In una intervista a EWTN News, l’arcivescovo Georg Gänswein racconta per la prima volta in modo aperto la sua riconciliazione con Papa Francesco, le tensioni vissute dopo la morte di Benedetto XVI e il suo attuale impegno come nunzio apostolico nei Paesi baltici, in un contesto segnato dalla guerra e dalle sfide dell’ecumenismo.
Una riconciliazione autentica
L’arcivescovo Gänswein ha ammesso con sincerità che tra lui e Papa Francesco ci sono state “certe difficoltà, certe tensioni”, ma ha voluto chiarire subito che “non si può parlare di una rottura”. Secondo il suo racconto, “non tutto è andato come la stampa ha riportato”, smentendo quindi le interpretazioni più drammatiche del distacco tra i due.
Il momento della riconciliazione è avvenuto nel gennaio 2024, in occasione della Messa per il primo anniversario della morte di Papa Benedetto XVI, celebrata il 31 dicembre 2023 nella Basilica di San Pietro. Due giorni dopo, Gänswein è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco. “Quello fu il momento del processo di distensione”, ha spiegato, aggiungendo con gratitudine che “il fatto che poi sia stato nominato nunzio nei Paesi baltici è senza dubbio frutto di ciò”.
Il presule ha anche ricordato che “non è stato che ci siamo separati in disaccordo” e ha definito la sua prima udienza da nunzio con il Papa, nel novembre 2024, “molto cordiale”. Guardando a quel cammino, ha descritto i tre momenti chiave – l’incontro di gennaio, la nomina di giugno e l’udienza di novembre – come “una tripla sequenza che mi ha restituito la pace interiore”. Di recente ha anche visitato la tomba del Papa Francesco, deceduto il 21 aprile 2025, e ha confidato che lì, in preghiera, “si è completata la riconciliazione”.
La missione nei Paesi baltici
Mons. Gänswein ha poi parlato della sua attuale missione diplomatica nei Paesi baltici, dove ha sede a Vilnius, capitale della Lituania. In quella regione, la guerra tra Russia e Ucraina si avverte fortemente nella popolazione. “C’è una presenza atmosferica della guerra”, ha osservato. “È importante vedere la realtà, affrontarla, ma anche prenderla sul serio. Dobbiamo continuare a vivere la vita normalmente. E come cristiani abbiamo il grande dono che, nella fede, abbiamo una speranza chiara e anche un messaggio chiaro”.
Ha inoltre spiegato che, mentre la Lituania è cattolica all’80%, in Lettonia cattolici e ortodossi si equivalgono (circa il 20% ciascuno), ed in Estonia una parte significativa della popolazione è di origine russa, con una presenza ortodossa “notevole”.
L’ecumenismo ferito dalla guerra
La guerra in Ucraina ha complicato anche il dialogo ecumenico con le Chiese ortodosse. Mons. Gänswein ha commentato con preoccupazione il sostegno del patriarca ortodosso Kirill alla guerra, che ha provocato un distacco tra le Chiese baltiche e Mosca. “Come può il patriarca sostenere la guerra, che in realtà è una guerra fratricida, ovvero ortodossi che combattono ortodossi? Come può sostenerla?”, si è chiesto con amarezza. “È una nuova mela della discordia; si tratta, qui, non di tagliare i fili — che non sono più ponti — ma di mantenerli”.
Ha poi ribadito l’importanza del ruolo del Vaticano nella mediazione: “Il Vaticano rimane necessario come mediatore. In questa guerra non si tratta solo della Russia e dell’Ucraina: le grandi potenze giocano un ruolo importante”.
Infine, ha sottolineato la delusione di molti nei Paesi baltici nei confronti dell’attuale amministrazione statunitense: “Attualmente, la gente nei Paesi baltici è un po’ delusa dall’atteggiamento dell’attuale governo degli Stati Uniti; si aspettavano qualcosa di diverso. Ora bisogna imparare a fare i conti con i fatti e a riaggiustarsi”.
Tradotto e adattato dal team di EWTN Italia. L’originale si trova qui.