Fondatore delle congregazioni dei Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza, san Luigi Guanella (1842–1915) è ricordato come uno dei grandi “santi sociali” italiani dell’Ottocento. La sua azione instancabile a favore dei poveri, dei malati e dei disabili ha lasciato un’impronta profonda nella Chiesa e nella società, anticipando molti aspetti della moderna pastorale sociale.
Fu papa Benedetto XVI a proclamarlo santo il 23 ottobre 2011, riconoscendone l’attualità spirituale e la fede operosa: “Don Guanella è da annoverare tra i santi sociali”, dichiarò nel 2011 il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.
Dalle montagne della Valchiavenna al cuore della Chiesa
Luigi Guanella nacque il 19 dicembre 1842 a Fraciscio di Campodolcino (Sondrio), nono di tredici figli. Dopo gli studi a Como, venne ordinato sacerdote nel 1866. Tra i suoi compagni di seminario c’era Giovanni Battista Scalabrini, futuro vescovo di Piacenza e oggi santo.
Dopo i primi anni di ministero in varie parrocchie della Valtellina, don Guanella incontrò san Giovanni Bosco, con il quale collaborò per tre anni. Quell’esperienza salesiana lo segnò profondamente: il suo sguardo pastorale si aprì ai giovani e agli ultimi, che divennero da allora il centro della sua missione.
Nel 1881 fu inviato a Pianello del Lario, dove trovò un piccolo ospizio per poveri e abbandonati. Da quella realtà nacquero, nel giro di pochi anni, due opere che avrebbero varcato i confini d’Italia:
- la Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza (1886), fondata insieme alle sorelle Marcellina e Chiara Bosatta,
- e la Congregazione dei Servi della Carità, per i sacerdoti e religiosi impegnati nell’assistenza ai bisognosi.
Le sue opere si diffusero rapidamente: prima in Lombardia e nel Nord Italia, poi in Svizzera, negli Stati Uniti e in America Latina, dove ancora oggi operano migliaia di religiosi e religiose guanelliani.
Un apostolo dei poveri in dialogo con i papi
Durante la sua vita, don Guanella attraversò cinque pontificati — da Gregorio XVI a Benedetto XV — mantenendo sempre uno stretto rapporto con Roma.
Difese pubblicamente Pio IX negli anni difficili della “questione romana”, incontrò più volte Leone XIII, del quale diffuse con zelo le encicliche sociali, e fu particolarmente legato a san Pio X, che ne appoggiò molte iniziative, tra cui la costruzione della Basilica di San Giuseppe al Trionfale a Roma, inaugurata nel 1912.
Nel gennaio 1915, dopo il terremoto di Avezzano, fu tra i primi sacerdoti a rispondere all’appello di Benedetto XV, accorrendo sul posto insieme a don Luigi Orione per soccorrere la popolazione.
Quando lo stesso papa seppe della sua morte, il 24 ottobre 1915, commentò semplicemente:
«È morto un santo».
Il miracolo e la canonizzazione
Il processo di beatificazione si aprì pochi anni dopo la sua morte. Paolo VI lo proclamò beato nel 1964, riconoscendo due guarigioni miracolose.
Il miracolo per la canonizzazione arrivò dagli Stati Uniti: la guarigione inspiegabile di William Glisson, un giovane rimasto in coma dopo un grave incidente. Dopo la preghiera e l’intercessione del beato Guanella, il ragazzo si risvegliò e guarì completamente.
Con il decreto firmato da Benedetto XVI nel 2010 e la canonizzazione celebrata in piazza San Pietro il 23 ottobre 2011, don Luigi Guanella è stato iscritto nell’albo dei santi.
Un’eredità che continua
Oggi, le opere guanelliane sono presenti in decine di Paesi del mondo. Le loro case, scuole e centri di accoglienza continuano a incarnare lo spirito del fondatore:
«Bisogna fare il bene, ma farlo bene».
La sua memoria liturgica si celebra ogni anno il 24 ottobre, giorno della sua nascita al cielo, come segno di gratitudine per un sacerdote che ha saputo trasformare la fede in carità concreta, facendo della Provvidenza di Dio il centro di tutta la sua vita.





