Dalla vita militare all’altare, la storia di padre Andrea Alessi è un cammino di ascolto e di grazia. Ordinato sacerdote da Papa Leone XIV nella Basilica di San Pietro, racconta a EWTN Vaticano come ha scoperto la sua vocazione, nata da un incontro profondo con Dio e da un canto che gli ha toccato il cuore.
Un cammino verso il sacerdozio
Intervista a cura di Valentina Di Donato – EWTN Vaticano
Valentina Di Donato, EWTN Vatican Correspondent: Poche settimane dopo l’inizio del pontificato, Papa Leone XIV ha celebrato una Messa di ordinazione nella Basilica di San Pietro, esortando i nuovi sacerdoti ad accogliere la grazia di Dio e a rimanere vicini al popolo come testimoni credibili. Lei era tra quei sacerdoti. Padre Alessi, che cosa significa per lei essere sacerdote?
Padre Andrea Alessi: Io credo che il sacerdote sia un uomo innamorato di Cristo. Scopre, in questo innamoramento, una chiamata; scopre il desiderio, il dono di potersi donare completamente, di offrirsi totalmente al Signore in quello che è un cammino progressivo di conoscenza.
Come è successo questo per lei e quando ha capito che Dio la chiamava?
Padre Andrea Alessi: Ho potuto fare delle esperienze di avvicinamento che mi hanno poi portato a quella decisione: sì, desidero donarmi al Signore, sì, desidero entrare in seminario in maniera libera e gioiosa.
Circa due anni prima avevo intrapreso un pellegrinaggio a Santiago de Compostela, da solo. Durante questo cammino ho potuto riflettere sulla mia vita, alla luce della preghiera. Partivo la mattina dall’ostello e spontaneamente iniziavo a pregare il Rosario, a ringraziare Dio, e nasceva in me un desiderio di cui però non sapevo ancora dare un nome.
Grazie a una mia amica, frequentavo una spiaggia del litorale romano che aveva la particolarità di accogliere tutti, anche persone con disabilità. Ogni giorno, alle tre del pomeriggio, ci riunivamo sotto una grande croce per pregare la Coroncina della Divina Misericordia e poi condividere il Vangelo del giorno.
Ricordo benissimo quella sera, era il 10 luglio 2016, intorno alle sette. Mi trovavo lì, in attesa della celebrazione della Messa, e durante il canto d’ingresso chiedevo al Signore: “Se mi vuoi sacerdote, fammelo capire chiaramente.”
Il canto era “Vieni e seguimi.”
E in quel momento ho sentito che quelle parole erano rivolte a me. Ho iniziato a piangere, a provare una commozione profonda. È difficile spiegare cosa ho sentito, ma posso dire che lì ho percepito chiaramente la chiamata del Signore.
E allo stesso tempo ho avvertito anche una fatica: “Signore, ma tu conosci la mia storia? Conosci la mia vita?” Avevo quasi quarant’anni. Due mesi dopo li avrei compiuti. Ma quel “Vieni e seguimi” era così solido, così bello, così attraente che non ho potuto dire di no.
Quando ha sentito il canto “Vieni e seguimi”, ha percepito che era davvero una conferma da parte di Dio?
Padre Andrea Alessi: Sì, in quel momento è stata per me una risposta a un’inquietudine profonda nel cuore. In quel “vieni e seguimi” mi sono riconosciuto. Ho sentito che era la frase che il mio cuore cercava, anche se fino ad allora non sapevo quale fosse. Quella chiamata diceva tutto: “Sì, è questo che sto cercando.”
Che consiglio darebbe a chi oggi sente forse una chiamata, ma ha paura di ascoltarla o di seguirla?
Padre Andrea Alessi: Credo che il Signore ponga sul nostro cammino persone, momenti, segni nei quali si fa riconoscere. Sta a noi lasciare spazio a quest’opera che Egli vuole compiere nel nostro cuore, ascoltarlo e, nella libertà e nella generosità, affidarci alla sua parola. Perché, come mi disse una mia amica, “Con Dio non si perde mai.”
Grazie, padre Alessi, per questa testimonianza di fede e di speranza.
Padre Andrea Alessi: Grazie a lei.




