Il conflitto nel Darfur provoca centinaia di morti e milioni di sfollati, mentre la comunità internazionale fatica a intervenire: il Papa lancia un appello urgente
Immagini drammatiche e numeri da guerra
Venerdì 31 ottobre sono emerse prove fotografiche e immagini satellitari che mostrano massacri su larga scala di civili in Sudan, con corpi e terreno macchiato di sangue all’esterno di un ospedale nel Darfur.
Oltre 460 pazienti e familiari sarebbero stati uccisi a colpi d’arma da fuoco presso l’Ospedale di Maternità Saudita di El Fasher martedì, dopo che l’esercito sudanese si era arreso ai combattenti paramilitari la domenica precedente, al termine di un assedio durato 18 mesi.
Nonostante queste tragedie, le forze governative mantengono ancora il controllo della capitale, Khartoum.
Questo massacro è l’ultima drammatica tappa di un conflitto iniziato nel 2023 tra le Forze Armate del Sudan (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF), che secondo il Global Conflict Tracker del Consiglio per le Relazioni Estere (CFR) ha causato circa 150.000 morti e 14 milioni di sfollati.
Una crisi umanitaria senza precedenti
L’ONU ha definito il conflitto come “la crisi umanitaria e di sfollamento più devastante del mondo”. Secondo il Dipartimento di Stato USA, le RSF hanno commesso genocidio contro gruppi etnici non arabi, attaccando donne e bambini con violenze etniche e sessuali.
Human Rights Watch denuncia pulizia etnica, crimini contro l’umanità e crimini di guerra diffusi contro popolazioni come i masalit. La Repubblica del Sudan conta circa 50 milioni di abitanti, di cui il 90,7% musulmani e una minoranza cristiana significativa.
Dopo la caduta di Omar al-Bashir nel 2019 e la presa del potere da parte del generale Abdel Fattah al-Burhan e del comandante paramilitare Mohamed Hamdan Dagalo nel 2021, il Paese è precipitato nella guerra civile nell’aprile 2023.
L’appello di Papa Leone XIV
Il 2 novembre 2025, Papa Leone XIV ha espresso la sua profonda preoccupazione per la tragedia in Sudan:
“Seguo con grande dolore le tragiche notizie che giungono dal Sudan. La violenza indiscriminata contro donne e bambini, gli attacchi ai civili indifesi e i gravi ostacoli all’azione umanitaria stanno causando una sofferenza inaccettabile”.
Il Pontefice ha chiesto preghiere per i defunti e sostegno per chi soffre:
“Preghiamo insieme affinché il Signore accolga i defunti, sostenga chi soffre e tocchi il cuore dei responsabili”.
Ha quindi rinnovato il suo appello alle parti in conflitto:
“Rinnovo il mio appello alle parti coinvolte affinché decretino un cessate il fuoco e aprano con urgenza corridoi umanitari. Invito la comunità internazionale a intervenire con decisione e generosità”.
Già a settembre, il Papa aveva sollecitato l’ingresso di aiuti umanitari urgenti alle 260.000 persone intrappolate nei campi per sfollati interni a El Fasher, denunciando fame, violenza e malattie come il colera.
Una guerra dimenticata
Secondo mons. Christian Carlassare, vescovo di Bentiu,
“Il popolo è davvero stato dimenticato. Sfortunatamente, per la comunità internazionale si tratta di una guerra dimenticata, ma non per i trafficanti di armi, che ne stanno traendo enormi profitti”.
L’ONU stima che il Sudan stia vivendo la più grande crisi di fame al mondo nella storia recente, con circa 24,6 milioni di persone, più della metà della popolazione, in situazione di insicurezza alimentare.
A febbraio, Catholic Relief Services e le agenzie Caritas avevano già avvertito che il congelamento degli aiuti tramite USAID, deciso dall’amministrazione Trump, avrebbe aggravato ulteriormente la catastrofe.
Articolo precedentemente pubblicato su CNA, tradotto e riadattato per la pubblicazione su ewtn.it.






