È uno dei personaggi più misteriosi e affascinanti dei Vangeli. Conosciuto come il Buon Ladrone, il criminale crocifisso accanto a Gesù e perdonato in extremis, è considerato dalla tradizione cattolica il primo santo della Chiesa. Si chiamava Disma, e la sua vicenda ha ispirato Tony Gratacós, autore di bestseller spagnolo, che ha deciso di dedicargli un intero romanzo: Il canto del ladro.
In occasione della Quaresima, Gratacós ha partecipato a un pellegrinaggio giubilare a Roma e ha incontrato Andreas Thonhauser, Vatican Bureau Chief di EWTN, per raccontare la sua ricerca spirituale e letteraria su una figura tanto sfuggente quanto potente. Sullo sfondo, il ponte che conduce a Castel Sant’Angelo, costeggiato dagli angeli che portano gli strumenti della Passione.
Intervista
Ha scritto un intero libro su un personaggio della Bibbia di cui sappiamo pochissimo. Cosa ha scelto di raccontare di lui e cosa no?
Tony Gratacós: Volevo scegliere i momenti principali che avrebbero portato Disma alla croce. Questa era l’unica cosa importante. Cosa c’era in lui? Prima l’amore, poi l’amarezza… Poi è stato ladro e criminale, e infine è arrivato alla croce. Questa è la strada che porta al Calvario. Ho voluto concentrarmi proprio su questi momenti.
E lei descrive anche questi ultimi momenti di Gesù insieme al buon ladrone.
Tony Gratacós: Esatto. Salendo verso il Calvario, Disma ha Gesù Cristo alle spalle. Cerca più volte di guardarlo, sperando di vedere in lui qualcosa che gli permetta di riconoscerlo come il Messia, ma non ci riesce. Non lo vede fino alla fine, quando la croce di Gesù viene innalzata. È in quel momento che finalmente lo riconosce. Non solo vede Gesù, ma vede anche, ai suoi piedi, la Vergine Maria, San Giuseppe e le pie donne. È proprio in questi momenti che qualcosa in lui inizia a muoversi verso il riconoscimento del Messia.
In Spagna lei è un autore di best seller, ma non necessariamente cattolici. Ma con questo libro sembra che lei voglia avvicinare Gesù alle persone attraverso gli occhi del buon ladrone.
Tony Gratacós: Sì, ma non mi piace quando la gente dice: “Oh, questo è un libro cattolico, o un libro religioso.” Io penso che questo sia semplicemente un libro. Parla di Disma. Ho scritto altri libri su altre figure… Uno è su Hernan Cortez, il conquistatore messicano. Questo parla di Disma. Quindi, è un libro religioso? Beh, Disma era una persona molto religiosa. Ma alla fine, questo è un libro per tutti. È un incontro con Gesù Cristo, la persona, Gesù Cristo, il Dio.
Cosa possiamo imparare oggi da Disma?
Tony Gratacós: Ciò che possiamo imparare da Disma è il salto di fede che ha compiuto. Ha dovuto fare un atto di fede per riconoscere Cristo in qualcuno crocifisso. Noi, come cattolici, come cristiani, siamo chiamati a fare lo stesso atto di fede nel riconoscere Cristo in un semplice pezzo di pane sull’altare.
Nel volto di Disma, il Buon Ladrone, si riflette l’esperienza umana della colpa, del pentimento e della redenzione. La sua breve ma intensa comparsa nel Vangelo di Luca (Lc 23,39-43) ci ricorda che non è mai troppo tardi per riconoscere Cristo, anche tra le lacrime e il dolore.
Come ha sottolineato Tony Gratacós, la sua storia è “un incontro con Gesù Cristo, la persona, Gesù Cristo, il Dio”. Un messaggio che, a distanza di duemila anni, continua a parlare a ogni cuore che cerca salvezza.