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5 modi in cui San Giovanni Paolo II ha cambiato il mondo e la Chiesa

Immagine storica della visita papale di San Giovanni Paolo II a Rabat, Marocco, il 30 agosto 1985 | Credit: Vatican Media
Immagine storica della visita papale di San Giovanni Paolo II a Rabat, Marocco, il 30 agosto 1985 | Credit: Vatican Media

Probabilmente sai che San Giovanni Paolo II è stato il secondo papa con il pontificato più lungo della storia moderna, durato 27 anni, e che è stato il primo pontefice non italiano dopo il papa olandese Adriano VI nel 1523.

Ma forse non sai che, in quei 27 anni, ha cambiato profondamente la Chiesa cattolica in modi destinati a durare nel tempo.
Ecco cinque modi in cui lo ha fatto:

1. Contribuì alla caduta del comunismo nell’Europa dell’Est (1989)

Il biografo ufficiale del papa, George Weigel, che per decenni ha raccontato l’impegno del pontefice con i leader civili, ha osservato che l’influenza politica di Giovanni Paolo II fu immensa. Il suo impatto si vide soprattutto nel modo in cui il suo dialogo con i capi di stato contribuì alla caduta dell’Unione Sovietica.

Pochi giorni prima che Ronald Reagan pronunciasse il celebre appello a Michail Gorbaciov – “Tear down this wall!” – il presidente americano aveva incontrato il papa. Secondo lo storico Paul Kengor, Reagan arrivò a definire Giovanni Paolo II il suo “migliore amico”, affermando che nessuno conosceva la sua anima meglio del pontefice polacco, che come lui aveva subito un attentato e portava il peso della leadership mondiale.

Nel corso di 38 visite ufficiali e 738 incontri con capi di Stato, Giovanni Paolo II influenzò leader civili in tutto il mondo in quella battaglia epocale contro un regime responsabile della morte di oltre 30 milioni di persone.

“Si considerava il pastore universale della Chiesa cattolica,” scrisse Weigel,
“che trattava con attori politici sovrani soggetti, come chiunque altro, alla legge morale universale.”

Giovanni Paolo II era disposto a correre rischi, ma sapeva che la prudenza è la più grande delle virtù politiche. Fu rispettato dai leader mondiali per la sua integrità trasparente e per il suo atteggiamento pastorale: “Come posso aiutarti? Cosa posso fare per te?”

Soprattutto, Giovanni Paolo II si considerava prima di tutto un leader spirituale.

Secondo Weigel, il papa ebbe un ruolo decisivo nel promuovere quella che definì una “rivoluzione della coscienza”, nata in Polonia e diffusasi in tutta l’Europa orientale. Questa rivoluzione interiore ispirò la rivoluzione non violenta del 1989 e la caduta del comunismo in Europa centrale e orientale — un risultato politico straordinario.

2. Beatificò e canonizzò più santi di tutti i suoi predecessori, rendendo la santità accessibile a tutti

Una delle eredità più durature di Giovanni Paolo II è il grande numero di santi e beati proclamati durante il suo pontificato:
celebrò 147 cerimonie di beatificazione, con 1.338 beati, e 51 canonizzazioni, con 482 santi in totale — più di tutti i papi dei cinque secoli precedenti messi insieme.

Tra i più noti c’è Santa Teresa di Calcutta, ma il primo santo del nuovo millennio e particolarmente caro al papa fu Santa Faustina Kowalska, la connazionale polacca che ricevette il messaggio della Divina Misericordia.

“Con questo atto,” disse il papa durante la canonizzazione,
“intendo trasmettere questo messaggio al nuovo millennio,
affinché gli uomini conoscano sempre meglio il vero volto di Dio e dei loro fratelli.”

Un altro esempio è San Pier Giorgio Frassati, beatificato nel 1990, canonizzato nel 2025 e definito da Giovanni Paolo II “l’uomo delle beatitudini”. Giovane studente di 24 anni, senza meriti straordinari, ma con un amore profondo per Cristo nell’Eucaristia e nei poveri: il defunto papa lo elevò a modello di santità laicale quotidiana.

In seguito, Papa Francesco avrebbe superato Giovanni Paolo II proclamando 800 martiri italiani santi in un solo giorno.

3. Trasformò il modo di viaggiare dei papi

Giovanni Paolo II visitò 129 Paesi durante il suo pontificato — più di qualunque altro papa prima di lui — e nel 1985 istituì la Giornata Mondiale della Gioventù, presiedendone 19 edizioni.

Secondo Weigel, Giovanni Paolo II comprese che il papa deve essere presente tra il popolo, ovunque esso si trovi:

“Scelse di farlo con viaggi estesi, che egli però non chiamava ‘viaggi’, bensì ‘pellegrinaggi’.”

Ogni visita era infatti un pellegrinaggio, centrato su celebrazioni liturgiche, preghiera, adorazione e incontri ecumenici o interreligiosi.

In un’epoca di grandi cambiamenti sociali, questi viaggi portarono il Vangelo ai confini della terra, esprimendo la dimensione missionaria del papato come mai prima d’allora.

4. Lasciò un’eredità straordinaria nel magistero della Chiesa

Giovanni Paolo II fu un intellettuale e teologo di altissimo livello.
Durante il suo pontificato promulgò:

  • il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992);
  • la riforma dei Codici di Diritto Canonico (latino e orientale);
  • 14 encicliche, 15 esortazioni apostoliche, 11 costituzioni apostoliche e 45 lettere apostoliche.

Weigel osserva che la Chiesa ha appena iniziato a comprendere appieno il “magistero” di Giovanni Paolo II, la profondità dei suoi insegnamenti e della sua influenza culturale.

Tra questi spicca la Teologia del corpo, che rimane oggi uno dei contributi più influenti alla dottrina cristiana sull’amore umano e la sessualità.

5. Diede nuovo slancio alla Chiesa cattolica in Africa

Il fervore missionario di Giovanni Paolo II trovò particolare accoglienza in Africa.

Amico del cardinale beninese Bernardin Gantin, visitò il continente numerose volte, ispirando una generazione di “cattolici di Giovanni Paolo II”.

“Giovanni Paolo II era affascinato dall’Africa,” ricordava Gantin,
“vede nel cristianesimo africano una freschezza evangelica, una vitalità simile a quella delle origini del Vangelo.”

Durante i Sinodi sulla famiglia del 2014 e 2015, furono proprio molti vescovi africani, formati nell’immagine di Giovanni Paolo II, a difendere con forza l’insegnamento tradizionale della Chiesa sul matrimonio e la famiglia.

“Ovunque guardiamo nella Chiesa,” concludeva Gantin,
“le comunità più vive sono quelle che hanno accolto il magistero di Giovanni Paolo II come autentica interpretazione del Concilio Vaticano II.
Quelle che lo hanno ignorato, invece, sono le più in declino.”

L’influenza di San Giovanni Paolo II in Africa e in tutto il mondo ha trasformato il pianeta — e, più ancora, ha trasformato per sempre la Chiesa.

Articolo precedentemente pubblicato da CNA. È stato tradotto dalla redazione di ewtn.it.

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