Nel prossimo conclave non tutti i cardinali indosseranno la classica veste rossa. Alcuni, appartenenti ai riti orientali cattolici o a ordini religiosi, si distinguono anche visivamente per le loro tradizioni liturgiche e carismatiche. Scopriamo chi sono questi cardinali e perché le loro vesti raccontano la ricchezza della Chiesa universale.
Un collegio cardinalizio dalla veste multiforme
Il Collegio dei Cardinali riflette la diversità della Chiesa cattolica non solo nei continenti rappresentati, nelle lingue parlate e nelle culture di origine, ma anche in un dettaglio subito visibile: l’abito liturgico.
Secondo quanto stabilito dall’Ordo Rituum Conclavis e ribadito dalla Notificazione ufficiale del Vaticano per il Conclave 2025, i cardinali di rito latino indosseranno la veste rossa, mentre i cardinali delle Chiese Orientali porteranno l’abito corale proprio del loro rito.
A questi si aggiungono alcuni cardinali religiosi che, con il permesso della Santa Sede, mantengono l’abito del loro ordine.
I cardinali orientali elettori
Card. Baselios Cleemis – Rito siro-malankarese (India)
Età: 65 anni
Il Cardinale Cleemis, appartenente alla Chiesa siro-malankarese, indossa un abito scuro tradizionale con mantello e mitra propri di questa tradizione. Il rito, di origine siriaca e diffuso nel sud-ovest dell’India, conserva antiche forme liturgiche legate alle Chiese di Antiochia.
Card. Mykola Bychok – Rito greco-cattolico ucraino
Età: 45 anni
È il cardinale elettore più giovane e svolge il suo ministero in Australia. Utilizza le tuniche bizantine e gli ornamenti del rito greco-cattolico, che pur essendo in piena comunione con Roma, eredita la liturgia bizantina slava. Indossa una mitra orientale e non la veste rossa cardinalizia.
Card. George Jacob Koovakad – Rito siro-malabarese (India)
Età: 51 anni
Veste abitualmente di bianco, come è consuetudine nel sud dell’India, e porta un copricapo liturgico orientale al posto della classica berretta rossa. Il rito siro-malabarese è tra i più antichi, con origini apostoliche legate a San Tommaso e influenze siriache orientali.
Card. Louis Raphaël I Sako – Rito caldeo (Iraq)
Età: 75 anni
Patriarca di Babilonia dei Caldei, il Cardinale Sako indossa un abito scuro e mitra secondo la tradizione caldea. Questo rito, che risale all’antica Mesopotamia, mantiene elementi della liturgia aramaica e un forte legame con le prime comunità cristiane.
Card. Berhaneyesus Demerew Souraphiel – Rito etiopico (Etiopia)
Età: 76 anni
Il suo abito bianco ricamato testimonia l’appartenenza al rito etiopico cattolico, un’espressione della liturgia orientale africana. Le celebrazioni avvengono in lingua ge‘ez, una lingua liturgica semitica con radici nella tradizione alessandrina.
I due dominicani in bianco: Radcliffe e Vesco
Anche due cardinali appartenenti all’Ordine dei Domenicani non vestono la classica porpora cardinalizia, pur appartenendo al rito latino.
Card. Timothy Radcliffe – Domenicano (Regno Unito)
Età: 79 anni
È l’unico cardinale non vescovo del conclave. Indossa il tradizionale abito bianco con cappa nera dei domenicani, ordine fondato nel XIII secolo con una vocazione predicatrice.
Card. Jean-Paul Vesco – Domenicano (Francia/Algeria)
Età: 63 anni
Arcivescovo di Algeri, segue lo stesso stile: veste l’abito domenicano come segno di povertà e vita comunitaria, coerente con il carisma del suo ordine.
Un segno visibile della Chiesa universale
Questa varietà di vesti cardinalizie è un segno eloquente della pluralità dei riti e dei carismi che arricchiscono la Chiesa cattolica. Nel prossimo conclave, la diversità non sarà solo nei volti e nelle lingue, ma anche nei colori e nelle forme delle vesti, a testimonianza della vera cattolicità della Chiesa.
Una pluralità che si riflette anche nella scelta del prossimo Papa e che manifesta la comunione nella diversità voluta da Cristo.
Tradotto e adattato dal team di EWTN Italia. L’originale si trova qui.