Il Pontefice celebra in Piazza San Pietro la Messa per oltre cento delegazioni da tutto il mondo. “Senza Dio nulla esiste, nulla ha senso, nulla vale.”
Un Giubileo di luce e di gratitudine
Un cielo limpido e l’aria frizzante di ottobre hanno accolto questa mattina migliaia di religiosi e religiose, provenienti da oltre cento Paesi, riuniti in Piazza San Pietro per il Giubileo della Vita Consacrata.
Organizzato in collaborazione con il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, l’evento ha visto una partecipazione entusiasta di delegazioni numerose da Italia, Polonia, Francia, Spagna, Germania, Portogallo e da molti altri Paesi del mondo.
Era una celebrazione molto attesa, e la Santa Messa presieduta da Papa Leone XIV ha rappresentato il cuore di questo appuntamento giubilare dedicato a chi ha consacrato la propria vita al Vangelo.
“Chiedete e vi sarà dato”: il Vangelo al centro
Le Letture della Messa — dal Libro di Malachia e dal Vangelo di Luca (11, 5-13) — hanno ispirato l’omelia del Pontefice.
Papa Leone XIV ha esordito ricordando le parole di Gesù:
“«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Lc 11,9). Gesù con queste parole ci invita a rivolgerci fiduciosamente al Padre in tutte le nostre necessità. Noi le ascoltiamo mentre celebriamo il Giubileo della Vita Consacrata, che vi ha condotti qui numerosi, da tante parti del mondo – religiosi e religiose, monaci e contemplative, membri degli istituti secolari, appartenenti all’Ordo virginum, eremiti e membri di ‘nuovi’ istituti – venuti a Roma per vivere insieme il pellegrinaggio giubilare.”
Da qui, il Papa ha indicato tre verbi-chiave — chiedere, cercare, bussare — definendoli “atteggiamenti familiari per i consacrati”, abituati “a domandare senza pretendere, docili all’azione di Dio”.
Tre verbi per vivere la fede
Nell’omelia, Leone XIV ha approfondito ciascun verbo, presentandolo come un cammino interiore di fede e di donazione.
“Chiedere è riconoscere, nella povertà, che tutto è dono del Signore e di tutto rendere grazie. Il verbo ‘cercare’ vuol dire aprirsi, nell’obbedienza, a scoprire ogni giorno la via da seguire nel cammino della santità, secondo i disegni di Dio. E infine, ‘bussare’ significa domandare e offrire ai fratelli i doni ricevuti con cuore casto, sforzandosi di amare tutti con rispetto e gratuità.”
Richiamando la prima lettura dal profeta Malachia, il Pontefice ha ricordato la tenerezza paterna di Dio:
“«Avrò cura di loro come il padre ha cura del figlio»: sono espressioni con cui il Signore, chiamandoci, ci ha preceduti. Un’occasione, in particolare per voi, per fare memoria della gratuità della vostra vocazione.”
“Dio è tutto”: la pienezza della vita consacrata
La seconda parte dell’omelia è stata dedicata alla centralità di Dio nella vita del consacrato.
“Dio è, per ogni consacrato, tutto. Lo è in vari modi: come Creatore e fonte dell’esistenza, come amore che chiama e interpella, come forza che spinge e anima al dono. Senza Lui nulla esiste, nulla ha senso, nulla vale, e il vostro ‘chiedere’, ‘cercare’ e ‘bussare’, nella preghiera come nella vita, riguarda proprio questa verità.”
Leone XIV ha citato Sant’Agostino, ricordandone la struggente ricerca di Dio:
“Parla di una luce che va oltre lo spazio, di una voce non travolta dal tempo, di un sapore mai guastato dalla voracità, di una fame mai spenta dalla sazietà. ‘Ciò amo, quando amo il mio Dio.’”
“Parole di un mistico — ha aggiunto — ma allo stesso tempo molto vicine al nostro vissuto, perché esprimono il bisogno d’infinito che abita nel cuore di ogni uomo e donna.”
“Servire Dio non è inutile: è un atto d’amore che dà ossigeno al mondo”
Rivolgendosi ai consacrati, il Papa ha voluto incoraggiarli a perseverare nella loro missione, anche di fronte alle sfide di un mondo che spesso non comprende la loro scelta:
“Servire Dio non è facile; il mondo di oggi potrebbe definire ciò addirittura inutile. A questo bisogna rispondere con esperienze d’amore consistenti, durature, solide. E voi, con l’esempio della vostra vita consacrata, potete diffondere nel mondo l’ossigeno di tale modo di amare.”
“Protesi verso l’eternità”
Nelle battute finali della sua omelia, Papa Leone XIV ha ricordato la dimensione escatologica della vita cristiana:
“La vita cristiana ci vuole impegnati nel mondo, ma al tempo stesso costantemente protesi verso l’eternità. Allargate il vostro ‘chiedere’, ‘cercare’ e ‘bussare’ della preghiera e della vita all’orizzonte eterno che trascende le realtà di questo mondo, per orientarle alla domenica senza tramonto.”
E, citando Paolo VI e la sua Evangelica Testificatio (1971), ha concluso con un appello alla semplicità evangelica:
“Conservate la semplicità dei ‘più piccoli’ del Vangelo. Sappiate ritrovarla nel rapporto con Cristo e nel contatto diretto con i vostri fratelli. Rete allora il trasalir di gioia per l’azione dello Spirito Santo.”
Articolo precedentemente pubblicato su acistampa, riadattato successivamente per il pubblico di ewtn.it.






