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Leone XIV incontra l’arcivescovo maggiore Shevchuk. “A fianco dell’Ucraina”

Leone XIV, Shevchuk | Leone XIV con Sua Beatitudine Shevchuk, Palazzo Apostolico Vaticano, 15 maggio 2025 | Vatican Media / UGCC

C’è un invito aperto per il Papa in Ucraina, ribadito dal capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina. Leone XIV avrebbe ribadito la sua vicinanza al popolo ucraino

Si chiama “Requiem”, ed un quadro di Bohdan Pylpiv, padre del soldato morto in guerra Andriy, che mostra un embrione avvolto nella molla di un orologio, ed è il regalo, molto evocativo, che l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha donato a Leone XIV nella prima udienza privata concessagli dal Papa da poco eletto.

L’udienza, tra le prime udienze private concesse dal nuovo Papa, rimette insieme il filo della relazione tra Santa Sede e Ucraina. C’è un invito aperto per un Papa in Ucraina, inoltrato a Francesco che però legava il suo viaggio a Kyiv ad un passaggio a Mosca, e poi ribadito a Leone XIV, prima dal presidente ucraino Zelensky e poi dallo stesso capo della Chiesa greco-cattolica ucraina nell’udienza dello scorso 15 maggio. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, ha definito “prematuro” un viaggio, e lo stesso Shevchuk ha detto al Papa che i tempi saranno da definire. Quella che però va registrata è un’apertura diversa.

Papa Francesco aveva seguito con attenzione il conflitto in Ucraina sin dall’autoproclamazione delle repubbliche del Donbass e Donetsk e l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014. Ha lanciato una Colletta Straordinaria per l’Ucraina nel 2016, che ha dato vita a diversi progetti sul campo, e nel 2019 ha voluto un interdicasteriale con il Sinodo e i vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina, durante il quale sia Francesco che Parolin parlarono per la prima volta di “guerra ibrida”.

Con lo scoppio del conflitto nel 2022, Papa Francesco non ha lesinato appelli per la pace, portando avanti una diplomazia personale, anche inviando il Cardinale Matteo Zuppi a Kyiv, Mosca, Pechino, Washington come emissario di pace. Zuppi ha soprattutto aiutare a stabilire un meccanismo per la restituzione dei bambini ucraini che si trovano in territorio russo, che ha dato qualche frutto.

 I rapporti diplomatici tra Ucraina e Santa Sede hanno vissuto di alti e bassi, tra le dichiarazioni estemporanee di Francesco e l’impegno della diplomazia pontificia, mentre il sostegno all’Ucraina non è mai mancato. La Santa Sede ha sempre sostenuto una pace giusta, mettendo in luce tra l’altro come sul tavolo dei negoziatori dovesse necessariamente sedere la Russia.

Con Leone XIV, si riprende il filo di questo rapporto, con lo sguardo fisso al lavoro delle Chiese locali in Ucraina, una possibilità di un viaggio del Papa sul posto, e comunque il sostegno della Santa Sede che non è mai venuto meno.

Shevchuk era a Roma per i funerali di Papa Francesco, poi per il Giubileo delle Chiese Orientali e quindi per un evento presso la Pontificia Università Gregoriana in cui si è parlato di “Una teologia di speranza da e per l’Ucraina”, e ci sarà anche alla fine del mese, quando il Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina si riunirà di nuovo a Roma. È anche un modo per accompagnare i primi passi di Leone XIV, che tra l’altro si è subito presentato con un appello di pace e ha rinnovato l’attenzione pontificia nei confronti dell’Ucraina già dal primo Regina Coeli dell’11 maggio.

Nel loro incontro – fa sapere un comunicato della Chiesa greco-cattolica ucraina – Sua Beatitudine Shevchuk ha detto che gli appelli per la pace del Papa “sono un vero balsamo spirituale per l’anima ferita del popolo ucraino, che mantengono presente il nostro popolo nella memoria della comunità internazionale e ci restituiscono un nome, che si cerca di togliere a noi negando il nostro diritto all’esistenza”.

Sua Beatitudine ha spiegato l’impegno pastorale della Chiesa greco-cattolica ucraina in tempo di guerra, che ha sviluppato anche “la pastorale del lutto”, e ha invitato il Papa a compiere una visita pastorale in Ucraina, ricordando che “Quando venne a trovarci il Santo Papa Giovanni Paolo II, gli ucraini credettero che il comunismo non sarebbe tornato mai più sulla nostra terra. Oggi crediamo che la visita del Papa potrà contribuire a fermare la guerra in Ucraina”.

Secondo il comunicato della Chiesa greco-cattolica ucraina, Leone XIV avrebbe rassicurato: “Io sono con il Popolo ucraino. La Santa Sede continua e continuerà a sostenere ogni iniziativa e creare le condizioni necessari per il dialogo e accompagnerà il Popolo ucraino in questo terribile tempo della storia”.

Sua Beatitudine Shevchuk ha ha consegnato al Santo Padre la lista dei prigionieri di guerra e gli ha raccontato della collaborazione con Papa Francesco per la liberazione dei prigionieri appartenenti a varie categorie.

Al termine dell’udienza, il dono del quadro Requiem. Bohdan Pylypiv, l’autore, è padre del soldato ucraino caduto Andriy, e ha illustrato un embrione avvolto nella molla di un orologio, che rappresenta i bambini mai nati a causa della guerra. Il meccanismo dell’orologio segna istanti infiniti della perdita, fiumi di sangue che portano via ciò che è di più prezioso — la vita umana. La lancetta a forma di un gladio romano — è simbolo del tempo di guerra, un tempo oscuro che incombe sull’Ucraina e sul mondo.

Sua Beatitudine Sviatoslav, inoltre, ha invitato Papa Leone XIV a incontrare i pellegrini ucraini che si recheranno a Roma il 28 giugno in occasione del Giubileo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Il Primate ha spiegato che il pellegrinaggio sarà accompagnato dai vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina provenienti da tutto il mondo e che “questo pellegrinaggio sarà un’occasione unica di preghiera per la pace in Ucraina sulla tomba del Principe degli Apostoli, San Pietro”.

Questo articolo è stato pubblicato su ACI Stampa e ripreso dal team di EWTN Italia

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Andrea Gagliarducci

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