Tutti abbiamo nella nostra mente la famosa preghiera: “Angelo di Dio che sei mio custode”. Una preghiera tramandata dai nostri nonni, dai nostri genitori. Molti scrittori e santi della Chiesa, come Agostino, Tertulliano, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Girolamo e Gregorio di Nissa hanno affermato che ciascun essere umano è dotato di un proprio angelo. L’angelo custode ci accompagna lungo la strada da intraprendere nella vita e non ci abbandona mai. A ricordarlo è stato più volte lo stesso Papa Francesco: “Un amico che noi non vediamo, ma che sentiamo”. E un amico che un giorno “sarà con noi in Cielo, nella gioia eterna”.
La memoria dei Santi Angeli è celebrata dal 1670. Il 2 ottobre è la data fissata da Papa Clemente X (1670-1676). Mentre la Chiesa Ortodossa li celebra l’11 gennaio. Importante ricordare che l’esistenza degli Angeli è dogma di fede, definito più volte dalla Chiesa come: nel Simbolo Niceno, nel Simbolo Costantinopolitano, nel IV Concilio Lateranense (1215) e durante il Concilio Vaticano I (1869-70)).
Il nome angelo, nella sua etimologia greca, “anghelos”, uguale a quella ebraica (mal’ak), indica propriamente la funzione di messaggero o ambasciatore: colui che annuncia, dunque. Ma, attraverso le gerarchie degli angeli, poi, troviamo diversi compiti a loro affidati. In merito a questa grandissima gerarchia, lo stuolo di angeli, fra i tanti scrittori-teologi che ne hanno parlato, è importante citare Dionigi in particolare, che spiega che tra Dio e l’uomo vi è una “gerarchia celeste”, costituita dal mondo angelico, in posizione intermedia fra il mondo umano e Dio: questa sequela di angeli è connessa strettamente all’umano.
Ci sono diversi passaggi della Bibbia in cui possiamo trovare citati gli Angeli custodi. E’ il caso del Libro dell’Esodo, ad esempio: “Ecco, io mando un Angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato”. Vi è poi la lotta con l’angelo di Giacobbe (Genesi 32, 25-29); la scala percorsa dagli angeli, sognata da Giacobbe (Genesi, 28, 12); i tre angeli ospiti di Abramo (Genesi, 18); l’intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco; l’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto.
Tanti episodi, fino ad arrivare al Vangelo di Matteo, al capitolo 18. In questo passo è lo stesso Gesù a dire: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.
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