Catechesi di Papa Leone XIV all’Udienza generale: la speranza come pienezza che sazia la sete del cuore umano
Una piazza che vibra di attesa
Una catechesi breve, concisa. Frasi che arrivano dritte al cuore dei fedeli.
È la catechesi di Papa Leone XIV del mercoledì: l’Udienza generale tanto attesa da pellegrini provenienti da tutto il mondo, giunti a Roma con il desiderio di vedere e ascoltare il proprio Pastore.
Il Papa ormai ci ha abituati a catechesi asciutte ma intense, capaci di dire tutto in poche parole.
Un mare di colori e di volti
La “scenografia” è sorprendente: bandiere, cori, famiglie, bambini. Piazza San Pietro è un mare in movimento, onde di fedeli che si accavallano in un entusiasmo contagioso, fino a via della Conciliazione.
Da lì oggi Leone XIV sceglie di fare il suo ingresso in papamobile, percorrendo tutta la strada, salutando e benedicendo la folla che lo acclama con gioia.
Il pellegrinaggio nella speranza
“Nelle catechesi dell’Anno Giubilare – esordisce il Papa – abbiamo ripercorso la vita di Gesù, dalla nascita alla risurrezione. Ora lasceremo che il mistero di Cristo, culminante nella Risurrezione, sprigioni la sua luce di salvezza a contatto con la realtà umana e storica attuale”.
È da qui che prende avvio il nuovo ciclo di riflessioni: la speranza cristiana come via concreta nella vita di ogni giorno.
La contraddizione del cuore umano
Il Papa parla della vita quotidiana, “scandita da innumerevoli accadimenti, colmi di sfumature”.
A volte gioiosi, altre tristi, gratificati o demotivati, gli uomini sperimentano una “situazione paradossale: vorremmo essere felici, ma è difficile esserlo senza ombre”.
Eppure, ricorda Leone XIV, “non siamo stati creati per la mancanza, ma per la pienezza, per gioire della vita e della vita in abbondanza”.
La pienezza che nasce dalla speranza
Non è nei ruoli, né nel potere o nel possesso che si trova la felicità: “Essa nasce dalla certezza che c’è qualcuno che si fa garante del nostro desiderio di pienezza: è la speranza”.
Una speranza che ha un nome, Gesù Risorto, “la fonte che soddisfa la nostra arsura, l’infinita sete di vita che lo Spirito Santo infonde nel nostro cuore”.
La fonte che non inaridisce
Il Pontefice offre una potente immagine: “Il Risorto è la fonte viva che non inaridisce e non subisce alterazioni. Resta sempre pura, pronta per chiunque abbia sete”.
Citando sant’Agostino, ricorda: “Mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”.
Solo Cristo può rispondere alle domande più profonde del cuore umano: “Ha senso la nostra vita? La sofferenza potrà essere riscattata?”.
Risorgere è rialzarsi
“Risorgere – afferma Leone XIV – significa rialzarsi, mettersi in piedi”.
Il Risorto “ci conduce a casa, dove siamo attesi, amati, salvati”.
Camminare con Lui “significa essere sorretti nonostante tutto, dissetati e rinfrancati nelle prove e nelle fatiche che minacciano di bloccare o deviare la nostra storia”.
Una catechesi che diventa preghiera
Così, tra le onde di applausi e il silenzio raccolto della piazza, la catechesi di Papa Leone XIV si conclude come una preghiera: semplice, profonda, piena di speranza.
“Solo Gesù morto e risorto – ha detto il Papa – può riempire la nostra borraccia vuota, quando la sete si fa insopportabile”.
Articolo precedentemente pubblicato da acistampa, riadattato per la pubblicazione su ewtn.it.






