L’allenatore dei Boston Celtics, Joe Mazzulla, non è uno che nasconde la propria fede cattolica. Conosciuto per le sue citazioni del Vangelo durante le conferenze stampa, per riservare posti a bordo campo ai sacerdoti cattolici e per portare con sé un rosario di dimensioni imponenti, l’allenatore NBA ha appena rivelato la notizia più sorprendente di tutte: il suo desiderio di diventare diacono cattolico.
Parlando con il domenicano padre Joseph Anthony Kress nel podcast Godsplaining, a Mazzulla è stato chiesto:
“Qual è il tuo prossimo obiettivo professionale?”.
E invece di parlare di un nuovo titolo NBA o dei playoff, il comunicando quotidiano ha sorpreso tutti:
“Sono appena diventato idoneo per essere ordinato diacono, qualcosa che ho sempre voluto fare. Ecco qua. Ci sto pensando seriamente.”
Il giovane allenatore non ha aggiunto molto altro su questa decisione, ma parlando del proprio approccio al lavoro ha confidato:
“Credo che vincere sia per me la cosa più spaventosa, perché è come se lottassi con Dio. Mi chiedo: divento avido e voglio sempre di più? Come trovare spazio per desiderare di più e allo stesso tempo essere grato per ciò che Dio ti ha già dato? La mia paura più grande è che, tra dieci anni, mi svegli e sia come il giovane ricco del Vangelo — che la vita sia passata e io non sia disposto a rinunciare ai miei tesori terreni, perché avrò dato tutto alla mondanità.”
Una fede che lo ha formato fin da piccolo
Nell’intervista, Mazzulla parla anche delle sue radici cattoliche:
“Sono stato fortunato, soprattutto perché sono cresciuto in un ambiente in cui la fede e il cattolicesimo facevano parte della vita quotidiana. Vivevo a mezzo chilometro da una chiesa. Andavo a Messa la domenica e ho frequentato scuole cattoliche dall’asilo fino al liceo.”
Oggi Mazzulla è diventato una vera e propria figura di riferimento per molti cattolici, anche grazie a momenti diventati virali, come quando un giornalista gli chiese se fosse emozionato all’idea di incontrare la famiglia reale, e lui rispose prontamente:
“Gesù, Maria e Giuseppe?”
La reporter insistette: “Il principe e la principessa del Galles.”
E lui replicò sorridendo:
“Io conosco solo una famiglia reale. Degli altri non so molto… ma spero che tifino per i Celtics.”
L’importanza delle relazioni e della guida spirituale
Quando padre Kress gli ha chiesto chi lo influenzi di più, Mazzulla ha risposto:
“Sono grato per i legami con giocatori attuali e del passato. Alcuni sono persone di grande fede, altri no, ma non credo sia questo l’importante. Il valore sta nelle relazioni che costruisci con le persone — è il motivo per cui faccio quello che faccio.”
Ha poi parlato del suo amico e padre spirituale, padre Marcel Taillon, che conosce fin dai tempi della scuola:
“Avere un sacerdote costante nella tua vita, un insegnamento continuo ma anche una guida che ti chieda conto delle tue scelte… lui è stato presente in tutte le fasi della mia vita: al liceo, all’università, all’inizio della carriera, nel matrimonio. E ora siamo tornati entrambi nel New England, dove tutto era cominciato. È una grazia camminare ancora insieme nella fede.”
Mazzulla aggiunge:
“Dio mette persone nella tua vita per un tempo determinato — un giorno, un anno o cinque. La domanda è: come puoi influenzare quella persona nel tempo che ti è dato? E poi ci sono relazioni che durano nel tempo. Non bisogna mai dare per scontato il tempo che abbiamo per investire negli altri.”
Vivere con intenzione
Per Mazzulla, la fede è un esercizio quotidiano di autenticità:
“Credere davvero che ciò che Dio dice di te sia vero. È semplice da dire, ma difficilissimo da vivere. Per tanto tempo non ho creduto che ciò che Dio diceva di me fosse vero. Quando lo dimentichi, vai a cercare menzogne: è più facile credere che la tua identità sia nel basket, piuttosto che nel fatto che qualcuno è morto per te e ti ha donato la sua vita. La grazia non puoi guadagnartela: la ricevi, e basta. E accettarla è la parte più difficile.”
“Come faccio ad accettarla? Come faccio a crederci? E come la vivo?”, si è chiesto.
Famiglia, fede e allenamento
Guidato dal versetto “Io e la mia casa serviremo il Signore” (Gs 24,15), Mazzulla racconta che sua moglie lo accompagna spesso durante la stagione NBA:
“Credo sia importante lavorare sul matrimonio tanto quanto sull’allenamento. Durante i playoff, è presente a ogni partita. E andiamo a Messa insieme ogni giorno e ogni domenica.”
Padre Kress ha osservato che molte persone vivono come se “la vita accadesse loro”, invece di scegliere di viverla intenzionalmente.
E Mazzulla ha risposto:
“Per me è uno sforzo consapevole, una mentalità. Decidiamo chi vogliamo essere e interpretiamo tutto ciò che ci accade attraverso la lente di Cristo.”
“La lotta di chi ha fede”, ha ammesso, “è sapere che deluderai le persone. Cerco di vivere come Cristo, ma a volte mi chiedo: come avrebbe gestito Gesù Instagram?”
Un rosario fatto con il parquet dei Celtics
Tra i suoi rituali pre-partita, Mazzulla ha rivelato che recita il Rosario con una corona fatta di legno proveniente dal vecchio parquet dei Boston Celtics:
“Dio mi ha dato il lavoro dei miei sogni in giovane età. Come posso viverlo pienamente, restando presente e grato? Combino le mie passioni: basket, Rosario, i Celtics. Questo rituale mi aiuta a restare centrato e consapevole della responsabilità che Dio mi ha affidato.”
Ha raccontato che la sua devozione mariana è nata da bambino, nelle scuole cattoliche:
“Alla St. Mary’s facevamo il Rosario vivente. Ogni studente rappresentava una ‘decina’, e si passava il microfono da uno all’altro. È da lì che tutto è cominciato.”
Concludendo, l’autore dell’articolo commenta:
“Posso assicurare che il Rosario vivente si fa ancora oggi nelle scuole cattoliche, anche qui nel New Jersey, dove mia figlia domani rappresenterà la sua decina vestita di blu. E oggi pregherò perché quell’esperienza lasci in lei lo stesso segno che ha lasciato nell’allenatore Joe.”
Dio benedica Joe Mazzulla, e che tutti impariamo a vivere con la stessa intenzionalità e fede profonda che guida lui.





