Una Roma accaldata e gremita, sotto il sole torrido di giugno, ha fatto da cornice alla celebrazione del Corpus Domini presieduta da Papa Leone XIV sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. Un altare decorato con fiori nei colori giallo e bianco, omaggio alla Santa Sede, ha incorniciato la liturgia eucaristica vissuta con profonda partecipazione dai fedeli.
“È bello stare con Gesù”
L’omelia del Pontefice si è aperta con un’esclamazione semplice ma densa:
“È bello stare con Gesù”.
Da qui, il Papa ha commentato il Vangelo del giorno, che mostra Gesù annunciare il Regno e guarire i malati.
“La compassione di Gesù per i sofferenti manifesta l’amorevole vicinanza di Dio, che viene nel mondo per salvarci. Quando Dio regna, l’uomo è liberato da ogni male”, ha detto.
Tuttavia, ha aggiunto, anche coloro che ricevono la Buona Notizia conoscono l’ora della prova:
“Scende la sera, non c’è più nulla da mangiare. La fame e il tramonto del sole rivelano i limiti del mondo: tutto finisce, anche la vita. Eppure proprio in quest’ora, Gesù resta”.
Il miracolo della condivisione
Nel cuore dell’omelia, Papa Leone XIV ha spiegato come il miracolo della moltiplicazione sia segno della logica divina:
“Cinque pani e due pesci non sembrano sufficienti. I calcoli dei discepoli, seppur ragionevoli, svelano la loro poca fede. Ma con Gesù c’è tutto quello che serve per dare forza e senso alla nostra vita”.
Cristo non ricorre a gesti spettacolari, ma compie atti semplici e solenni:
“Alza gli occhi, recita la benedizione, spezza il pane e dà da mangiare. Non c’è magia, ma riconoscenza, preghiera e comunione. Gesù divide quello che c’è: proprio così basta per tutti, anzi, sovrabbonda”.
Questo è lo stile di Dio, ha ribadito il Pontefice:
“Gesù ci insegna a fare altrettanto. La fame dell’uomo è anche fame di Dio. E Dio risponde con la sua presenza: si dona, si fa cibo”.
“Oggi interi popoli soffrono più per l’ingordigia altrui che per la propria fame”
Papa Leone XIV ha poi rivolto lo sguardo al presente, con parole forti e cariche di denuncia evangelica:
“Oggi, al posto delle folle del Vangelo, ci sono popoli umiliati dall’ingordigia altrui più ancora che dalla propria fame. L’accumulo di pochi genera miseria per molti. L’opulenza sfrutta la terra e il lavoro senza condividere. È una superbia indifferente, che produce dolore e ingiustizia”.
Nel contesto dell’Anno Giubilare, il Pontefice ha esortato alla conversione e alla carità concreta:
“L’esempio del Signore resta per noi urgente criterio di azione: condividere il pane, per moltiplicare la speranza e proclamare l’avvento del Regno di Dio”.
L’Eucaristia, pane vivo e vero
Il momento culminante dell’omelia è stato il richiamo al mistero eucaristico, vero centro della celebrazione:
“Cristo è la risposta di Dio alla fame dell’uomo, perché il suo corpo è il pane della vita eterna. Prendete e mangiatene tutti!”.
E ha aggiunto:
“Per vivere, ci nutriamo di cose morte. Ma nutrendoci di Gesù, che è vivo, viviamo per Lui. L’Eucaristia è presenza vera, reale e sostanziale del Salvatore: trasforma il pane in sé, per trasformare noi in Lui”.
La Chiesa in cammino, portatrice di Cristo
Al termine della celebrazione, lo sguardo si è rivolto alla processione eucaristica, da San Giovanni in Laterano fino a Santa Maria Maggiore:
“Portiamo Gesù tra le strade, allo sguardo, alla coscienza, al cuore della gente. Al cuore di chi crede, perché creda più fermamente. Al cuore di chi non crede, perché si interroghi sulla fame che ha nell’animo e sul pane che può saziarla”.
Il Pontefice ha concluso con un invito vibrante:
“Ristorati dal cibo che Dio ci dona, portiamo Gesù al cuore di tutti. Perché Gesù coinvolge tutti nell’opera della salvezza: invita alla sua mensa e ci trasforma da invitati in testimoni”.
Una celebrazione intensa, quella del Corpus Domini, che ha unito liturgia, Vangelo e denuncia sociale in un’unica proclamazione: l’Eucaristia è pane che salva, gesto che libera, amore che si dona.
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