Il 24 maggio la Chiesa cattolica in Polonia ha celebrato la beatificazione del sacerdote Stanisław Streich, martire della fede, assassinato nel 1938 da un comunista mentre celebrava la Messa.
La Messa di beatificazione si è svolta a Poznań (Polonia) ed è stata presieduta dal Cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi.
Nella sua omelia, il porporato ha sottolineato che la beatificazione di don Streich “conferma ancora una volta che la Polonia è terra di santi e beati”, unendosi così a San Giovanni Paolo II, Santa Faustina Kowalska, i beati Stefan Wyszyński e Jerzy Popiełuszko, tra gli altri.
Nell’elenco dei santi polacchi, il Cardinale Semeraro ha fatto una menzione speciale a Sant’Stanislao, vescovo e martire che, “secondo la tradizione, fu ucciso ai piedi dell’altare mentre celebrava la Messa, proprio come accadde, molti secoli dopo, a Stanisław Streich”.
Il cardinale ha anche riflettuto sul brano evangelico del Buon Pastore, un’immagine “usata da Gesù” che dà “un significato decisivo alla figura e alla testimonianza del nostro nuovo beato”.
“Nel suo impegno sacerdotale e pastorale – ha affermato – don Streich prese Gesù come modello da imitare. Fu un uomo che amò la vita, la visse con semplicità e dignità, e soprattutto la spese con cuore lieto per le comunità che gli furono affidate. Questa disposizione e fermezza d’animo trovarono il loro compimento nel sacrificio di sé”.
“Nella morte di questo martire si compiono le parole di Cristo: ‘Se il chicco di grano muore, produce molto frutto’”, ha detto il cardinale, ricordando poi anche le parole di San Leone Magno:
“La Chiesa non si indebolisce con le persecuzioni, al contrario, ne riceve forza. La Chiesa è il campo del Signore, che si riveste sempre di una messe abbondante, perché i chicchi, cadendo uno ad uno, rinascono moltiplicati”.
Per questo, ha affermato il Cardinale Semeraro,
“possiamo dire che il Beato Stanisław Streich continua a parlare, non più dal pulpito della chiesa in cui fu barbaramente ucciso, ma dal pulpito della sua vita donata”.
Chi era il sacerdote Stanisław Streich?
Il Beato Stanisław Streich nacque il 27 agosto 1902 a Bydgoszcz (Polonia) e fu ordinato sacerdote il 6 giugno 1925.
Il sito vaticano Causesanti racconta che don Streich si impegnò nell’insegnamento del catechismo a bambini, giovani e adulti, e nell’assistenza agli operai, ai disoccupati e alle famiglie bisognose. Tuttavia, questa sua attività non fu ben vista dai comunisti che erano arrivati a Luboń, la città dove svolgeva il suo ministero pastorale.
Nel 1937 il beato cominciò a ricevere lettere anonime con diffamazioni e minacce di morte. Alcuni sconosciuti profanarono la chiesa, aprendo il tabernacolo e spargendo gli arredi liturgici.
“Il 22 febbraio 1938 si presentò per confessarsi un uomo che, secondo una ricostruzione dei fatti, era proprio l’assassino, Wawrzyniec Nowak, legato all’ideologia comunista, e che comunicò al beato qualcosa che lo turbò profondamente”, riferisce il sito.
Il Vaticano indica che il sacerdote era cosciente dell’ostilità nei suoi confronti e, prevedendo il pericolo, scrisse il proprio testamento. Visitò anche per l’ultima volta sua madre, e il 26 febbraio fece ritorno alla parrocchia.
La mattina di domenica 27 febbraio, don Streich salì all’altare per celebrare la Messa. Mentre si avvicinava all’ambone, un uomo gli sparò quattro colpi di pistola. Cercando di fuggire, l’assassino ferì anche altre persone, ma fu catturato dalla folla e consegnato alla polizia. Successivamente, Nowak fu processato e condannato a morte.
La biografia ufficiale pubblicata dal Dicastero riferisce che il beato probabilmente riconobbe l’assassino tra i presenti.
“Di fronte all’imminenza del sacrificio, il suo ultimo pensiero fu per i bambini presenti in chiesa, che allontanò dal pulpito per metterli in salvo”.
Il testo spiega che, come molti martiri del XX secolo, anche l’assassinio di don Streich fu motivato da odio alla fede intrecciato con motivazioni politiche:
“Durante il processo penale, l’assassino si scagliò più volte contro la Chiesa e i suoi esponenti”.
“La vicinanza del sacerdote agli operai era detestata da Nowak e dai comunisti, che vedevano nella Chiesa una complice dell’oppressione e dello sfruttamento delle classi povere”.
L’uccisione di don Stanisław fu quindi anche “un avvertimento per altri sacerdoti”.
Il Dicastero per le Cause dei Santi conclude affermando che la morte di don Stanisław fu il culmine di una vita fedele alla vocazione e al Vangelo.
La sua fama di martire, evidente già al momento dell’assassinio, è sopravvissuta agli anni del regime comunista ed è viva ancora oggi.
Tradotto e adattato dal team di ewtn.it. L’originale si trova qui.