Il Pontefice parla del processo in corso in Vaticano e affronta il tema delle opere d’arte dell’artista accusato di gravi abusi su religiose.
Il processo in Vaticano
Il processo canonico contro P. Marko Rupnik è ufficialmente iniziato e Papa Leone XIV invita a lasciare che la giustizia faccia il suo corso. Rispondendo alle domande della stampa a Castel Gandolfo, il 4 novembre, Leone XIV ha affermato:
«Di recente è iniziato un nuovo processo, sono stati nominati i giudici. E i procedimenti giudiziari richiedono tempo. So che è molto difficile chiedere pazienza alle vittime, ma la Chiesa deve rispettare i diritti di tutte le persone».
Il Papa ha ricordato un principio fondamentale:
«Il principio secondo cui una persona è innocente fino a prova contraria vale anche nella Chiesa. Auspico che questo processo, appena iniziato, possa portare chiarezza a tutte le persone coinvolte».
Il Pontefice rispondeva a una domanda della giornalista Magdalena Wolinska-Reidi (EWTN News), prima di rientrare in Vaticano. Dall’inizio di settembre, Leone XIV trascorre quasi tutti i martedì nella residenza apostolica di Castel Gandolfo.
Abusi e indagini
Il caso Rupnik ha scosso l’opinione pubblica cattolica. Il sacerdote sloveno — artista noto per opere di mosaico presenti in santuari e basiliche in tutto il mondo — è accusato di abusi sessuali, psicologici e spirituali contro donne consacrate negli anni ’80 e ’90, mentre erano sotto la sua direzione spirituale.
Lo scorso mese, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha nominato una commissione di cinque giudici per esaminare le accuse. L’indagine vaticana è stata avviata nell’ottobre 2023, quando Papa Francesco ha revocato la prescrizione dei delitti contestati.
Non è la prima volta che il caso finisce davanti alla giustizia ecclesiastica: già nel 2019 la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva avviato un procedimento penale amministrativo dopo le prime denunce considerate credibili. Nel 2020, il Vaticano annunciò che Rupnik era incorso nell’excomunione latae sententiae per aver assolto in confessione una persona con cui aveva peccato contro il sesto comandamento. L’excomunione fu poi revocata due settimane dopo da Papa Francesco.
La Compagnia di Gesù ha successivamente espulso Rupnik nel giugno 2023, citando una «persistente mancanza di obbedienza».
Arte sotto accusa
Il caso ha sollevato un ulteriore tema: cosa fare delle opere artistiche di Rupnik? Alcuni luoghi di culto hanno iniziato a coprirle, altri le hanno rimosse da siti web e materiali ufficiali.
Su questo punto, Papa Leone XIV ha riconosciuto il disagio di molte vittime:
«Certamente, in molti luoghi, proprio per la necessità di mostrare sensibilità verso coloro che hanno denunciato di essere stati vittime, le opere d’arte sono state coperte. Alcune sono state rimosse dai siti web. È un tema che, senza dubbio, conosciamo».
Il Centro Aletti — fondato da Rupnik nel 1993 — rivendica oltre 230 progetti artistici completati nel mondo, tra cui opere al Santuario di Aparecida in Brasile e al Santuario di Lourdes in Francia. Anche il Vaticano conserva tre mosaici originali dell’artista in luoghi di alto profilo, come la cappella Redemptoris Mater nell’Apostolico.
Chi chiede la rimozione sostiene che la vista delle opere possa riaprire ferite: alcune denunciate affermano infatti di essere state abusate proprio mentre collaboravano ai progetti artistici.
Lourdes ha già deciso di coprire i mosaici all’ingresso della basilica principale. Vatican News, lo scorso giugno, ha cancellato dal sito ufficiale le immagini delle opere, spesso utilizzate per illustrare contenuti liturgici.
Il Centro Aletti ha risposto parlando di «cultura della cancellazione» e di «criminalizzazione dell’arte».
La Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ha scritto ai vertici vaticani chiedendo prudenza nell’esporre opere che «potrebbero implicare un’assoluzione o una sottile difesa» degli accusati di abuso.
«Siamo in un dilemma»
In un’intervista pubblicata da Crux a luglio, Papa Leone XIV ha definito la crisi degli abusi nella Chiesa come «una delle molte sfide che cerco di affrontare». Pur riconoscendo la gravità del problema, ha avvertito del rischio di perdere la prospettiva:
«Siamo un po’ in un dilemma».
La missione ecclesiale, ha spiegato, non può essere ridotta a un’unica emergenza:
«Non possiamo fare in modo che tutta la Chiesa si concentri esclusivamente su questo tema, perché non sarebbe una risposta autentica a ciò che il mondo si aspetta dalla missione della Chiesa».
Articolo pubblicato precedentemente da CNA, tradotto e riadattato dalla redazione di ewtn.it.






