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I Papi del Rosario: parole e gesti dei Pontefici per una preghiera senza tempo

San Giovanni Paolo II, uno dei pontefici più "mariani" della storia della Chiesa | San Giovanni Paolo II, uno dei pontefici più "mariani" della storia della Chiesa | Credit pd
San Giovanni Paolo II, uno dei pontefici più "mariani" della storia della Chiesa | San Giovanni Paolo II, uno dei pontefici più "mariani" della storia della Chiesa | Credit pd

Nel mese di ottobre, dedicato alla Madonna del Rosario, ripercorriamo il legame profondo tra i Pontefici e questa preghiera mariana. Da Sisto IV fino a Papa Leone XIV, la storia del Rosario si intreccia con quella della Chiesa, tra documenti, gesti e inviti alla fede.

Da Sisto IV a Pio V: le origini del Rosario nella vita della Chiesa

Il Rosario, oggi considerato la preghiera mariana per eccellenza, fu ufficialmente riconosciuto nella Chiesa già con Papa Sisto IV. Ma è con Papa Pio V, domenicano e profondo conoscitore del valore spirituale di questa preghiera, che il 7 ottobre 1571 venne istituita la festa della Madonna del Rosario, in memoria della vittoria di Lepanto attribuita all’intercessione della Vergine.

Leone XIII e il Rosario come forza morale per la società

Tra i pontefici più devoti al Rosario vi fu Leone XIII, che nel settembre 1893, con l’enciclica Laetitiae Sanctae, ne esaltò la forza morale e i frutti spirituali, non solo per i singoli, ma per l’intera società:

“La pratica del Rosario, curata in modo da farne scaturire la forza morale che vi è racchiusa, genererà frutti copiosi non solo per i singoli, ma per tutta la società”.

Il Rosario è visto come un antidoto contro i mali del mondo.

Il XX secolo: il Rosario come difesa nei tempi difficili

Nel Novecento, tutti i papi hanno fatto riferimento al Rosario, ciascuno in contesti diversi ma sempre attuali:

  • Pio XI, nella sua enciclica Ingravescentibus Malis (1937), di fronte ai totalitarismi del suo tempo, invocava il Rosario come rifugio spirituale per la Chiesa.
  • Pio XII, con l’enciclica Ingruentium Malorum (1951), lo definiva preghiera dall’“efficacia salutare”.
  • Giovanni XXIII, con la Grata Recordatio (1959), esortava alla preghiera del Rosario per sostenere il Concilio Vaticano II. In un suo discorso, affermava poeticamente: “Una giornata senza preghiera è come un cielo senza stelle, un giardino senza fiori”.
  • Paolo VI, nell’esortazione Marialis Cultus, poneva l’accento sulla contemplazione e sulla recita del Rosario in famiglia.

Giovanni Paolo II: il Papa del Rosario

San Giovanni Paolo II, considerato tra i pontefici più “mariani”, nel 2002 pubblica la Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, introducendo i Misteri della Luce e affermando:

“Il Rosario è una preghiera che, nella sobrietà dei suoi elementi, concentra la profondità di tutto il suo messaggio evangelico”.

Per lui, il Rosario è fonte di grazia che il credente riceve “dalle mani stesse della Madre del Redentore”.

Benedetto XVI e Francesco: il Rosario nel cuore della Chiesa di oggi

Benedetto XVI, nel 2008 presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, afferma:

“Il Rosario non è una pia pratica relegata al passato… ma uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni nutrono per Gesù e per sua Madre”.

Papa Francesco, nei momenti di crisi — dalla pandemia ai conflitti nel mondo — ha più volte invitato i fedeli a stringersi nella preghiera del Rosario, definendolo uno strumento potente per la pace e la speranza.

Leone XIV: un pontificato sotto il manto di Maria

Fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Leone XIV ha manifestato una profonda devozione mariana. La sua elezione avvenne l’8 maggio, festa della Madonna del Rosario di Pompei, e in quella occasione recitò pubblicamente un’Ave Maria.

Ogni anno, a maggio, conclude la recita del Rosario nella Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani, definendolo:

“Un gesto di fede con cui in modo semplice e devoto ci riuniamo sotto il manto materno di Maria”.

Lo scorso 11 ottobre, ha presieduto un Rosario per la pace in Piazza San Pietro, affermando con decisione:

“Nessuna ideologia, fede o politica può giustificare l’eliminazione del prossimo”.


L’originale è stato pubblicato su ACI Stampa.

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Antonio Tarallo

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