saremo presenti gli uni davanti agli altri in questo Sinodo”. Padre Radcliffe è sicuro che questo Sinodo “sarà un momento di grazia se ci guardiamo con compassione e vediamo le persone che sono come noi, in ricerca. Non i rappresentanti dei partiti della Chiesa, quell’orribile Cardinale conservatore, quella spaventosa femminista! Ma compagni di ricerca, feriti ma gioiosi”.
La seconda meditazione prende spunto sempre dal Vangelo di Giovanni, capitolo 20. Il titolo è “La stanza chiusa a chiave”. Padre Radcliffe essorta tutti a “essere vicini ai ricercatori del nostro tempo. Ma diventeremo predicatori della risurrezione solo se saremo vivi in Dio”. E poi si concentra sull’esempio luminoso dei santi: “La santità è essere vivi in Dio”. Cita gli esempi di Charles de Foucauld, di Teresa d’Avila fino ad arrivare a Carlo Acutis. Continua poi: “Il primo compito della leadership è condurre il gregge fuori dai piccoli ovili all’aria fresca dello Spirito Santo. La leadership apre le porte chiuse di stanze soffocanti. I discepoli sono imprigionati dalla paura. Pensiamo allora alle paure che possono impedirci di diventare vivi in Dio, e quindi predicatori del vangelo della vita in abbondanza”. Mette in guardia i padri sinodali: “Il nostro feroce amore per la Chiesa può anche, paradossalmente, renderci chiusi di mentalità: la paura che essa venga danneggiata da riforme distruttive che minano le tradizioni che amiamo. O il timore che la Chiesa non diventi la casa spalancata che desideriamo. È profondamente triste vedere che spesso la Chiesa venga ferita da coloro che la amano, ma in modo diverso!”. Lo sguardo si amplia al presente della società che sta vivendo un’ “immaginazione violenta” dove il Corpo di Cristo “è sfigurato da siti web velenosi, pieni di accuse crudeli, caricature e odio”. Davanti a questo scenario però abbiamo “i grandi insegnamenti della nostra fede, il nostro Credo” che “aprono le porte dei nostri cuori e delle nostre menti. Ci spingono oltre le piccole risposte e alla ricerca infinita di Colui che è amore infinito e verità, che supera per sempre la nostra portata”. La meditazione si chiude con alcune domande fondamentali per tutto il cammino sinodale: “Come invitare gli uomini del nostro tempo ad entrare nello spazio ampio della nostra fede? Come possiamo, ad esempio, toccare la loro immaginazione con la gloriosa dottrina della Trinità, l’insegnamento più concreto e pratico che ci sia?”.
E a queste domande i Padri sinodali saranno chiamati a rispondere con l’aiuto dello Spirito Santo.