Il cardinale John Ribat, arcivescovo di Port Moresby (Papua Nuova Guinea), ha dichiarato che la santità personale e la capacità di essere una figura unificatrice saranno requisiti fondamentali per il successore di Papa Francesco. Le sue parole, pronunciate all’uscita dalla sesta Congregazione Generale, offrono uno spunto sulla riflessione in corso tra i cardinali in vista del prossimo conclave.
La santità come criterio prioritario
“La santità personale è molto importante per il prossimo Papa”, ha detto il cardinale Ribat ai giornalisti martedì mattina, all’uscita dalla Congregazione Generale. “Deve essere una persona aperta e capace di mantenere l’unità, non in senso negativo, ma nel senso di guidarci tutti insieme nel cammino della Chiesa”, ha aggiunto.
Rispondendo a una domanda del National Catholic Register sui temi trattati nella sessione, il cardinale ha spiegato che l’attenzione si è concentrata su “tematiche ecclesiali”, su “quanto ha realizzato Papa Francesco e su ciò che dobbiamo continuare a fare”. Si è parlato anche di giovani, culture diverse, religioni, delle iniziative portate avanti dal pontefice emerito e della sinodalità.
Il contributo di un cardinale del Sud del mondo
Il cardinale Ribat, 68 anni, è noto per il suo impegno nella giustizia sociale, nella difesa dell’ambiente e nell’ecumenismo. È stato creato cardinale da Papa Francesco nel 2016, diventando il primo porporato della Papua Nuova Guinea. Martedì mattina, è stato tra i pochi cardinali ad accettare di parlare con la stampa varcando la Porta del Perugino.
Alla domanda se si possa prevedere il Paese di provenienza del prossimo Papa, ha risposto: “Non siamo ancora arrivati a discuterne. Questo resta un punto aperto.” Ha poi condiviso una riflessione ascoltata durante le sessioni: “Un cardinale ha detto: abbiamo già un Papa tra noi, ma non sappiamo chi sia, né da dove venga.”
Quanto alla durata del conclave, ha ammesso che è impossibile prevederla: dipenderà da quanto sarà condivisa o frammentata la preferenza dei cardinali.
La sesta Congregazione e i temi affrontati
La sessione del 29 aprile è stata la sesta Congregazione Generale da quando i cardinali hanno iniziato i loro incontri la settimana precedente. Secondo il Vaticano, erano presenti 183 cardinali, di cui 124 elettori. Circa 20 hanno preso la parola. Dopo aver concordato data e logistica del conclave, le sessioni hanno affrontato temi legati alle esigenze attuali della Chiesa, alla situazione della Curia romana, e alle sfide che attendono il futuro Papa.
In conferenza stampa, il portavoce vaticano Matteo Bruni ha spiegato che i cardinali hanno condiviso riflessioni a partire dalle loro esperienze continentali e regionali, affrontando le problematiche globali e le risposte che la Chiesa può offrire. Bruni ha inoltre confermato che il cardinale Giovanni Angelo Becciu non parteciperà al conclave, in obbedienza alla volontà di Papa Francesco.
Il rito del conclave secondo la tradizione
Il Vaticano ha confermato che il prossimo conclave seguirà lo stesso protocollo del 2013. Il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio, presiederà la Messa “Pro Eligendo Pontefice” il 7 maggio alle ore 10:00 nella Basilica di San Pietro.
Il conclave avrà inizio ufficialmente alle 16:30 dello stesso giorno. Come da tradizione, i cardinali elettori parteciperanno a una preghiera nella Cappella Paolina, dove reciteranno le Litanie dei Santi prima di entrare in processione nella Cappella Sistina.
Lì canteranno il Veni Creator Spiritus, quindi ciascun cardinale farà il solenne giuramento di adempiere fedelmente al munus Petrinum, l’ufficio di successore di Pietro, e di mantenere il più assoluto segreto sull’intero svolgimento del conclave.