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Papa Leone XIV ai giovani: “Dall’amicizia con Gesù nasce la vera testimonianza cristiana”

Immagine di repertorio (Papa Leone XIV) | Immagine di repertorio (Papa Leone XIV) | Credit Vatican Media
Immagine di repertorio (Papa Leone XIV) | Immagine di repertorio (Papa Leone XIV) | Credit Vatican Media

Nel suo primo messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù, che si celebrerà nelle diocesi il 23 novembre 2025, papa Leone XIV invita i giovani a vivere la fede come amicizia profonda con Cristo, da cui scaturisce una testimonianza autentica e trasformante.

Un messaggio di gratitudine e speranza

Datato 7 ottobre 2025, memoria della Beata Vergine Maria del Santo Rosario, il messaggio di papa Leone XIV per la XL Giornata Mondiale della Gioventù si apre con un ringraziamento ai giovani di tutto il mondo per la gioia condivisa durante il recente Giubileo dei Giovani a Roma:

“Grazie per la gioia che avete trasmesso… È stato un evento prezioso per rinnovare l’entusiasmo della fede e condividere la speranza che arde nei nostri cuori!”.

Il Santo Padre esprime il desiderio che quell’esperienza non rimanga isolata, ma diventi un impulso concreto nella vita cristiana di ciascuno.

L’amicizia con Gesù: cuore della testimonianza cristiana

Il tema scelto per la GMG 2025 è tratto dal Vangelo di Giovanni:

«Anche voi date testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27).

Il Papa si sofferma su due dimensioni essenziali della testimonianza: l’amicizia con Gesù e l’impegno nella società come costruttori di pace.

“La testimonianza cristiana nasce dall’amicizia con il Signore, crocifisso e risorto per la salvezza di tutti”, scrive il Pontefice, precisando che essa “non è propaganda ideologica”, ma “un principio di trasformazione interiore e di sensibilizzazione sociale”.

Gesù ci chiama “amici”, non servi né attivisti, e l’amicizia con Lui è una fonte di rinnovamento profondo:

“Una comunione con Dio, un’amicizia fedele, che ci fa scoprire la nostra dignità e quella degli altri, un’amicizia eterna, fondata nel Crocifisso risorto”.

Due figure evangeliche per comprendere la vera testimonianza

Nel suo messaggio, papa Leone XIV propone due testimoni evangelici come modelli per i giovani:

  • Giovanni, il discepolo amato, simbolo di intimità con Gesù: “Anche ciascuno di voi è discepolo amato… invitato a sedersi accanto a Lui, ad ascoltare il suo cuore, a condividere la sua vita”.
  • Giovanni il Battista, esempio di umiltà e libertà interiore: “Non cercava seguaci per sé… Il vero testimone è libero da sé stesso, capace di dire la verità anche ai potenti”.

Da entrambi emerge che la testimonianza cristiana non è esibizione personale, ma indica Cristo come unico Salvatore.

Una fede vissuta nel mondo e per il mondo

Il Papa incoraggia i giovani a proseguire nella ricerca dei testimoni di Gesù attraverso la lettura dei Vangeli. Allo stesso tempo, mette in guardia dai rischi dell’autoreferenzialità e dei social media:

“La realizzazione dei nostri desideri autentici passa sempre attraverso l’uscire da noi stessi”.

La testimonianza cristiana, afferma, è missionaria: chi ha incontrato Cristo, desidera portarlo nel mondo.

Vicini ai giovani feriti dalla guerra e dalla solitudine

Uno sguardo particolare è rivolto ai tanti giovani che vivono in situazioni difficili: guerra, migrazione, disoccupazione, isolamento, crisi familiari. Anche loro, ricorda il Papa, cercano senso e speranza.

“Mettetevi al fianco di altri giovani, camminate con loro e mostrate che Dio, in Gesù, si è fatto vicino a ogni persona”.

E riconosce che non sempre è facile testimoniare la fede. Tuttavia, anche nei momenti di rifiuto e persecuzione, si può vivere il Vangelo nella sua radicalità:

“Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”, come hanno fatto i martiri, ieri e oggi.

Una testimonianza che costruisce pace e unità

Il Papa invita infine i giovani a non lasciarsi ingannare da chi usa la fede per dividere:

“Non seguite chi usa le parole della fede per dividere. Organizzatevi, invece, per rimuovere le disuguaglianze e riconciliare comunità polarizzate e oppresse”.

E conclude con un’affidamento alla Vergine Maria, ricordando l’intimo legame che ciascuno può instaurare con lei, come fece il discepolo amato, e incoraggiando la preghiera del Rosario come strumento per custodire questa relazione.

Pubblicato originalmente su ACI Stampa.

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Antonio Tarallo

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