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Cosa succede al corpo di un Papa dopo la morte? Il rito delle esequie

Fiori vengono deposti in memoria di Papa Francesco in Piazza San Pietro, in Vaticano, lunedì 21 aprile 2025. 📸 Credito: Kristina Millare / CNA
Fiori vengono deposti in memoria di Papa Francesco in Piazza San Pietro, in Vaticano, lunedì 21 aprile 2025. 📸 Credito: Kristina Millare / CNA

La Chiesa cattolica custodisce una serie di antiche tradizioni e rituali che regolano il trattamento delle spoglie del Pontefice, dal momento della sua morte fino alla sepoltura. Alcune di queste usanze, come il colpire il Papa con un piccolo martello d’argento per accertarne il decesso, sono cadute in disuso; altre sono state modificate da successive riforme papali.

Papa Francesco ha aggiornato di recente le norme relative al funerale del Papa, intervenendo sull’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, il libro liturgico della Chiesa per i riti funebri dei Pontefici. La nuova edizione, pubblicata nel 2024, è frutto del desiderio del Santo Padre di «semplificare e adattare alcuni riti affinché la celebrazione del funerale del vescovo di Roma esprima meglio la fede della Chiesa nel Cristo risorto, Pastore eterno», secondo quanto dichiarato da mons. Diego Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie.

Il rito si articola in tre “stazioni” principali. Ecco cosa accade e cosa accadrà alle spoglie di Papa Francesco fino alla sepoltura.

Prima stazione: la constatazione della morte e la preparazione alla venerazione

Dopo la morte del Papa, il direttore dei servizi sanitari vaticani — attualmente il dott. Andrea Arcangeli — esamina il corpo e redige il certificato di morte. Provvede poi alla corretta conservazione delle spoglie, affinché la loro esposizione avvenga «con il massimo decoro e rispetto».

Il corpo del Santo Padre viene vestito con la veste talare bianca e trasferito nella cappella privata papale, dove si celebra il rito di accertamento della morte e deposizione nella bara, presieduto dal camerlengo, il cardinale Kevin Farrell.

Dopo le preghiere, il corpo viene rivestito con paramenti liturgici rossi, mitria e pallio, e deposto in una semplice bara di legno con rivestimento interno in zinco. Non viene più utilizzato il catafalco (il letto funebre rialzato) come in passato. Accanto alla bara viene collocato e acceso il cero pasquale, simbolo della Risurrezione.

Il feretro viene quindi collocato in un luogo adatto all’interno del Vaticano per la venerazione e la preghiera riservata, in attesa dell’esposizione pubblica.

Seconda stazione: l’esposizione del corpo in San Pietro

Successivamente, la bara viene trasportata in processione solenne alla Basilica di San Pietro, dove viene posta nei pressi dell’Altare della Confessione, sempre con il cero pasquale acceso. Qui i fedeli possono rendere omaggio, pregare e salutare il Santo Padre.

La sera o il giorno precedente le esequie, si celebra un rito riservato per la chiusura del feretro. Prima della chiusura:

  • si adagia sul volto del Papa un velo di seta bianca;
  • si inserisce un sacchetto contenente le monete coniate durante il suo pontificato;
  • e una copia del rogito, un documento che riassume la vita e le opere del Papa.

Viene prima sigillata la bara interna di zinco, poi chiusa e sigillata anche quella esterna in legno.

Le esequie, chiamate Missa poenitentialis, si svolgono in Piazza San Pietro e segnano l’inizio dei novendiali, i nove giorni consecutivi di lutto e preghiera per il Pontefice.

Terza stazione: la sepoltura

Al termine del rito funebre, la bara viene portata nel luogo della sepoltura. Per tradizione, i Papi vengono sepolti nella cripta della Basilica di San Pietro, dove riposano numerosi Pontefici del secolo scorso.

Tuttavia, su sua espressa volontà, Papa Francesco sarà sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore, luogo mariano a cui era particolarmente devoto. L’ultimo Papa sepolto fuori dal Vaticano fu Leone XIII, nel 1903, nella Basilica di San Giovanni in Laterano. In tutto, sette Papi sono stati sepolti a Santa Maria Maggiore, l’ultimo dei quali fu Clemente IX nel 1669.

Tradotto e adattato dal team di EWTN Italia. L’originale si trova qui.

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