Mattinata intensa e ricca di emozione nell’Aula Paolo VI, dove il clero della Diocesi di Roma ha incontrato il proprio Vescovo, Papa Leone XIV. Un momento carico di affetto e fraternità, come si è percepito fin dal saluto iniziale del cardinale Baldassare Reina, Vicario Generale della Diocesi e Arciprete della Basilica Papale di San Giovanni in Laterano.
Leone XIV incontra per la prima volta i sacerdoti della Diocesi di Roma in Aula Paolo VI.
— EWTN Italia 🇮🇹 (@EwtnItalia) June 12, 2025
«Grazie per la vostra vita donata», così il Papa si è rivolto ai suoi presbiteri. pic.twitter.com/r8QcAEIp7x
Presentando i numeri della diocesi – 809 sacerdoti e 149 diaconi permanenti – il cardinale Reina si è soffermato soprattutto sul “carattere” del presbiterio romano:
«Il suo presbiterio, Santo Padre, è un presbiterio generoso, con un forte senso di appartenenza e con una passione pastorale molto marcata. Di fronte alle difficoltà reagisce in maniera positiva, è schietto nel riconoscere i problemi, con uno spiccato senso dell’umorismo e sempre pronto a ripartire per il bene della Chiesa e delle comunità».
Reina non ha però nascosto le difficoltà:
«Non siamo esenti dai condizionamenti culturali di questo tempo complesso, e spesso ci interroghiamo su come reagire rispetto alle tante spinte che ci arrivano da ogni dove».
Il saluto del Papa: “Vi ringrazio per la vita donata, anche nel silenzio e nella sofferenza”
Papa Leone XIV ha risposto con parole cariche di affetto:
«Vi saluto con affetto e amicizia. Grazie per la vita donata a servizio del Regno, per le vostre fatiche quotidiane, per tanta generosità nel ministero, per tutto ciò che vivete nel silenzio, a volte accompagnato da sofferenza o incomprensione».
Il Pontefice ha poi riflettuto sulla specificità della Diocesi di Roma, caratterizzata da una forte presenza internazionale:
«La nostra è una diocesi davvero particolare, perché tanti sacerdoti arrivano da diverse parti del mondo, specialmente per motivi di studio; e questo implica che anche la vita pastorale, soprattutto nelle parrocchie, sia segnata da questa universalità e dalla reciproca accoglienza».
Unità e comunione: antidoti alla stanchezza e all’isolamento
Papa Leone ha sottolineato l’importanza di due parole chiave: unità e comunione.
«Il Signore sa bene che solo uniti a Lui e uniti tra di noi possiamo portare frutto e dare una testimonianza credibile».
Ha quindi evidenziato come la comunione, a Roma, sia favorita da una tradizione di vita condivisa:
«Per antica consuetudine si vive insieme nelle canoniche, nei collegi o in altre residenze. Il presbitero è chiamato ad essere uomo di comunione, perché la vive per primo e continuamente la alimenta».
Tuttavia, il Papa ha riconosciuto gli ostacoli che oggi minacciano questa dimensione ecclesiale:
«Viviamo in un clima culturale che favorisce l’isolamento e l’autoreferenzialità. Nessuno è esente da queste insidie, che mettono alla prova la solidità della nostra vita spirituale e la forza del ministero».
E ha aggiunto:
«A volte sperimentiamo una stanchezza che nasce dalle fatiche vissute, dalla mancanza di comprensione o ascolto. Ma io desidero camminare con voi, per aiutarvi a ritrovare serenità nel ministero».
Lo slancio della fraternità presbiterale
A fronte delle sfide, Papa Leone ha rilanciato un appello accorato:
«Vi chiedo uno slancio nella fraternità presbiterale, che nasce da una solida vita spirituale, dall’incontro con il Signore e dall’ascolto della sua Parola. È la Parola la nostra linfa: solo se ci nutriamo di essa, possiamo vivere relazioni di amicizia, gareggiando nello stimarci a vicenda».
Ha quindi ribadito l’importanza del camminare insieme, come segno di fedeltà al Vangelo e testimonianza concreta di unità:
«Camminare insieme è sempre garanzia di fedeltà al Vangelo. Ognuno arricchisce la Chiesa con il proprio carisma, ma con il cuore rivolto all’unità del Corpo di Cristo».
Una chiamata alla trasparenza e all’esemplarità
Non è mancato l’invito all’autenticità della vita sacerdotale:
«Ve lo chiedo con il cuore di padre e pastore: impegniamoci ad essere sacerdoti credibili ed esemplari! Il Signore ci conosce, conosce i nostri limiti, ma ci ha affidato un tesoro prezioso di cui siamo ministri».
Il Papa ha quindi esortato i sacerdoti a lasciarsi riaccendere dalla chiamata originaria:
«Lasciatevi attrarre ancora dalla chiamata del Maestro, per riscoprire l’amore della prima ora, quello che ha sostenuto le vostre scelte forti e le rinunce coraggiose. In una vita umile e fedele, potremo manifestare la forza rinnovatrice del Vangelo».
Le sfide del mondo e l’esempio di grandi sacerdoti
Papa Leone XIV ha infine menzionato le numerose sfide del tempo presente:
«Ci feriscono le violenze, le disuguaglianze, le povertà, le tante forme di emarginazione. Non sono realtà lontane: riguardano anche la nostra Roma, segnata da gravi emergenze come quella abitativa».
E ha concluso ricordando figure luminose del sacerdozio:
«Penso a don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, e don Luigi Di Liegro, profeti di pace e di giustizia, che hanno saputo dare la vita per cercare vie di speranza e promozione umana. Attribuiamoci alla forza dei loro esempi per gettare semi di santità nella nostra città».
Articolo originariamente pubblicato qui, e riadattato dal team di ewtn.it.