Un portavoce della Santa Sede ha ridimensionato l’importanza di documenti vaticani trapelati recentemente, che sembrerebbero mettere in discussione le motivazioni dietro le restrizioni di Papa Francesco alla Messa tradizionale in latino.
Il Vaticano: “Ricostruzione parziale e incompleta”
In una conferenza stampa del 3 luglio, Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa vaticana, ha affermato che le informazioni pubblicate “presumibilmente si riferiscono a una parte di uno dei documenti” su cui si è basata la decisione di limitare la Messa in latino nel 2021.
Ha aggiunto che quanto emerso costituisce “una ricostruzione molto parziale e incompleta del processo decisionale” e ha evitato di confermare l’autenticità dei documenti.
La fuga dei documenti e le reazioni
I documenti in questione sono stati pubblicati il 1° luglio dalla giornalista e vaticanista Diane Montagna sulla sua newsletter Substack. Si tratterebbe di estratti da un rapporto interno di oltre 200 pagine, redatto nel 2020, che sintetizza le risposte dei vescovi di tutto il mondo riguardo all’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum del 2007.
Secondo la valutazione di cinque pagine trapelata, la maggioranza dei vescovi che hanno risposto al questionario si è detta soddisfatta dell’applicazione del motu proprio. Alcuni, tuttavia, ritenevano che Summorum Pontificum non avesse raggiunto l’obiettivo di favorire la riconciliazione liturgica e auspicavano un ritorno alla normativa precedente.
Critiche alla linea di Papa Francesco
I critici del decreto Traditionis Custodes di Papa Francesco hanno interpretato la fuga dei documenti come prova che il Pontefice avrebbe agito contro la volontà della maggioranza dei vescovi.
Joseph Shaw, presidente della Latin Mass Federation Una Voce International, ha scritto che “la tesi secondo cui la maggioranza dei vescovi chiedeva restrizioni alla Messa antica è sempre stata dubbia, ma ora appare completamente falsa”.
Il contesto di Traditionis Custodes
Nel 2021 Papa Francesco ha emanato il motu proprio Traditionis Custodes, che ha fortemente limitato la celebrazione della Messa secondo il rito preconciliare, revocando le concessioni stabilite da Benedetto XVI nel 2007.
In una lettera che accompagnava il decreto, Francesco spiegava che i risultati della consultazione del 2020 mostravano una situazione “dolorosa e preoccupante”, in cui l’intento di unità dei suoi predecessori era stato spesso ignorato, favorendo invece divisioni all’interno della Chiesa.
l Dicastero per il Culto Divino: “Nulla da aggiungere”
Un funzionario del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha dichiarato il 3 luglio che il dicastero “non ha nulla da aggiungere” rispetto alla dichiarazione di Bruni, mostrando che la Santa Sede intende mantenere riservatezza e continuità nella propria posizione ufficiale.
Tradotto e adattato dal team di EWTN Italia. L’originale si trova qui.