Skip to content

Autore: Victoria Cardiel

La bambina ucraina uccisa in un bombardamento russo la cui foto ha commosso Papa Leone XIV

Il giornalista Vito D'Ettorre mostra la foto di Maria e di sua madre Irina al Papa | Credit: Vatican Media
Il giornalista Vito D'Ettorre mostra la foto di Maria e di sua madre Irina al Papa | Credit: Vatican Media

Dopo il boato della prima esplosione, Irina cercò di proteggere la figlia dai detriti, coprendole il corpo con il suo. Era il 25 maggio 2024. Un missile russo teleguidato colpì il supermercato dove stavano facendo la spesa a Kharkiv, una delle regioni più colpite dai bombardamenti russi dall’inizio dell’invasione.

«La seconda bomba è caduta cinque minuti dopo. Tutto ha iniziato a bruciare, perché la maggior parte dei prodotti in quel supermercato erano altamente infiammabili. Non si è potuto fare nulla per loro. Solo il padre si è salvato», racconta suor Oleksia Pohranychna, che conosceva personalmente la famiglia.

«La piccola aveva un cuore enorme», ricorda con la voce rotta la religiosa ucraina in un’intervista ad ACI Prensa – partner di lingua spagnola di EWTN News. Si chiamava Maria. Aveva dodici anni e da quando ne aveva dieci faceva la volontaria nella cattedrale greco-cattolica di San Nicola a Kharkiv, nell’est dell’Ucraina, a pochi chilometri dal confine con la Russia.

La piccola Maria con la madre Irina in una foto dell’album di famiglia. Credit: per gentile concessione di Suor Oleksia

«Ogni giovedì distribuiamo cibo, vestiti e medicinali. Maria era volontaria insieme a sua madre e suo padre. A volte portavano il cibo anche a casa delle persone che non potevano uscire a causa dei bombardamenti», assicura suor Oleksia, che insieme a don Andriy Nasinnyk, direttore di Caritas Kharkiv, coordina la distribuzione degli aiuti umanitari anche nei luoghi più remoti e pericolosi, quelli più vicini al confine russo.

La religiosa della Congregazione di San Giuseppe ha accompagnato per il secondo anno consecutivo in Italia un gruppo di giovani ucraini che, per tre settimane, dall’8 giugno al 5 luglio, hanno potuto, possono e potranno dimenticare per un po’ gli orrori della guerra.

Un sogno spezzato dalla guerra

I ragazzi ucraini trascorreranno tre settimane in Italia, dall’8 giugno al 5 luglio. Credit: Cortesia Suor Oleksia

Grazie ai legami tra l’Esarcato greco-cattolico di Kharkiv e Caritas locale con varie organizzazioni umanitarie italiane, i ragazzi sono stati accolti da parrocchie e famiglie a Roma, Como e Ponte di Legno, in Lombardia.

Anche Maria avrebbe dovuto partecipare a questo viaggio verso la pace. «Era il suo sogno. Era tutto pronto perché venisse con noi in Italia», racconta suor Oleksia con voce commossa. Il sogno della piccola si è spezzato, come quello di tanti altri bambini rimasti intrappolati sotto le bombe.

Mercoledì 11 giugno il gruppo ha vissuto un momento molto speciale: ha potuto salutare personalmente Papa Leone XIV durante l’udienza generale del mercoledì. Con loro avevano una fotografia di Maria e di sua madre Irina.

I bimbi ucraini, a sinistra, Suor Oleksia tiene la foto della piccola Maria e di sua madre | Credit: Vatican Media

«Il Papa si è commosso quando gli ho spiegato che nel gruppo di bambini mancava Maria, morta con sua madre in un bombardamento», ha raccontato il giornalista di TV2000, Vito D’Ettorre.

Il giornalista della televisione italiana legata alla Conferenza Episcopale Italiana ha viaggiato più di dieci volte in Ucraina per documentare gli orrori della guerra e ha accompagnato il gruppo nell’incontro con il Papa. Racconta che il Santo Padre ha fatto il segno della croce sulla foto della bambina e della madre, visibilmente emozionato.

Una preghiera che sale al cielo

«Non abbiamo potuto portarla fisicamente, ma abbiamo portato la sua presenza, la sua storia, la sua memoria», dice suor Oleksia. E aggiunge:
«Maria ci ricorda che ogni bambino che muore in questa guerra non è un numero. È un mondo perduto. È una ferita aperta nel cuore dell’Europa. Ed è anche una preghiera che sale al cielo».

Mentre camminavano per Piazza San Pietro verso i posti riservati nelle prime file, i bambini esprimevano la loro gioia per essere così vicini al luogo da cui il Pontefice tiene la catechesi.

Suor Oleksia attende il Papa per mostrare la sua foto. Credit: Cortesia Suor Oleksia

Durante il breve incontro, Papa Leone XIV ha rivolto loro parole cariche di affetto:
«Quando si è avvicinato a noi ha giunto le mani in preghiera e ha detto: ‘Ucraina, io prego per voi’. Prima che potessimo dire qualcosa, lo ha detto lui. È stato molto commovente», ricorda la religiosa.

“I russi bombardano soprattutto obiettivi civili, anche le scuole”

Suor Oleksia conosce bene i danni terribili che la guerra ha inflitto all’infanzia ucraina. È difficile fare un bilancio preciso, ma secondo i dati ufficiali della piattaforma ucraina “Bambini della guerra”, dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala sono morti almeno 631 bambini e altri 1.971 sono rimasti feriti (dati al 4 giugno 2025).

Inoltre, le scuole sono chiuse da oltre tre anni. «I russi bombardano per lo più obiettivi civili, tra cui le scuole. Poiché non ci sono rifugi, sono tutte chiuse. È una perdita enorme», spiega la religiosa, sottolineando anche i limiti dell’istruzione online.

Da quando sono arrivati in Italia, questi bambini stanno recuperando, anche solo per pochi giorni, un po’ di quell’infanzia che la guerra ha rubato loro. L’esperienza quotidiana di trovarsi in un ambiente sicuro, senza sirene né esplosioni, è per loro qualcosa di completamente nuovo.

Il sacerdote romano don Paolo Pizzuti ha accolto i bambini per alcuni giorni nella sua parrocchia.

Il gruppo di ucraini è stato accolto da parrocchie e famiglie. Credit: Per gentile concessione di suor Oleksia

«Durante l’ultima guerra, nel 1944, la mia famiglia perse otto persone in un bombardamento, tra cui mia nonna di 29 anni e mio zio di cinque. Mia madre si salvò perché era andata al catechismo. Aiutare questi bambini mi ha fatto rivivere quell’esperienza vissuta dalla mia famiglia», racconta.

Il sacerdote sottolinea che offrire loro la possibilità di vivere una vita normale significa «far vedere che nel mondo non c’è solo il male».

«Loro non hanno colpa della guerra, se la sono trovata addosso per colpa di altri», lamenta.

Don Pizzuti afferma che privare bambini e adolescenti della loro infanzia è un atto di crudeltà.
«La guerra lascia ferite che durano decenni. Accompagnarli nella fede significa far loro capire che Dio non c’entra nulla con la guerra, che soffre con noi, che è accanto a loro, che non li abbandona, che è un rifugiato con loro. Bisogna dire loro di non dubitare mai dell’amore e della presenza del Signore», conclude.

Tradotto e adattato dal team di ewtn.it. L’originale si trova su aciprensa.com.

Looking for the latest insights

on church and culture?

Get articles and updates from our WEEKLY NEWS newsletter.

Condividi

Leggi anche

Altre notizie correlate a questo articolo

More news

Find other articles

IN DIRETTA
DAL VATICANO

Siate presenti in
diretta su EWTN.it