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Caritas Brasile condanna l’operazione di polizia a Rio: oltre 100 morti e richieste di indagine immediata

Agenti di polizia camminano per strada durante l'Operazione Contencao (Operazione Contenimento) nella favela di Vila Cruzeiro, nel complesso Penha, a Rio de Janeiro, Brasile, il 28 ottobre 2020. (afp)
Agenti di polizia camminano per strada durante l'Operazione Contencao (Operazione Contenimento) nella favela di Vila Cruzeiro, nel complesso Penha, a Rio de Janeiro, Brasile, il 28 ottobre 2020. (afp)
L’organizzazione cattolica chiede “una verifica rigorosa e trasparente” e invita a politiche strutturali per sicurezza e giustizia sociale

Indignazione e appello alla trasparenza

Caritas Brasile ha espresso la sua “profonda indignazione” per l’operazione di polizia di ieri, 28 ottobre, a Rio de Janeiro, che ha provocato oltre 100 morti.

In un manifesto pubblicato sui social media, l’organizzazione ha chiesto “un’indagine rigorosa e trasparente su ogni morte e su ogni ferito, specialmente quando ci sono indizi che civili e innocenti siano stati gravemente colpiti”.

“Come organizzazione della Chiesa Cattolica, ribadiamo che la sicurezza non si costruisce con le armi né con operazioni isolate, ma con politiche strutturali: istruzione, abitazioni dignitose, creazione di lavoro, riforma istituzionale e politiche di sicurezza efficaci”, ha sottolineato Caritas.

Impegno per la pace e i diritti umani

Caritas ha ribadito il suo ruolo:

“Siamo impegnati nella promozione della pace, nella difesa dei diritti umani e nel rafforzamento della dignità di ogni persona. Rimaniamo vigili e attivi affinché questa tragedia non cada nell’oblio”.

L’organizzazione ha concluso il manifesto chiedendo cambiamenti profondi nella giustizia sociale per un mondo davvero più sicuro.

Caritas Brasile, affiliata alla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), lavora sui diritti umani e sullo sviluppo sostenibile. La presiede l’Arcivescovo di Cuiabá, Mons. Mário Antônio da Silva.

La violenta operazione contro il Comando Vermelho

La Sicurezza Pubblica di Rio ha lanciato l’operazione contro il Comando Vermelho, una delle principali organizzazioni criminali del Brasile, per eseguire cento ordini di arresto e limitare la loro espansione nei complessi Alemão e Penha, nella zona nord della città.

All’alba, gli agenti hanno trovato resistenza da parte dei narcotrafficanti, che hanno reagito con spari, barricate e persino bombe lanciate da droni. Durante la giornata, i criminali hanno orchestrato rappresaglie in tutta la città, bloccando le principali strade con veicoli sequestrati e macerie.

Secondo il governo di Rio, almeno 64 persone sono morte nell’operazione, tra cui quattro poliziotti. Sono state arrestate 81 persone e sequestrati circa cento fucili.

Nella notte del 29 ottobre, residenti del complesso Penha hanno trasferito almeno 64 corpi in una piazza locale, recuperati dalla foresta dove si erano verificati gli scontri. Il colonnello Marcelo de Menezes Nogueira ha precisato che questi corpi non sono stati inclusi nelle cifre ufficiali.

Critica all’escalation di violenza

Caritas ha condannato “l’escalation di violenza, che trasforma i territori in zone di confronto permanente”.

“Le operazioni di sicurezza non possono diventare la via per soluzioni che minacciano la vita umana trasformando le città in territori della paura”, ha dichiarato l’organizzazione.

L’appello finale è chiaro:

“Chiediamo che i poteri pubblici garantiscano il rispetto dei diritti umani, della dignità e della giustizia, senza eccezioni”.

Articolo precedentemente pubblicato da acidigital, tradotto e riadattato dal team di ewtn.it.

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