Nella maestosa cornice della Basilica di San Pietro, sedici seminaristi del Pontificio Collegio Nordamericano hanno ricevuto l’ordinazione diaconale, compiendo un passo decisivo nel loro cammino verso il sacerdozio. Un momento di grazia, vocazione e profonda comunione con la Chiesa universale.
Un dono ricevuto, non meritato
Ogni anno, giovani del Pontificio Collegio Nordamericano (NAC) ricevono l’ordinazione diaconale nella Basilica di San Pietro, consacrando la loro vita a Cristo e alla missione della Chiesa. Quest’anno, sedici uomini provenienti da diocesi di tutti gli Stati Uniti hanno pronunciato il loro “sì” davanti all’altare di Pietro.
Il diacono Reed Robinson, della diocesi di Nashville (Tennessee), ha condiviso la sua emozione con parole di profonda gratitudine:
“L’unico modo in cui posso considerarlo è come un dono ricevuto gratuitamente da Dio. Non avrei mai potuto meritarmelo. Non c’è nulla che avrei potuto fare, nessun compito che mi avrebbe reso degno di un dono simile. È semplicemente il dono di poter ricevere e sapere che Cristo mi ama in questo modo e ha scelto questo per me: poter offrire la mia vita per la Chiesa.”
Una chiamata che dura per sempre
La celebrazione è stata presieduta dal vescovo Joseph Hanefeldt della diocesi di Grand Island (Nebraska), che ha ricordato ai nuovi diaconi il carattere eterno della loro vocazione:
“Prima di formarti nel grembo materno, il Signore ti conosceva, ti ha pensato e ti ha costituito, e sarà sempre con te in ogni circostanza. Ora, apri il tuo cuore alla grazia della tua ordinazione diaconale, affinché la tua vita e il tuo ministero siano un servizio generoso al Signore che ti ha chiamato a lavorare per la messe delle anime.”
La Basilica era gremita: circa 1.500 ospiti, tra familiari e amici, sono arrivati da tutto il Paese per partecipare a questo momento di grazia e gioia. L’ordinazione, avvenuta accanto alla tomba di San Pietro, ha reso tangibile il legame tra i nuovi diaconi e le radici apostoliche della Chiesa.
“Gesù ama anche me in questa vocazione”
Tra i nuovi ordinati, Lucas Folan, della diocesi di Paterson (New Jersey), ha raccontato un momento intenso vissuto con la famiglia poche ore prima della celebrazione:
“Proprio questa mattina ero nella Basilica di San Pietro con i miei genitori. Abbiamo visitato gli Scavi fino alla tomba di San Pietro, fino alle sue ossa. È stato un momento bellissimo per riflettere sulla chiamata di Gesù a Pietro. Sapere quanto Gesù amava Pietro e quanto Gesù ama me in questa vocazione. E non solo nella vocazione a essere diacono o sacerdote, ma in quella vocazione all’amore che Egli dona a tutti noi nel battesimo: fede, speranza, carità.”
Servire con il cuore di Cristo
Durante l’omelia, il vescovo Hanefeldt ha esortato i nuovi diaconi a coltivare un amore autentico per il popolo di Dio:
“Coltivate ogni giorno un vero amore per il popolo di Dio. Desiderate il loro bene supremo, sforzatevi di amarli con la mente e il cuore di Gesù, siate pazienti con loro, incoraggiateli amorevolmente a scoprire quanto di più Gesù desidera condividere con loro. E ricordate che San Giovanni Maria Vianney diceva sempre: ‘Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù’.”
Mentre l’assemblea intonava le Litanie dei Santi, i candidati si sono prostrati a terra, affidandosi all’intercessione della Chiesa celeste. È stato un gesto potente e silenzioso, simbolo di totale abbandono alla volontà di Dio.
Il segno della missione: il Libro dei Vangeli
Dopo l’imposizione delle mani, gesto che risale agli Apostoli, i nuovi diaconi hanno ricevuto la stola e la dalmatica, segni del loro nuovo ministero.
Infine, il vescovo ha consegnato a ciascuno il Libro dei Vangeli, simbolo della missione che li attende: proclamare, insegnare e vivere la Parola di Dio con fede e carità.
Il diacono Thomas Johnson, della diocesi di Great Falls-Billings (Montana), ha testimoniato la sfida e la bellezza della vocazione sacerdotale:
“La fede è molto forte nelle zone in cui vivo, ma la sfida è che a volte puoi sentirti un po’ isolato perché sei l’unico prete per 110 chilometri in qualsiasi direzione. Conosco un prete che gestiva una parrocchia grande quanto lo stato del Connecticut. Quindi, a volte può essere molto impegnativo.”
Formati nel cuore della Chiesa universale
Mentre alcuni diaconi resteranno a Roma per completare gli studi, altri torneranno negli Stati Uniti per iniziare il loro ministero pastorale. Ma tutti porteranno con sé l’esperienza di una formazione vissuta accanto alla culla della cristianità.
Thomas Johnson lo ha espresso con parole che riassumono il sentimento comune:
“Qui si percepisce la Chiesa universale in un modo che altrove non si riesce… Vengo dal Montana. Non abbiamo un grande senso di tutto ciò. Non abbiamo nemmeno una chiara percezione della Chiesa americana. Quindi poter essere qui… posso vedere San Pietro dalla finestra della mia camera. Credo che essere formato qui mi darà un’esperienza molto più ricca da portare nella diocesi quando finalmente potrò tornare come sacerdote e iniziare il ministero.”
Se Dio vorrà, tutti i sedici diaconi saranno ordinati sacerdoti il prossimo anno — pronti a servire il popolo di Dio con cuori ardenti e mani consacrate.






