Una preghiera che unisce terra e cielo
A prima vista, il titolo “Ufficio dei Defunti” potrebbe evocare l’immagine di un ufficio periferico e grigio, quasi un luogo dove la vita è sospesa. In realtà, ciò a cui ci riferiamo è una delle espressioni più profonde della carità cristiana: la Liturgia delle Ore celebrata in suffragio dei defunti.
Il mese di novembre, che si apre con la Solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti, ci richiama con particolare forza a non dimenticare coloro che ci hanno preceduto. E l’Ufficio dei Defunti rappresenta una forma privilegiata di questa memoria, perché è una vera liturgia, che unisce la nostra preghiera personale alla voce dell’intera Chiesa — in terra, in Purgatorio e in Cielo.
Sebbene la Liturgia delle Ore sia nata per essere pregata in comune e, idealmente, in coro, la vita quotidiana spesso rende difficile ritrovarsi insieme. Per questo è prezioso sapere che la si può recitare anche da soli: e questa preghiera individuale, pur nella solitudine, rimane preghiera della Chiesa.
Il Concilio Vaticano II ha rinnovato la Liturgia delle Ore per ampliarne l’accesso e la partecipazione del popolo di Dio, in particolare dei laici. Certo, un tempo la recita del Breviario richiedeva familiarità con il latino e con rubriche complesse; oggi, invece, l’Ufficio dei Defunti è davvero alla portata di ogni fedele.
Ed è bello ricordare che uno dei tesori della fede cattolica è proprio questo: pregare per i defunti. Imploriamo che, purificati dall’amore di Cristo, possano giungere alla visione del volto di Dio — e loro, nella comunione dei santi, pregano per noi in questo pellegrinaggio terreno.
Per questo, ogni volta che qualcuno che conosco lascia questa vita, cerco di recitare l’Ufficio dei Defunti — o almeno l’Ufficio delle Letture — come segno concreto di vicinanza e speranza. E novembre diventa occasione per farlo più spesso: anche un solo giorno dedicato all’Officium Defunctorum è un atto di misericordia spirituale.
Come iniziare
L’Ufficio dei Defunti si trova:
- nelle ultime pagine del volume unico La Preghiera del Mattino e della Sera (LEV);
- nella Liturgia delle Ore in quattro volumi;
- nel Breviarium Romanum secondo l’uso del 1962 (Baronius Press, Nova & Vetera).
Se però non disponi di questi testi, puoi celebrare una semplice forma dell’Ufficio usando la Bibbia:
- Segno di croce sulle labbra:
«Signore, apri le mie labbra. / E la mia bocca proclami la tua lode». - Salmo invitatorio (Sal 95; alternativi: 100, 24 o 67).
Dopo ogni strofa ripetere l’antifona:
«Venite, adoriamo il Signore: tutte le creature vivono per Lui».
Concludere con il Gloria al Padre e l’antifona. - Inno adatto alla circostanza.
- Salmi 40 e 42 (il Salmo 40 diviso in due parti).
Antifone suggerite:- «Dalla terra mi hai formato, di carne mi hai rivestito: Signore, mio redentore, risuscitami nell’ultimo giorno».
- «Signore, ti compiaccia di liberarmi; volgiti a me e aiutami».
- «L’anima mia ha sete del Dio vivente: quando vedrò il suo volto?».
Dopo ogni salmo: Gloria al Padre.
- Versetto breve:
«Signore, sono infinite le tue misericordie. / Donami vita secondo la tua parola». - Lettura breve:
1 Cor 15,12-24 oppure 1 Cor 15,35-57 oppure 2 Cor 4,16–5,10.
In mancanza del testo patristico: Gv 12,23-26. - Preghiera conclusiva: «Preghiamo.
Signore, ascolta la nostra preghiera. Risuscitando il tuo Figlio dai morti, ci hai donato la fede. Rafforza la nostra speranza che [NOME], nostro fratello (sorella), possa condividere la sua risurrezione.
Per Cristo nostro Signore. Amen.»
«Benediciamo il Signore. — Rendiamo grazie a Dio.»
In meno di mezz’ora, ci ritroviamo immersi nella certezza pasquale della Chiesa.
Una carità che non muore
Pregare per i defunti è una delle opere di misericordia spirituale. È un dono di amore che supera le barriere del tempo e accompagna le anime verso la pienezza della vita in Cristo.
Anche cinque minuti offerti con amore possono portare consolazione a chi attende la luce eterna.
In questo mese di novembre — o ogni volta che il cuore te lo chiede — dedica un momento all’Ufficio dei Defunti: è un gesto semplice, ma capace di unire la terra al cielo.
Articolo precedentemente pubblicato dal National Catholic Register, tradotto e riadattato per la pubblicazione su ewtn.it.






