Tra le figure più affascinanti e complesse della prima cristianità spicca quella di Pelagia di Antiochia, vissuta nel III secolo e venerata come santa dalla Chiesa cattolica. La sua storia, sospesa tra cronaca, leggenda e spiritualità, continua a ispirare conversioni e riflessioni sulla misericordia di Dio.
Tra realtà e leggenda
Le fonti sulla vita di Pelagia sono discordanti. Alcune la descrivono come attrice e prostituta ad Antiochia, convertitasi dopo l’incontro con il vescovo san Nonno, per poi condurre vita da penitente ed eremita nei pressi di Gerusalemme. Altre invece la presentano come vergine e martire, ricordata da sant’Ambrogio e san Giovanni Crisostomo.
Non è escluso, spiegano gli studiosi, che più donne di nome Pelagia, vissute nello stesso periodo nel Vicino Oriente, siano state in seguito confuse o sovrapposte nella memoria dei fedeli. Il nome, infatti, era piuttosto diffuso all’epoca, e la tradizione menziona anche una Pelagia di Tarso e una Pelagia di Nicopoli.
La conversione della meretrice di Antiochia
La versione più nota della sua storia è narrata nella Vita Sanctae Pelagiae meretricis. Pelagia, detta Margherita per la sua straordinaria bellezza, era celebre ad Antiochia come “la prima delle attrici di Antiochia, ed era anche la prima delle danzatrici mimiche”. Le cronache raccontano che amava attraversare la città “con molta appariscenza”, circondata da servi e profumi preziosi, “ricoperta di oro e perle e pietre preziose”.
Un giorno, il suo sfarzoso corteo passò davanti ad alcuni vescovi riuniti dinanzi alla basilica del martire Giuliano. Tutti distolsero lo sguardo, tranne il santo vescovo Nonno, che «rivolse lo sguardo verso di lei intensissimamente e a lungo». Poi, rivolgendosi agli altri, disse:
«Non vi rallegra una così grande bellezza?… In verità, io mi sono rallegrato moltissimo e mi è piaciuta la sua bellezza, poiché Dio la metterà al primo posto (Mt 21,31) e la stabilirà davanti al suo tremendo e mirabile trono (Ap 7,9) per giudicare sia noi sia il nostro episcopato».
Quelle parole toccarono il cuore di Pelagia, che, commossa, si prostrò ai piedi del vescovo chiedendo il battesimo. Rinunciò ai suoi ornamenti, vestì l’abito del penitente e partì per Gerusalemme, dove visse in una piccola cella, nascosta agli occhi del mondo. Alla sua morte, quando si scoprì che “l’eremita Pelagio” era in realtà una donna, fu venerata come santa Pelagia, esempio di conversione e penitenza radicale.
La martire di Antiochia
Un’altra tradizione, riportata da sant’Ambrogio nel De Virginibus, racconta invece di una giovane di quindici anni che, “vedendosi circondata da assalitori che miravano non solo alla sua fede ma soprattutto alla sua verginità”, scelse di morire piuttosto che cedere, vestendosi come “una sposa che va incontro al suo sposo”.
Il culto
La memoria liturgica di santa Pelagia cade l’8 ottobre, giorno in cui la Chiesa ricorda la sua duplice testimonianza: quella della penitenza che trasforma il peccato in santità, e quella della purezza difesa fino al sacrificio.






