Il 13 maggio 1981, mentre la Chiesa celebrava la memoria della Vergine di Fatima, San Giovanni Paolo II fu gravemente ferito in un attentato in Piazza San Pietro. Quel giorno drammatico è rimasto impresso nella memoria collettiva come un miracolo mariano nella storia della Chiesa.
Il Santo Padre stava salutando i pellegrini a bordo del papamobile, durante l’udienza generale del mercoledì, quando fu colpito da diversi colpi di pistola sparati dal terrorista turco Mehmet Ali Ağca.
Un attacco interrotto dalla preghiera
La folla, composta da oltre 30.000 persone, rimase attonita. I microfoni della piazza annunciarono l’accaduto e immediatamente si levò una preghiera corale, spontanea e intensa. La voce del Papa non si udì più, ma la fede parlava con il silenzio e con il rosario.
Ferito all’intestino, al braccio e alla mano, il Pontefice fu trasportato d’urgenza al Policlinico Gemelli, dove rimase ricoverato per diversi mesi.

Credito: Vatican News.
Una catechesi non pronunciata, ma vissuta
Quella mattina, San Giovanni Paolo II avrebbe dovuto tenere una catechesi sui 90 anni dell’enciclica “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII – il cui nome è stato assunto da Papa Leone XIV, eletto l’8 maggio 2025 – e annunciare la creazione del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Aveva anche preparato un messaggio per i malati, parole che, senza saperlo, avrebbero rispecchiato la sua stessa condizione dopo l’attentato:
“Affido i malati alla Vergine Maria, Madre di Cristo. Ella conobbe nella sua esistenza la gioia più profonda e la prova più dura. Così accade anche a ciascuno di noi: alla gioia si alterna il dolore, mescolando le rose con le spine.”
Il Vaticano ha poi pubblicato questo testo tra gli insegnamenti pontifici, anche se non fu mai pronunciato.
La devozione rinnovata alla Madonna di Fatima
Dopo l’attentato, San Giovanni Paolo II maturò una convinzione profonda: era stato salvato dalla Vergine di Fatima. Disse che fu una “mano materna” a deviare la traiettoria della pallottola, evitando la morte.
Un anno dopo, il 13 maggio 1982, si recò in pellegrinaggio al Santuario di Fatima, in Portogallo, per ringraziare Maria “per la salvezza della mia vita e il ristabilimento della mia salute”.
Nel 1983, visitò e perdonò personalmente Ali Ağca nella prigione di Rebibbia, dove quest’ultimo gli domandò incredulo:
“Perché non è morto? Sapevo di aver mirato bene e il proiettile era devastante. Perché allora è sopravvissuto? Perché tutti parlano di Fatima?”
I segni della gratitudine mariana
Nel 1984, Papa Wojtyła donò al santuario di Fatima la pallottola che lo aveva ferito, incastonata oggi nella corona della statua della Vergine.
La fascia bianca che indossava quel giorno fu invece donata al Santuario di Jasna Góra in Polonia, simbolo dell’unità tra la fede mariana e il popolo polacco.
Nel 2006, nel 25º anniversario dell’attentato, Papa Benedetto XVI ricordò così l’evento:
“Giovanni Paolo II sentì di essere stato miracolosamente salvato dalla morte grazie all’intervento di una ‘mano materna’, come lui stesso disse. Tutto il suo pontificato fu segnato da ciò che la Vergine aveva annunciato a Fatima: Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà.”
Tradotto e adattato dal team di EWTN Italia. L’originale si trova qui.