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L’Ospedale dove Carlo Acutis ha offerto la sua croce

L’Ospedale San Gerardo di Monza, dove Carlo Acutis morì nel 2006, è un luogo segnato dalla presenza silenziosa ma potente di santi. In questo reportage firmato EWTN, raccogliamo le voci di chi oggi custodisce la memoria del beato millennial: un cappellano, un presidente e tanti ricordi che continuano a ispirare.

Un ospedale segnato dai santi

L’Ospedale San Gerardo di Monza, dove Carlo Acutis si spense il 12 ottobre 2006, è molto più di una semplice struttura sanitaria. È, come lo definisce il cappellano padre Riccardo Brena, “un ospedale dei santi”.

Fondato nel 1174 da San Gerardo, ha custodito nei secoli storie straordinarie di fede: qui i coniugi Martin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, compirono un miracolo che li porterà alla beatificazione; Santa Gianna Beretta Molla, la prima santa canonizzata nella diocesi di Milano dopo San Carlo Borromeo, vi diede alla luce i suoi quattro figli. E nel 2006, vi giunse anche il giovane Carlo.

Carlo Acutis: una meteora che ha lasciato luce

Padre Riccardo Brena, cappellano dell’ospedale dal 2022, ha subito avvertito quanto fosse ancora viva la memoria di Carlo. La sua testimonianza è oggi una luce per pazienti e personale sanitario.

«Carlo ci insegna una cosa: ci insegna che quando arriva la sofferenza, esiste una posizione nella vita che può aiutarci ad accoglierla, o almeno ad accettarla. Perché accogliere e accettare la sofferenza, per un cattolico, significa unirla alla croce di Gesù. E quando hai quel crocifisso, soffri, come Gesù ha sofferto per te, per salvarti. Quella croce diventa più leggera e meno pesante, perché è offerta alla croce di Gesù», spiega padre Riccardo.

E aggiunge con commozione:
«Carlo ha accolto questo momento di dolore e sofferenza come se fosse pronto per questo passaggio verso una vita più grande di quella che stava lasciando. È come se si fosse spogliato della sua giovinezza per offrirla al Signore, e questa offerta è stata notata dai medici e dagli infermieri: un ragazzo che non si lamentava del suo dolore, che non si lamentava di nulla di ciò che gli stava accadendo, ma che aveva scelto di viverlo come il compimento della sua vita.»

Il ricordo dei medici: luce anche nella malattia

Il Dott. Claudio Cogliati, presidente della Fondazione IRCCS San Gerardo, non dimentica quel passaggio così breve ma intenso:
«Carlo Acutis è passato molto velocemente qui al San Gerardo, era una stella molto luminosa, una meteora.»

Ma la sua memoria è ancora viva, anche grazie all’impegno del personale:
«Penso che ciò che dobbiamo fare è non far perdere la speranza alle persone, perché la speranza non deve mai morire. E anche se non riusciamo a curare il paziente fino alla fine, dobbiamo offrirgli le migliori cure possibili. Ma la speranza non deve mai morire, nemmeno per quei bambini che non ce la fanno.»

Un luogo dove la fede incontra la fragilità

L’ospedale San Gerardo non è solo un luogo di cura, ma una culla silenziosa di santità vissuta: da genitori che hanno detto “sì” alla vita, a medici che accompagnano nella sofferenza, fino a un ragazzo di 15 anni che ha saputo trasformare il dolore in offerta d’amore.

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