Nella Messa del Giubileo delle missioni e dei migranti, il Pontefice richiama la Chiesa a una “nuova missionarietà” fatta di accoglienza, compassione e cooperazione
Una celebrazione sotto la pioggia, tra preghiera e solidarietà
Sotto una pioggia battente, Papa Leone XIV ha presieduto in Piazza San Pietro la Messa per il Giubileo delle missioni e dei migranti, offrendo una profonda riflessione sul dramma delle migrazioni e sul rinnovato impegno missionario della Chiesa.
“Penso ai fratelli migranti, che hanno dovuto abbandonare la loro terra, spesso lasciando i loro cari, attraversando le notti della paura e della solitudine, vivendo sulla propria pelle la discriminazione e la violenza”, ha detto il Papa all’inizio dell’omelia. “Dinanzi a questi scenari oscuri, riemerge il grido che tante volte nella storia si è elevato a Dio: perché, Signore, non intervieni? Perché sembri assente?”.
“Siate sempre i benvenuti!”
Rivolgendosi direttamente ai migranti presenti in Piazza San Pietro, Papa Leone ha espresso parole di accoglienza e speranza:
“Siate sempre i benvenuti! I mari e i deserti che avete attraversato, nella Scrittura sono “luoghi della salvezza”, in cui Dio si è fatto presente per salvare il suo popolo. Vi auguro di trovare questo volto di Dio nelle missionarie e nei missionari che incontrerete!”.
Il Pontefice ha ricordato che ogni battezzato è chiamato a partecipare alla missione della Chiesa: “Siamo qui perché, presso la tomba dell’Apostolo Pietro, ciascuno di noi deve poter dire con gioia: tutta la Chiesa è missionaria”.
La fede che libera: non potenza, ma amore
Nel suo commento al Vangelo, Leone XIV ha citato Paolo VI, Benedetto XVI e Francesco, ricordando che la risposta di Dio al dolore del mondo non passa attraverso la forza o i miracoli, ma attraverso la fede viva e l’amore che salva.
“La fede non si impone con i mezzi della potenza e in modi straordinari”, ha detto il Papa, “ma reca in sé la forza dell’amore di Dio che apre vie di salvezza”.
Questa salvezza, ha aggiunto, si realizza “quando ci impegniamo in prima persona e ci prendiamo cura, con la compassione del Vangelo, della sofferenza del prossimo”.
La nuova missione: restare per accogliere
Per Papa Leone XIV, la missione oggi ha assunto un volto diverso rispetto al passato: non si tratta più di “partire” verso terre lontane, ma di “restare” per accogliere.
“L’andare verso terre lontane che non avevano conosciuto il Vangelo o versavano in situazioni di povertà oggi lascia spazio a una nuova frontiera: la povertà, la sofferenza e il desiderio di una speranza più grande sono loro a venire verso di noi”, ha spiegato il Papa.
E con forza ha aggiunto:
“Quelle barche che sperano di avvistare un porto sicuro e quegli occhi carichi di angoscia e speranza non possono e non devono trovare la freddezza dell’indifferenza o lo stigma della discriminazione!”.
Non si tratta, ha detto ancora, “tanto di partire, quanto invece di restare per annunciare il Cristo attraverso l’accoglienza, la compassione e la solidarietà: restare per guardare in faccia coloro che arrivano da terre lontane e martoriate, restare per aprire loro le braccia e il cuore, accoglierli come fratelli, essere per loro una presenza di consolazione e speranza”.
Una missione che nasce dalla cooperazione
Il Pontefice ha poi richiamato l’importanza della cooperazione missionaria tra le Chiese, invitando a un rinnovato slancio di vocazioni e testimonianza.
“Oggi c’è bisogno di un nuovo slancio missionario, di laici, religiosi e presbiteri che offrano il loro servizio nelle terre di missione, di nuove proposte ed esperienze vocazionali capaci di suscitare questo desiderio, specialmente nei giovani”, ha detto.
Allo stesso tempo, ha sottolineato che “le comunità del Sud del mondo sono chiamate a discernere con attenzione le motivazioni vocazionali di chi desidera diventare missionario o missionaria”.
Articolo precedentemente pubblicato su acistampa. È stato riadattato per la pubblicazione su ewtn.it.






