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10 frasi ispiratrici di Papa Leone XIV nell’esortazione apostolica Dilexi te

L’esortazione apostolica Dilexi te è stata pubblicata questo giovedì | Credito: Daniel Ibáñez / EWTN News
L’esortazione apostolica Dilexi te è stata pubblicata questo giovedì | Credito: Daniel Ibáñez / EWTN News

Questo 9 ottobre è stata presentata la prima esortazione apostolica di Papa Leone XIV, intitolata Dilexi te, sul mandato di Cristo di amare i poveri e nata da un progetto avviato dal suo predecessore, Papa Francesco.

In questo senso, presentiamo di seguito alcune delle frasi più ispiratrici del primo documento pontificio di Leone XIV:

Un appello alla santità attraverso i poveri

Ritengo necessario insistere su questo cammino di santificazione, perché nel «richiamo a riconoscerlo nei poveri e nei sofferenti si rivela il cuore stesso di Cristo, i suoi sentimenti e le sue scelte più profonde, alle quali ogni santo cerca di conformarsi»

Una denuncia della cultura dello scarto

Ancora persiste – a volte ben mascherata – una cultura che scarta gli altri senza neanche accorgersene e tollera con indifferenza che milioni di persone muoiano di fame o sopravvivano in condizioni indegne dell’essere umano.

La carità: fuoco vivo della missione ecclesiale

Il fatto che l’esercizio della carità risulti disprezzato o ridicolizzato, come se si trattasse della fissazione di alcuni e non del nucleo incandescente della missione ecclesiale, mi fa pensare che bisogna sempre nuovamente leggere il Vangelo, per non rischiare di sostituirlo con la mentalità mondana.

Amare Dio significa amare i poveri

È innegabile che il primato di Dio nell’insegnamento di Gesù si accompagna all’altro punto fermo che non si può amare Dio senza estendere il proprio amore ai poveri. L’amore per il prossimo rappresenta la prova tangibile dell’autenticità dell’amore per Dio.

Una Chiesa pasquale tra i poveri

Quando la Chiesa si inchina per spezzare le nuove catene che legano i poveri, diventa un segno pasquale.

L’esempio degli Ordini mendicanti

Gli Ordini mendicanti sono diventati il simbolo di una Chiesa pellegrina, umile e fraterna, che vive tra i poveri non per proselitismo, ma per identità. Insegnano che la Chiesa è luce solo quando si spoglia di tutto, e che la santità passa attraverso un cuore umile e dedito ai più piccoli.

Riscoprire la dignità morale e spirituale

«O riconquistiamo la nostra dignità morale e spirituale o cadiamo come in un pozzo di sporcizia».

I poveri non sono estranei

«Il cristiano non può considerare i poveri solo come un problema sociale: essi sono una “questione familiare”. Sono “dei nostri”. Il rapporto con loro non può essere ridotto a un’attività o a un ufficio della Chiesa».

Una Chiesa senza nemici, solo da amare

«L’amore è soprattutto un modo di concepire la vita, un modo di viverla. Ebbene, una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare, è la Chiesa di cui oggi il mondo ha bisogno».

La forza concreta dell’elemosina

«Rimanere nel mondo delle idee e delle discussioni, senza gesti personali, frequenti e sentiti, sarà la rovina dei nostri sogni più preziosi. Per questa semplice ragione come cristiani non rinunciamo all’elemosina. Un gesto che si può fare in diverse maniere, e che possiamo tentare di fare nel modo più efficace, ma dobbiamo farlo. E sempre sarà meglio fare qualcosa che non fare niente».

Adattato dal team di EWTN Italia. L’originale è stato pubblicato su ACI Prensa.

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