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I Gesuiti piangono il “loro” Papa. Il cordoglio dei membri della Compagnia di Gesù

Papa Francesco e padre Sosa, Superiore dei Gesuiti | Papa Francesco e padre Sosa, Superiore dei Gesuiti | Credit gesuiti.it

Diverse sono state le reazioni di cordoglio da parte dei membri della Compagnia alla notizia della morte di Papa Francesco

La Compagnia di Gesù piange il “suo” Papa. E già nel giorno dell’annuncio della morte diffuso il Lunedì dell’Angelo, il 21 aprile scorso, il Superiore della Compagnia, padre Arturo Sosa, prende carta e penna e scrive ai suoi “carissimi” fratelli: “la Compagnia di Gesù partecipa al dolore di tutto il popolo di Dio, riunito nella Chiesa, insieme a tante altre persone di buona volontà, per la conclusione della vita terrena di Papa Francesco. Lo fa profondamente commossa e con la serenità che nasce dalla ferma speranza nella Resurrezione per mezzo della quale il Signore Gesù ci ha aperto la porta alla piena partecipazione alla Vita di Dio”. Sosa tratteggia un profilo del pontificato: “Papa Francesco ha mantenuto uno sguardo attento a quanto accadeva nel mondo per offrire una parola di speranza a tutti. Le sue straordinarie “Encicliche Laudato si’” e “Fratelli tutti” non solo rivelano una lucida analisi della situazione dell’umanità, ma, alla luce del Vangelo, offrono anche valide vie per il superamento delle cause delle tante ingiustizie presenti nel mondo e per la promozione della riconciliazione. Per Papa Francesco il dialogo tra le persone, tra rivali politici o fra religioni e culture, è la strada da seguire, proponendo la pace e la stabilità sociale, al fine di creare ambienti di mutua comprensione, di cura dell’altro e di sostegno solidale”. Una lettera, quella di Sosa, che si chiude con un invito a tutta la Compagnia:“Accompagniamo con il nostro cuore e con la nostra preghiera Papa Francesco al suo incontro definitivo con Dio, amore incondizionato e misericordia infinita, il cui volto ci ha mostrato con la sua vita ed il suo magistero. Fiduciosi che il Signore accoglie nel banchetto del Cielo il Suo servo fedele e mossi dal suo esempio, rinnoviamo il nostro desiderio ed il nostro impegno a seguire Cristo povero ed umiliato e a servire la Sua Chiesa”.

Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è stato il primo membro dell’ordine dei Gesuiti a essere eletto Papa. Entrato nella Compagnia di Gesù l’11 marzo 1958, è stato ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969. Ha ricoperto diversi incarichi di responsabilità all’interno della Compagnia di Gesù, tra cui quello di maestro dei novizi (1971-73), provinciale dell’Argentina (1973-79) e rettore del Colegio Maximo (1979-85). 

“Con profonda tristezza e sincera gratitudine, oggi ci uniamo nel ricordo e nella preghiera per Papa Francesco, che è tornato alla Casa del Padre. La sua morte segna la fine di un’era per la Chiesa, ma, come ci ha insegnato il Papa, continuiamo ad alimentare la speranza anche custodendo tutto ciò che il suo pontificato ha donato alla Chiesa universale”: alle parole del Superiore della Compagnia di Gesù, fanno eco quelle di padre Ronny Alessio, provinciale della Provincia Euro-Mediterranea dei Gesuiti che continua, nel suo messaggio di cordoglio: “Papa Francesco ha segnato la storia della Chiesa con un esempio di vita che ha unito la fermezza nella fede alla continua ricerca di un dialogo autentico con il mondo, incarnando costantemente l’invito a essere ‘radicati e pellegrini’. La sua visione inclusiva e il suo richiamo alla misericordia e alla gioia hanno attraversato ogni angolo del nostro vivere quotidiano”. 

I nomi dei padri Gesuiti si alternano velocemente. L’ondata di cordoglio si spinge oltre oceano. C’è, ad esempio, la dichiarazione di Padre Brian Paulson, presidente della Conferenza dei Gesuiti del Canada e degli Stati Uniti, sulla scomparsa di Papa Francesco: “Mi unisco alle innumerevoli persone in tutto il mondo che piangono in questo momento la scomparsa del Santo Padre, Papa Francesco. Prego per il riposo della sua anima e per la consolazione della sua famiglia, dei suoi amici e dei suoi confratelli gesuiti”. E continua: “Prima di tutto, Papa Francesco era un pastore. Ha costantemente incoraggiato vescovi, sacerdoti e tutti i ministri della Chiesa a incontrare le persone ovunque si trovino nel loro cammino di vita, nel caos, nella complessità e nell’ambiguità, e ad aiutarle a crescere nella santità.La testimonianza del Santo Padre come pastore “con l’odore delle pecore”, dalla vicinanza a chi vive ai margini della Chiesa e della società, mi ha sempre ispirato e stimolato nel mio ministero sacerdotale”.


E, annesso alla chiesa “principe” dei Gesuiti, la Chiesa del Gesù a Roma, c’è il Centro Astalli. Il presidente per la morte di Papa Francesco, padre Camillo Ripamonti, 
nei giorni scorsi ha voluto ricordare le parole dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium: «”Accompagnare chi è rimasto al bordo della strada”. Papa Francesco ci ha ricordato questo nel suo pontificato. L’incontro e l’ascolto di chi è stato escluso, di chi vive le periferie esistenziali, restituisce dignità: guardare negli occhi, toccare le ferite. I rifugiati, verso i quali Papa Francesco ha sempre avuto grande attenzione, sono quella “carne di Cristo” la cui accoglienza apre la speranza a un futuro di pace”.

Una iniziativa di preghiera in suffragio del Papa è nata, ieri, a Palermo. Alle 19, infatti, nella Casa Professa della città siciliana, si sono raccolte tutte le comunità dei Gesuiti di Palermo, insieme alle opere e ai laici che collaborano nella missione, per una Santa Messa. In un comunicato si legge: “Papa Francesco, gesuita, primo Pontefice appartenente alla Compagnia di Gesù, ha lasciato un’impronta profonda nella Chiesa e nel cuore di moltissimi credenti e non credenti in tutto il mondo. Uomo di dialogo, vicinanza e misericordia, ha saputo incarnare con radicalità e semplicità il Vangelo, restando fedele alla spiritualità ignaziana che lo ha formato”. 

Questo articolo è stato pubblicato su ACI Stampa e ripreso dal team di EWTN Italia

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Antonio Tarallo

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