Mentre molti cattolici partecipano a iniziative di preghiera per i migranti, esperti conservatori sottolineano che la maggioranza resta in silenzio, sostenendo l’applicazione delle leggi sull’immigrazione
La “maggioranza silenziosa” dei cattolici
Con l’intensificarsi delle misure di controllo migratorio del governo Trump, i cattolici statunitensi si dividono tra chi partecipa a veglie e iniziative pubbliche per sostenere i migranti — come “Una Chiesa, Una Famiglia”, promossa dai gesuiti — e chi invece resta in disparte.
Secondo esperti conservatori, i cattolici che non prendono parte a queste manifestazioni rappresentano una “maggioranza silenziosa”. Andrew Arthur, ricercatore del Centro per Studi sull’Immigrazione, afferma:

“Credo che ci sia un gran numero di cattolici statunitensi che sostengono le misure del presidente in materia di immigrazione… Si tratta della maggioranza silenziosa del paese.”
Arthur ha precisato che questa popolazione non è un blocco monolitico e non organizza manifestazioni pubbliche per difendere il governo, ma sostiene l’applicazione delle leggi federali.
“Ne Donald Trump, ne l’ICE (United States Immigration and Customs Enforcement), ne Tom Homan (“Zar del Confine degli Stati Uniti”), un altro buon cattolico, stanno facendo nulla che violi le leggi promulgate dal Congresso.”
Legge e fede cattolica
L’ex sottosegretario ad interim della Sicurezza Nazionale, Ken Cuccinelli, ha richiamato la prospettiva cattolica sull’immigrazione:
“Conosco i due punti fondamentali del paragrafo del catechismo cattolico sull’immigrazione: 1) Le nazioni più ricche devono essere generose; 2) I migranti devono rispettare le leggi e le consuetudini del paese in cui emigrano.”

Cuccinelli ha sottolineato che gli Stati Uniti rispettano la prima aspettativa, ma gli immigrati clandestini non rispettano la seconda, rendendo necessaria un’applicazione rigorosa della legge.
“Questo è ciò che richiede la legge. Questo è ciò che fanno gli agenti. In realtà, l’unica cosa eccezionale è la risposta che stanno ricevendo.”
Ha inoltre evidenziato che il sistema di immigrazione deve funzionare prima per gli americani, considerando gli effetti economici negativi sull’occupazione e sui servizi pubblici.
Giustizia e bene comune secondo il pensiero cattolico
Charles Nemeth, direttore del Centro di Giustizia Penale dell’Università Francescana di Steubenville, ha spiegato che la giustizia richiede di rispettare ciò che è dovuto, privilegiando il bene comune dello Stato-nazione:
“Gli immigrati senza documenti iniziano il loro viaggio già in uno stato di colpa, poiché hanno violato le regole e ignorato le nostre leggi e tradizioni.”
Nemeth critica le politiche di immigrazione “porte aperte”, sostenendo che mettono a rischio i cittadini e il tessuto sociale:
“Una cosa è mostrare compassione… un’altra è minare il tessuto sociale di una società che permette regole speciali per determinate categorie di abitanti.”
Articolo pubblicato precedentemente su CNA, tradotto e riadattato per la pubblicazione su ewtn.it.






