Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato il 19 maggio che, dopo una telefonata di due ore con il presidente russo Vladimir Putin, Russia e Ucraina inizieranno “immediatamente” i negoziati per un cessate il fuoco, e che il Vaticano potrebbe essere la sede di tali colloqui.
«I negoziati tra Russia e Ucraina inizieranno immediatamente. L’ho comunicato al presidente Volodymyr Zelenskyy dell’Ucraina; alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen; al presidente della Francia Emmanuel Macron; alla presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni; al cancelliere tedesco Friedrich Merz; e al presidente della Finlandia Alexander Stubb, durante una chiamata con me subito dopo la conversazione con il presidente Putin», ha scritto Trump.
«Il Vaticano, rappresentato dal Papa, ha espresso grande interesse a ospitare i negoziati. Che il processo abbia inizio!», ha concluso.
Sui social, Trump ha descritto il “tono e lo spirito” della conversazione con Putin come “eccellenti”.
Il Vaticano non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento sulle dichiarazioni di Trump. Tuttavia, lo scorso venerdì, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha affermato ai giornalisti che «il Papa intende mettere a disposizione il Vaticano, la Santa Sede, per un incontro diretto tra le due parti».
Zelensky, in una conferenza stampa tenutasi lunedì, ha detto di voler che l’incontro si tenga il prima possibile, e ha indicato Turchia, Vaticano o Svizzera come possibili Paesi ospitanti, secondo quanto riportato dalla BBC. Meloni, dal canto suo, ha espresso il suo sostegno all’ipotesi del Vaticano come sede dei negoziati.
Nei dieci giorni successivi alla sua elezione l’8 maggio, Papa Leone XIV ha assunto una posizione più favorevole all’Ucraina rispetto al suo predecessore, Papa Francesco. Fin dalle prime ore del suo pontificato, Leone XIV ha parlato telefonicamente con Zelensky, incontrandolo poi in udienza privata lo stesso giorno della sua Messa inaugurale.
Il nuovo Pontefice ha anche invocato dei negoziati per una “pace giusta e duratura” in Ucraina nei suoi due primi messaggi del Regina Caeli, l’11 e il 18 maggio, e una delle sue prime udienze ufficiali è stata con l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina.
Come vescovo in Perù, nel 2022, l’allora mons. Robert Prevost si era espresso con chiarezza sulla guerra, definendo l’invasione russa “imperialista”, a differenza di Papa Francesco, che nei suoi appelli ha evitato tale linguaggio, arrivando persino a chiedere che l’Ucraina “sventolasse bandiera bianca”. Francesco aveva affidato al cardinale Matteo Zuppi la missione di inviato per la pace in Ucraina.
Tradotto e adattato dalla redazione di ewtn.it. L’originale si trova su Catholic News Agency.