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Papal Foundation a Roma: fede e gratitudine

Nel cuore dell’Anno Giubilare della Speranza, e a pochi giorni dalla morte di Papa Francesco, i membri della Papal Foundation si sono riuniti a Roma per il loro tradizionale pellegrinaggio. Una settimana di fede, comunione e testimonianza vissuta attraversando le Porte Sante, visitando le basiliche maggiori e onorando la tomba del Pontefice scomparso. Un’occasione intensa per riscoprire la bellezza della Chiesa e rafforzare il legame con il Successore di Pietro.

Un pellegrinaggio nel segno del dono

Siamo stati molto benedetti, siamo stati molto fortunati in ogni aspetto della nostra vita, e la vita non è solo accumulare beni e fare soldi… Devi rendere questo mondo un posto migliore di quello che hai trovato” — con queste parole Kevin e Lisa Clayton, membri storici della Papal Foundation, hanno sintetizzato lo spirito con cui affrontano il pellegrinaggio annuale a Roma. “Abbiamo avuto il tempo di restituire qualcosa”, hanno aggiunto, mostrando come la fede possa tradursi in impegno concreto per il bene comune.

Durante la settimana, i membri della Fondazione hanno visitato le quattro Basiliche Papali, partecipato alle liturgie e varcato le Porte Sante. Hanno anche reso omaggio alla tomba di Papa Francesco, un gesto che ha dato al pellegrinaggio una profondità spirituale unica, vista la recente conclusione del suo pontificato.

Laici al servizio della Chiesa universale

Fondata nel 1988, la Papal Foundation ha finanziato oltre 2.000 progetti scelti personalmente dai papi — Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco — contribuendo con più di 250 milioni di dollari in sovvenzioni e borse di studio. Ma dietro ai numeri ci sono volti, storie e una comunità viva.

La Santa Sede riceve richieste da tutto il mondo”, ha spiegato Kevin Clayton, “e noi siamo felici, come laici, di poter assistere, determinando dove possiamo offrire aiuto. Che si tratti di un nuovo tetto, di un orfanotrofio ad Haiti o di un sistema fognario per un ospedale in Bangladesh, ci dà grande soddisfazione sapere che le nostre risorse sono usate per il bene dell’umanità”.

Una comunità di fede e amicizia

Don e Shellie Greiner, anche loro “Custodi di San Pietro”, hanno raccontato la bellezza dell’appartenenza alla Fondazione: “Partiamo tutti da un insieme comune di credenze e valori. Abbiamo una dedizione alla fede, al Santo Padre e al fare del bene, mettendo i nostri doni ai suoi piedi affinché ne faccia ciò che ritiene opportuno. È davvero bello — è una comunità splendida”.

Il pellegrinaggio è anche occasione di amicizia e scoperta spirituale. “Cammini mano nella mano, attraversi le Porte Sante, vedi la persona davanti a te che mette un rosario sulla porta e pensi: ‘Oh mio Dio, perché l’ha fatto?’ — allora ti fai delle domande, e capisci che anche tu vuoi fare lo stesso”, ha raccontato Shellie con semplicità e commozione.

Fede vissuta in famiglia

Tra i pellegrini c’erano anche Henry e Theodore Millen, nipoti di altri membri della Fondazione, Ed e Kathy Bernau. Per loro, era la prima volta a Roma. “Visitare tutte queste basiliche, vedere le reliquie come il sepolcro di San Pietro e Santa Caterina da Siena, è stato incredibile e illuminante. Mi ha aiutato a rafforzare la mia fede in Dio”, ha detto Henry. Theodore ha aggiunto: “Vedere questi luoghi dal vivo ti fa capire quanto il cattolicesimo sia reale e antico. Ti senti parte di qualcosa che va avanti da secoli”.

La conclusione nella Cattedrale di Roma

Il pellegrinaggio si è concluso con la celebrazione della Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano, la cattedrale del Papa. A presiedere è stato il Cardinale Timothy Dolan, figura amata da molti membri della Fondazione. “Abbiamo portato con noi degli amici — ha detto Shellie — e vedere tutto attraverso i loro occhi ha reso tutto ancora più speciale. Poterli aiutare a vedere queste basiliche e a incontrare il cardinale è stato un dono”.

Alla fine del viaggio, resta soprattutto un sentimento profondo. “Pensa a ciò che ci è stato donato senza che noi ne avessimo meritato nulla: questa splendida fede. Ciò che porto con me è un rinnovato senso di gratitudine”.

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Zofia Czubak EWTN Journalist

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