Papa Francesco ha invitato a cercare Cristo “nella quotidianità”, accompagnando – come Lui – “le lacrime di chi soffre”, perché la Risurrezione rende impossibile ridurlo “a un eroe del passato” o restare indifferenti alla sofferenza.
«Egli è vivo e rimane sempre con noi, asciugando le lacrime di chi soffre e moltiplicando la bellezza della vita nei piccoli gesti d’amore di ciascuno di noi», ha affermato nel testo dell’omelia preparata per la solenne Messa della Domenica di Pasqua di Risurrezione, presieduta al suo posto dal Cardinale Angelo Comastri.

Il rito è iniziato con il tradizionale Resurrexit, con il quale tutti i presenti in Piazza San Pietro e coloro che hanno seguito la celebrazione in diretta sono stati invitati a unirsi alla gioia per la vittoria di Gesù Cristo sulla morte.
Il Pontefice – che il Sabato Santo ha sorpreso un gruppo di pellegrini presentandosi a sorpresa nella Basilica di San Pietro per pregare – ha affermato che l’annuncio della Pasqua è che «la morte» non ha potuto trattenere Cristo, che «non è più avvolto nel sudario, e dunque non si può rinchiudere in una bella storia da raccontare».
«Non lo si può ridurre a un eroe del passato, né pensare a Lui come a una statua collocata nella sala di un museo», ha insistito.

Nell’omelia, Papa Francesco ha riflettuto sull’atteggiamento assunto dai discepoli che, ricevuta «la notizia sconcertante, correvano insieme».
«Tutti i protagonisti dei racconti pasquali corrono! E questo “correre” esprime, da una parte, la preoccupazione che il corpo del Signore sia stato portato via; ma, dall’altra, la corsa di Maria Maddalena, di Pietro e di Giovanni manifesta il desiderio, lo slancio del cuore, l’atteggiamento interiore di chi si mette in ricerca di Gesù», ha spiegato il Santo Padre, sottolineando che i cristiani non possono restare immobili.
«Perché se è risorto dai morti, allora è presente ovunque, abita in mezzo a noi, si nasconde e si rivela anche oggi nelle sorelle e nei fratelli che incontriamo lungo il cammino, nelle situazioni più anonime e imprevedibili della nostra vita», ha dichiarato.

Per questo, ha sottolineato, la fede pasquale «è ben lontana dall’essere una soluzione statica o un tranquillo adagiarsi in qualche sicurezza religiosa».
Anzi, ha aggiunto il Pontefice, la Pasqua «spinge al movimento» e a saper avere occhi capaci di «andare oltre, per scoprire Gesù, il Vivente, come il Dio che si rivela e che anche oggi si rende presente, ci parla, ci precede e ci sorprende».
«Questa è la speranza più grande della nostra vita: possiamo vivere questa esistenza povera, fragile e ferita, aggrappati a Cristo, perché Egli ha vinto la morte, vince le nostre oscurità e vincerà le tenebre del mondo, per farci vivere con Lui nella gioia, per sempre», ha affermato, evidenziando anche che il Giubileo della Speranza 2025 chiama i fedeli a rinnovare la speranza e a condividerla con l’umanità.

E ha concluso: «Non possiamo parcheggiare il cuore nelle illusioni di questo mondo né chiuderlo nella tristezza; dobbiamo correre, pieni di gioia. Corriamo incontro a Gesù, riscopriamo la grazia inestimabile di essere suoi amici».
Infine, il Cardinale Comastri ha ringraziato il Santo Padre per l’impegno profuso nella preparazione dell’omelia: «Grazie, Papa Francesco, per questo forte invito a risvegliare ancora la nostra fede in Gesù risorto, vivo e sempre presente accanto a noi», ha detto, augurando una buona Pasqua a tutti i presenti.
Tradotto e adattato dalla redazione di ewtn.it. L’originale si trova qui.